LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #15 – PROVE DI GREEN DEAL: PROTESTE DEGLI AGRICOLTORI IN MEZZA EUROPA

La fine della Fine della Storia

La protesta degli agricoltori, dopo aver scosso per settimane una Germania in recessione arrivando fino alla capitale, fino ai seggi del Bundestag, approda in Francia e si allarga in Europa. In Francia sono giornate di blocchi autostradali e flash mob di trattori davanti alle Prefetture e sulle tangenziali delle grandi città. La destra francese, come già in Germania, soffia sulla protesta, cavalcando la morte di un’attivista e della sua figlia dodicenne, investite martedì mentre presidiavano un posto di blocco.

La rabbia degli agricoltori è esplosa anche in Polonia e in Romania, che già avevano dato segni di malcontento per via della concorrenza sleale dei prodotti ucraini.

In Polonia governo di Donald Tusk vuole firmare un accordo con l’Ucraina sul transito dei prodotti agricoli. Gli agricoltori hanno protestato in più di 150 luoghi in tutta la Polonia, opponendosi sia all’afflusso incontrollato di merci dall’Ucraina sia all’introduzione del Green Deal europeo, che costringe gli agricoltori di tutta Europa a ridurre la produzione.

Dal canto loro gli agricoltori e i trasportatori romeni hanno detto che le misure annunciate dal governo di Bucarest sono insoddisfacenti e che i colloqui finora portati avanti non hanno portato a una soluzione accettabile. Gli agricoltori hanno assicurato che continueranno a protestare finché non saranno soddisfatte le loro richieste.

Il malcontento ha finito col trovare voce anche tra gli agricoltori italiani che stanno scendendo in strada a bordo dei loro trattori, protestando contro le mancate risposte del governo sull’aumento dei costi di produzione – tra cui quello del gasolio – e le politiche europee su cibi sintetici e farine di insetti. In particolare, i dimostranti lamentano una scarsa protezione dei prodotti italiani, che ritengono essere stati penalizzati rispetto a quelli provenienti da altri Paesi e il peso crescente della burocrazia che strangola il settore.

La sensazione, soprattutto in Germania e Francia è che gli agricoltori, al di là degli interessi specifici di cui sono senz’altro portatori, incarnino un malessere più diffuso che esplode oggi in un settore che vive di sussidi e invecchia inesorabilmente, perdendo addetti e precarizzando i salari, dove le piccole e medie imprese scompaiono a vantaggio dei grandi gruppi agroindustriali, dove i centri decisionali sono sempre più lontani e fuori da ogni controllo democratico. Un malessere che è compreso e condiviso a vari livelli della società.

Sul presidio di solidarietà con gli agricoltori tenutosi nei giorni scorsi a Torino, abbiamo raggiunto un compagno per una corrispondenza ed un analisi della piazza.

Come notava il commentatore tedesco che abbiamo intervistato nella scorsa puntata esiste poi una nicchia di agricoltori che non guardano ai sussidi e si sottraggono alle logiche dei grandi distributori, praticando un’agricoltura ecologica e improntata alla qualità. Per chiedergli cosa pensano delle proteste abbiamo sentito Fabrizio Garbarino presidente dell’ARI.

Ascolta il podcast:

 

MATERIALI

Cosimo Caridi e Michela A.G. IaccarinoGreen & Kiev, la rivolta da Berlino a Sofia

Anna Maria MerloPaura di una rivolta stile gilet. Governo Attal in allarme

RADURA PodcastRivoltare la terra – Le mobilitazioni degli agricoltori




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