In Perù la situazione rischia solo di peggiorare

Scritto dasu 3 Febbraio 2023

In Perù dal 7 dicembre 2022 è iniziato un movimento di protesta antigovernativo in seguito al fallito colpo di stato del ex-presidente Pedro Castillo e alla sua successiva destituzione, con la proclamazione di Dina Boluarte come nuova presidente.

Il governo ha proclamato lo stato di emergenza, utilizzando l’esercito per presidiare le strade. Negli scontri con le forze di sicurezza sono morti più di sessanta manifestanti e si contano migliaia di feriti; l’episodio più grave si è verificato il 9 gennaio a Juliaca, dove l’esercito ha ucciso diciasette persone.

Le proteste, benchè diffuse su scala nazionale, sono concentrate soprattutto nelle regioni del sud agricolo ed emarginato. Una zona del paese per lo più abitata dalle popolazioni indigene e dai campesinos per secoli in contrasto con l’élite della capitale che domina la politica nazionale. I manifestanti chiedono di anticipare le elezioni, di destituire Boluarte e di redigere una nuova costituzione, e non vogliono il ritorno di Castillo.

La presidente Boluarte ha cercato di anticipare le elezioni, come tentativo di contenere il malcontento, ma la proposta è stata bocciata dal parlamento, per il quale contano solo gli interessi economici delle grandi azionde. Al momento quindi stiamo assistendo a uno stallo tra la presidente e il parlamento, mentre fuori dal governo il popolo continua a mostrare tutto il suo dissenso verso una politica in cui non si sente coinvolto da anni.

Ne abbiamo parlato con Alfredo Luis Somoza, giornalista e conduttore radiofonico:

 


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