Tra ricatti e resistenze: il doppio standard della repressione
harraga
Ai microfoni di Harraga – trasmissione in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 14.30 alle 16 – abbiamo parlato dell’utilizzo che lo Stato Greco sta facendo della detenzione amministrativa per colpire il movimento di solidarietà alla Palestina e reprimendo più duramente chi è oppresso lungo le linee di classe e razza.
Emblematico in tal senso è ciò che è accaduto ad Atene lo scorso 12 Novembre. L’arrivo in città della squadra di basket Israeliana “Maccabi Tel Aviv” è stato accompagnatao da una massiccia operazione di polizia, repressiva e razzista, che ha portato al fermo di sedici persone. Di queste, due sono le persone che sono state trasferite nel centro di detenzione amministrativa di Amygdaleza, sotto minaccia di deportazione. Mohamed e Ahmed: due compagni Egiziani che hanno deciso di non stare in silenzio davanti al genocidio che lo Stato sionista sta commettendo indisturbatamente nella striscia di Gaza.
Grazie a Mohamed, che ci ha raccontato – tramite degli audio – la dinamica del suo arresto e lo stato della sua detenzione, è emerso come l’arbitrarietà e la convenienza delle procedure amministrative vengano utilizzate a fini prettamente politici e colpiscano più pesantemente chi non ha “i giusti documenti in tasca”.
Tracciare una linea di continuità con quello che succede in Italia non è difficile; per esempio ricordiamo il caso di Seif Bensouibat, che, nel 2024 – 11 anni dopo il riconoscimento del suo asilo politico – il suo status di rifugiato è stato messo in discussione nonché è stato rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria per aver postato sui propri canali social dei contenuti solidali con la resistenza palestinese. Un chiaro, ed ennesimo, segno del razzismo verso le persone arabofone che porta avanti l’Occidente e che va di pari passo con la repressione del movimento di solidarietà alla Palestina.
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