Governo. Una manovra lacrime e sangue

Scritto dasu 31 Ottobre 2023

Tra pannolini al 10% di IVA e quota 103 con pensione super ridotta il governo ha licenziato la manovra economica di quest’anno e mira ad un’approvazione rapida. Tutti hanno avuto un contentino per gettare fumo negli occhi al proprio elettorato di riferimento. Per il resto la storia è quella già letta negli anni: più tagli ai servizi, più regalie ai padroni, più soldi a militari e polizia.
Il percorso della legge di stabilità è lungo e consente lunghe trattative all’interno della coalizione governative, che tuttavia non hanno mutato l’impianto di fondo della manovra.
Il governo smentisce le promesse fatte in campagna elettorale, perché, al di là delle chiacchiere acchiappa voti, non è in condizione di uscire dai binari europei e sottrarsi alle condizioni imposte dall’UE. Meloni ha un margine di azione pari a zero e le agenzie di rating sono in agguato pronte a declassare l’Italia al livello della spazzatura. Ma, nonostante la resa senza condizioni, Meloni e i suoi sfondano comunque i parametri di Maastricht: il debito di quest’anno sarà oltre il 5% e nel 2024 nella migliore delle ipotesi non scenderà oltre il 4,5%.
La manovra sarà di 25 miliardi: 16 ricavati accrescendo ulteriormente il debito, il resto ottenuto con i tagli alla spesa pubblica. Dalla tanto sbandierata riduzione delle tasse arriveranno ben 260 euro l’anno ai lavoratori e dalle lavoratrici. In compenso oltre ai tagli all’assegno di inclusione, arrivano tagli alle pensioni. Le esenzioni fiscali per incentivare il lavoro delle donne con più di due figli non sono certo pagate dalle aziende ma dallo Stato che le finanzia attingendo alle tasche di altri lavoratori e lavoratrici. Logica di fondo è chiara: le aziende non devono pagare.
La famosa tassa sugli extraprofitti bancari da cui dovevano arrivare 2 o 3 miliardi si è sgonfiata come neve al sole, perchè le banche, poste di fronte alla scelta tra pagare o aumentare il capitale, hanno optato in massa per la seconda opzione. Un bluff basato sull’effetto annuncio e subito ritirato in sordina
Dulcis in fundo Forza Italia, il partito Mediaset che si oppone alla riduzione del canone RAI, perché teme un aumento della pubblicità sui canali di stato a discapito dei suoi.
Per capirne di più ne abbiamo parlato con Renato Strumia della Sallca Cub

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