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giovedì 9 ottobre 2025

ALEPPO DOPO GLI SCONTRI: TREGUA FRAGILE E PROSPETTIVE IN SIRIA

Negli ultimi giorni Aleppo è stata teatro di intensi scontri tra le forze dell’autoproclamato governo nazionale siriano e delle frange di quelle che furono le Syrian Democratic Forces (SDF), sciolte nella zona a seguito degli accordi del 1° aprile, rimaste nell’area nella forma di unità di sicurezza curde (Asayish).

Gli scontri hanno avuto luogo principalmente nei quartieri a maggioranza curda di Sheikh Maqsoud e Ashrafiyeh e nelle zone strategiche della Diga di Thisreen e del Ponte di Qaraqozak. In queste aree il governo autoproclamato siriano ha infatti cercato di aumentare il controllo diretto, cosa che ha innescato l’opposizione delle forze curde locali.

La risposta si va a inserire in un clima di riassestamento governativo a seguito della caduta del governo della dinastia Assad, che ha visto delle fasi di trattato, in particolare negli accordi del 10 marzo e del 1° aprile tra le forze politiche in campo, a seguito delle quali sono state denunciate innumerevoli violazioni per mano del governo autoproclamato siriano oltre ad un processo elettorale che ha visto completamente escluse le regioni del nord-est e la provincia sud di Suwayda .

Il 7 ottobre, in seguito agli scontri, è stato annunciato un cessate il fuoco tra il governo siriano e le SDF, in un incontro con il comandante delle SDF, Mazloum Abdi, a Damasco.

Al cessate il fuoco è seguito l’incontro del presidente siriano Ahmed al-Sharaa (Al Jolani) e Mazloum Abdi (SDF) martedì a Damasco con l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Thomas Barrack, e il capo del Comando centrale degli Stati Uniti, ammiraglio Brad Cooper.

Resta da capire dove finirà il riarmo e la militarizzazione che abbiamo visto crescente ancor prima dell’innescarsi degli scontri e soprattutto il ruolo degli attori esteri tra cui spiccano Ankara e Tel Aviv.

Ne parliamo con Murat Cinar, giornalista freelance:

Con un Compagno Confederalista ora nella Siria del Nord Est facciamo un quadro delle reazioni della società civile e dell’amministrazione Daanes a questa fase del conflitto: