Il rapido tramonto delle cinque stelle
Le recenti elezioni amministrative sono state un importante test dopo lo tsunami elettorale di febbraio alle politiche. Viene confermato il quadro emerso con il rinnovo del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: aumento dell’astensione, ridimensionamento secco del Movimento Cinque Stelle, tenuta nelle percentuali del PD, sconfitta di PDL e Lega.
A pochi mesi dalle politiche l’elettorato appare molto fluido, in movimento rapido, senza i solidi ancoraggi che avevano caratterizzato il periodo precedente.
La crisi economica, la rabbia verso un ceto politico dipinto come “casta” privilegiata, la spinta giustizialista, la non celata diffidenza verso l’immigrazione, la volontà di salvaguardia del territorio, il desiderio di partecipazione diretta, l’aspirazione all’equità fiscale, la richiesta di un salario di cittadinanza sono alcuni degli ingredienti del minestrone a cinque stelle. Il tutto impastato con tanta retorica, il gusto per l’invettiva, il sapore agre dell’ingiuria, il carisma del leader.
A ben vedere niente di davvero nuovo sulla scena del nostro paese: un pizzico di chiasso leghista, un tocco da PM alla Di Pietro, una spruzzata antifiscale come la prima Forza Italia, un tocco di welfare in salsa post comunista, un uomo della provvidenza di destra/sinistra/oltre.
L’impasto non ha tuttora retto alla cottura a fuoco lento del passaggio dalla piazza al parlamento, dall’invettiva alla proposta.
Secondo alcuni osservatori il rapido declino dell’M5S è imputabile alla scarsa capacità di muoversi sull’agone politico, secondo altri l’attitudine autoritaria del leader, la cialtroneria degli eletti, lo scontro interno permanente hanno contribuito a demolire rapidamente la ficucia conquistata due mesi fa.
Più concretamente la promessa mancata di aprire il parlamento come una scatola di sardine ha portato tra la metà e i due terzi dell’elettorato grillino a scegliere l’astensione.
Anarres ne ha parlato con Pietro Stara
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2013 05 31 pietro elezioni