Violenza patriarcale e responsabilità maschile. Un legame stretto
Scritto dainfosu 22 Novembre 2023
Ogni tre giorni una donna uccisa da un uomo. Minacce, molestie, ricatti, stupri ed uccisioni contro le donne (gender-related killings, ossia “omicidi legati a motivazioni di genere) sono quotidiani, ed è solo la punta dell’iceberg. La tragedia del femminicidio di Giulia Cecchettin è solo l’ultima di una lista troppo lunga. Nella tribuna politica e opinionistica che n’è è seguita, (aldilà di alcune dichairazioni vomitevoli da parte dei machisti-leghisti di turno che non vogliamo neanche considerare), c’è ancora una fortissima mancanza: quella di una presa di responsabilità tanto collettiva quanto personale da parte del “maschile”, quella di una compresione profonda che finchè non ci sarà una critica dei privilegi, da un lato, e delle violenze patriarcali, dall’altro, su cui questa società si basa, e che finchè non ci sarà un lavoro da parte della parte maschile, non si potrà invertire il trend delle violenze di genere.
Questo non significa che tutti gli uomini siano colpevoli o non possano mai cambiare, ma significa che esista un privilegio di cui tutti usufruiscono in modo più o meno consapevole, e che questo privilegio sta alla base della cultura patriarcale e della violenza di genere. Spesso ci si rende ancora poco conto di quanto la mascolinità tossica interessi tutti, e quanto sia dannosa nei confronti degli uomini e della società in generale.
Non basta infatti indignarsi da un lato, o gridare alla repressione o all’ennesima svolta securitaria contro “l’anormale di turno”, “la bestia”, “il deviato” o “il codardo” maschio (tutti epiteti utilizzati quotidianamente quando si parla di violenza di genere). Delegare alla galera o alla polizia, infatti, solleva dal mettere in discussione la normalità maschile (fatta di machismo, volontà di dominio, possesso, controllo, influenza, presunzione di superiorità) e solleva i maschi (soprattutto cis ed eteronormati) dall’analizzare quali sono i problemi insiti nella propria mascolinità. Rappresentare la violenza come devianza e patologia, è il modo più facile per salvarsi la coscienze e non sentirsi mai tirati in causa.
Contro la violenza di genere, insomma, non ci sono soluzioni nè facili nè immediate, ma serve (forse) un cambiamento culturale strutturale ed una messa in discussione del genere maschile, attraverso percorsi, formazione, decostruzioni comportamentali, linguistiche e relazionali, e tanto altro, sia a scala personale che collettiva.
Come siamo messi in Italia oggi, nel 2023, su questi temi? Cosa succede e come reagisce la parte violenta, cioè il genere maschile, a seguito dell’ennesimo femminicidio in Italia particolarmente seguito dall’opinione pubblica? Quali sono le reali forme di prevenzione e di formazione su questi temi, così urgenti?
Ne parliamo con Stefano Ciccone, scrittore, sociologo e promotore di Maschile Plurale. Ascolta la diretta su Radio Blackout: