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Si è creato un comitato che si è mobilitato per bloccare il progetto, ma ora sembra proprio che stia per prendere il via, nonostante non se ne capisca la necessità (altra dalla speculazione) e siano tanti in città gli edifici inutilizzati, vuoti e in decadenza.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/abbiategrasso.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":87,"snippet":88,"value":88},[82,83],"Urbanizzazione estrattiva: un \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> mastodontico ad Abbiategrasso",[90,92,94,97,99,101,103,105,107,109],{"matched_tokens":91,"snippet":72},[],{"matched_tokens":93,"snippet":73},[],{"matched_tokens":95,"snippet":96},[82,83],"\u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark>",{"matched_tokens":98,"snippet":75},[],{"matched_tokens":100,"snippet":76},[],{"matched_tokens":102,"snippet":20},[],{"matched_tokens":104,"snippet":77},[],{"matched_tokens":106,"snippet":18},[],{"matched_tokens":108,"snippet":35},[],{"matched_tokens":110,"snippet":78},[],[112,117,120],{"field":36,"indices":113,"matched_tokens":114,"snippets":116},[26],[115],[82,83],[96],{"field":118,"matched_tokens":119,"snippet":88,"value":88},"post_title",[82,83],{"field":121,"matched_tokens":122,"snippet":84,"value":85},"post_content",[82,83],1157451471441625000,{"best_field_score":125,"best_field_weight":126,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":127,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":129,"highlight":165,"highlights":170,"text_match":173,"text_match_info":174},{"cat_link":130,"category":133,"comment_count":48,"id":135,"is_sticky":48,"permalink":136,"post_author":137,"post_content":138,"post_date":139,"post_excerpt":53,"post_id":135,"post_modified":140,"post_thumbnail":141,"post_thumbnail_html":142,"post_title":143,"post_type":58,"sort_by_date":144,"tag_links":145,"tags":155},[131,132],"https://radioblackout.org/category/altavisibilita/","https://radioblackout.org/category/informazione/",[134,47],"altavisibilita","99971","https://radioblackout.org/2025/09/22-settembre-blocchiamo-tutto/","info2","Per la giornata di oggi, lunedì 22 settembre, i sindacati di base hanno proclamato lo sciopero generale in sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza e alla Global Sumud Flotilla. Coinvolti tutti i settori, dal trasporto pubblico locale alle ferrovie, dalla scuola alla sanità. Manifestazioni in almeno 75 città, tantx lx studenti in piazza. Treni cancellati, strade bloccate, porti occupati, didattica ferma in scuole e università. Ci sono anche state cariche da parte dei reparti della Polizia in antisommossa, lancio di lacrimogeni e uso dell'idrante in alcune città, come Milano, Bologna, Venezia. Delle persone sono state fermate e sono in Questura.\r\n\r\nAscolta i collegamenti dalle piazze e dalle decine di iniziative organizzate in tutta Italia.\r\n\r\n\r\nA Torino è stata bloccata l'università, lx studentx delle scuole medie hanno picchettato gli ingressi delle scuole e si sono trovati in un pre concentramento in Piazza Arbarello, per poi confluire al corteo delle 10.30 davanti alla stazione Porta Nuova. Da lì un corteo ha sfilato per le vie della città bloccando le stazioni di Porta Nuova, Lingotto, le principali arterie cittadine e l'ingresso per la A21, oltre a invadere un centro commerciale e il MacDonald's all'interno. Lx lavoratorx del MacDonald's hanno solidarizzato con la Palestina, appendendo la bandiera palestinese all'interno del punto vendita.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/1diretta_torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSeconda diretta dal corteo torinese, blocco della rete ferroviaria a Porta Nuova.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/torino2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nA Salerno è stato bloccato il Porto dalle 9 del mattino. 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In testa lo striscione \"Gaza sta bruciando. Blocchiamo tutto\". Il corteo è arrivato al porto, che è stato bloccato. Dopo tre ore davanti al casello del porto commerciale, il corteo di di 20000 persone in corso a Marghera ha provato ad avanzare per accedere all'infrastruttura. La polizia ha aperto gli idranti contro i manifestanti.\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/4.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nStop ai \"carichi di morte nel porto di Livorno\", così recitava uno degli striscioni portati oggi a Livorno dalla manifestazione di migliaia di persone al Molo Italia 1, al porto. Il corteo dal varco Valessini. L'intento della manifestazione è quello di bloccare la nave Slnc Severn, in arrivo tra domani e mercoledì, che contiene armi dirette a Israele.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/5.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAggiornamenti da Pisa: corteo molto partecipato di 20 mila persone. 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Contributo alla mobilitazione per la Palestina, 22 settembre 2025.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuate ad ascoltare Radio Blackout per rimanere informatx sulla giornata di mobilitazione per la Palestina, ci sono ancora appuntamenti in serata.","22 Settembre 2025","2025-09-24 23:53:32","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-22-21.16.33-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-22-21.16.33-225x300.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-22-21.16.33-225x300.jpeg 225w, https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-22-21.16.33-768x1024.jpeg 768w, https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-22-21.16.33.jpeg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","22 SETTEMBRE, BLOCCHIAMO TUTTO",1758575997,[146,147,148,149,150,151,152,153,154],"https://radioblackout.org/tag/cortei/","https://radioblackout.org/tag/gaza/","https://radioblackout.org/tag/guerra/","https://radioblackout.org/tag/logistica/","https://radioblackout.org/tag/palestina/","https://radioblackout.org/tag/porti/","https://radioblackout.org/tag/roma/","https://radioblackout.org/tag/sciopero-generale/","https://radioblackout.org/tag/sindacati-base/",[156,157,158,159,160,161,162,163,164],"cortei","Gaza","guerra","logistica","palestina","porti","Roma","Sciopero Generale","sindacati base",{"post_content":166},{"matched_tokens":167,"snippet":168,"value":169},[82,83],"A21, oltre a invadere un \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> e il MacDonald's all'interno. 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Peccato che, sembrano di far finta di nulla, ma quel palazzo è occupato dal 2013 dagli abitanti e famigli dell’Ex-Dazio di Pietra Alta che hanno preso parola, dato che cercano di renderli invisibili. Il progetto, prevederebbe di usare gli oneri di urbanizzazione della futura galleria commericiale di To Dream per riqualificare l'edificio e intervenire anche nell'area di Corso Romania, opzione ben vista dall' assessore all'urbanistica.\r\n\r\nIntanto, cos'è ToDream? Una azienda che si occuperà della costruzione di un mega centro commerciale lungo corso Romania, nella Ex fabbrica Michelin, con la prospettiva di creare un modernissimo Urban District, frullatore dove \"shopping, divertimento, food, socialità, green life, accoglienza e business si incontrano in un progetto di valenza regionale e con un concept di livello internazionale.\"\r\n\r\nInsomma, il turbocapitale assalta Torino Nord in ottica gentrificatrice e di profitto.\r\n\r\nUn approfondimento dai microfoni di Radio BlackOut:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/todreams.mp3\"][/audio]\r\nQui una lettera dove gli abitanti dell'Ex Dazio occupato di Pietra Alta prendono parola:\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/story.php?story_fbid=816692903119120&id=100043352540134","30 Novembre 2022","2022-11-30 15:44:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/316417451_816692843119126_7381897234137353938_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/316417451_816692843119126_7381897234137353938_n-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/316417451_816692843119126_7381897234137353938_n-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/316417451_816692843119126_7381897234137353938_n.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","ToDream all'assalto dell'Ex Dazio: messa a profitto di Torino Nord",1669822892,[193,194,195],"http://radioblackout.org/tag/ex-dazio/","http://radioblackout.org/tag/pietra-alta/","http://radioblackout.org/tag/todream/",[197,198,199],"ex dazio","pietra alta","todream",{"post_content":201},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[82,83],"della costruzione di un mega \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> lungo corso Romania, nella Ex","Un grande progetto di riqualificazione urbana (così la chiamano) dal nome ToDream, si profila all'orizzonte per l'area e il palazzo stesso del Ex Dazio tra i palazzoni di Corso Giulio Cesare e Corso Vercelli, estrema periferia di Torino Nord. 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Il motivo che ci spinge a questa nuova complessa puntata del “Caffè turco con Murat” prende spunto dall’incontro ad Ankara tra Recep Tayyip Erdoğan e l'emiro del Qatar Tamim Hamad al-Thani e firmano 10 intese, quella che ha fatto più scalpore è la vendita del 10% della borsa di Istanbul a Doha, a cui si aggiunge per buon peso il Centro commerciale Istinye Park di Istanbul e il memorandum per gli investimenti qatarioti nel progetto dell'Istanbul Golden Horn, il trasferimento di quote degli operatori del Middle East Antalya Port di proprietà del Turkey's Global Ports alla Qatar's Terminals W.L.L. (cioè si sono venduti il porto di Antalya), oltre ad accordi commerciali e di libero scambio. Il volume di scambi tra le due nazioni si è incrementato nel 2020 e gli investimenti qatarioti in Turchia hanno raggiunto i 22 miliardi.\r\n\r\nStavolta inseriamo anche l’introduzione al preciso e minuzioso lavoro di Murat, per inquadrare l’argomento che vede al centro i rapporti con il Qatar:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/intro-adr-a_Murat-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\ne questo è il pezzo musicale selezionato da Murat: racchiude anche un significato recondito interessante per il discorso avviato:\r\n\r\nhttps://youtu.be/EfgAVnT5ti0\r\n\r\nQuesto idillio sboccia nel 2016/2017, proprio a ridosso del golpe fallito e all'embargo degli altri emirati contro il Qatar, che è tra i maggiori esportatori di gas e petrolio; e promuove l'ideologia dei Fratelli Musulmani, il che lo rende inviso all'Egitto di Al-Sisi (altro tratto comune alla Turchia che si trova su fronti opposti in ogni dossier mediterraneo).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/accordi-Qatar-Turchia_01.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrima del fallito golpe c'erano già stati degli accordi – che hanno insufflato dubbi su quanto gli affari britannici siano coinvolti più o meno segretamente con l'emirato iperconfessionale, eclatante il caso della Bmc azienda britannica di mezzi blindati militari al centro di passaggi repentini di proprietà. Dalla vicenda Bmc si evince quanto il governo turco stia affidando anche gli investimenti militari alle banche del Qatar, che ha già interessi dunque nelle istituzioni nevralgiche della finanza globale. Fino al parossismo: senza gara la vendita di sperma di purosangue vincitore di gare: regalie senza bando al Qatar (fa quello che vuole) Il sistema della svendita senza concorrenza è diffusa in ogni ambito, per esempio le 60 dosi di sperma di purosangue (arabi di origine ma di proprietà dello stato turco) vincitori di gare anche queste vendute al Qatar senza gara.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/speculazioni-Qatar-Turchia_02.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPerversione delle forze in campo in Yemen: terra di guerra per procura scatenata da alleanze tra loro ibride, dove gli intrecci militari Doha/Ankara riguardano tutto: traffici, impegni, scambi, presenze militari tra i due paesi isolati dal consesso delel nazioni arabe della zona; due debolezze in difesa l'una dell’altra.\r\n\r\nIn Yemen si fronteggiano fazioni diverse dove peraltro il Qatar opera in missione congiunta con una fazione che però opera un embargo nei suoi confronti e la Turchia si trova ad appoggiarlo per contrastare nell'area gli interessi emiratini, in quanto mirano entrambi a Socotra e alle basi in Somaliland, ora in mano agli Emirati. Ma perché la Turchia appoggia in tutti i modi gli interessi del Qatar messo al bando dai suoi vicini e sottoposto a embargo sia dall'Egitto che dai Sauditi? e poi... quanto è coinvolta la Gran Bretagna? Alla fine quanto è importante che Qatar e Turchia abbiano un nemico in comune: l’Arabia Saudita. Un ultimo elemento di questo \"intrico\" internazionale – parodiando il titolo italiano di North by Northwest – proviene dall’Ucraina, come si sente ancora in quest’ultimo brano del Caffè turco di Murat del 3 dicembre 2020:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/imprese-militari-Qatar-Turchia_03.mp3\"][/audio]","5 Dicembre 2020","2020-12-05 21:33:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/doha01-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/doha01-300x199.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/doha01-300x199.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/doha01-768x510.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/doha01.png 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il caffè di Murat: i gioielli di stato svenduti al Qatar. 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Il motivo che ci spinge a questa nuova complessa puntata del “Caffè turco con Murat” prende spunto dall’incontro ad Ankara tra Recep Tayyip Erdoğan e l'emiro del Qatar Tamim Hamad al-Thani e firmano 10 intese, quella che ha fatto più scalpore è la vendita del 10% della borsa di Istanbul a Doha, a cui si aggiunge per buon peso il \u003Cmark>Centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> Istinye Park di Istanbul e il memorandum per gli investimenti qatarioti nel progetto dell'Istanbul Golden Horn, il trasferimento di quote degli operatori del Middle East Antalya Port di proprietà del Turkey's Global Ports alla Qatar's Terminals W.L.L. (cioè si sono venduti il porto di Antalya), oltre ad accordi commerciali e di libero scambio. 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Ma perché la Turchia appoggia in tutti i modi gli interessi del Qatar messo al bando dai suoi vicini e sottoposto a embargo sia dall'Egitto che dai Sauditi? e poi... quanto è coinvolta la Gran Bretagna? Alla fine quanto è importante che Qatar e Turchia abbiano un nemico in comune: l’Arabia Saudita. 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Il parco venne sgomberato dalla polizia con brutalità. Oltre ai lacrimogeni e alle violenze sui manifestanti, la polizia incendiò le tende degli occupanti e sradicò gli alberi che questi avevano piantato nel parco nei giorni precedenti.\r\nL’occupazione di Gezi Park era cominciata il 28 maggio. Il parco si trova nella centrale Piazza Taksim, sulla sponda europea della città, una zona estremamente turistica ma anche un luogo simbolo di resistenza e di lotta per i lavoratori e per i rivoluzionari, perché è la piazza dove il Primo Maggio del 1977 furono uccisi 34 manifestanti. La piazza attorno alla quale anche quell’anno la polizia massacrò a forza di botte, lacrimogeni e idranti la folla scesa in piazza, nonostante i divieti, per la giornata internazionale dei lavoratori.\r\nQuesta volta la violenza della polizia ha incontrato però una reazione determinata e di massa.\r\nNonostante i continui attacchi della polizia, sempre più persone si sono unite alla resistenza di piazza. Dopo giorni di scontri ininterrotti, nei quali la polizia ha usato mezzi sempre più duri e violenti, alle 16 del primo giugno, i blindati iniziarono a ritirarsi da Piazza Taksim, i cordoni dell’antisommossa arretrarono e abbandonarono la piazza. La resistenza di oltre un milione di manifestanti, la solidarietà praticata nelle strade, costrinse il governo a fare almeno un passo indietro. In piazza c’erano tutti: donne e uomini, ecologisti, abitanti della zona, lavoratori, curdi, socialisti, anarchici, verdi, sindacati, repubblicani, ultras, attivisti delle ong.\r\nLa rivolta non si fermò con la ritirata della polizia da Piazza Taksim, i manifestanti si fermarono a presidiare la piazza, le barricate rimasero in piedi. In decine e decine di altre città continuarono gli scontri e le proteste: a Ankara e Izmir la polizia intervenne con estrema violenza.\r\nLa questione assunse subito un rilievo nazionale, facendo da detonatore per una protesta generalizzata, con manifestazioni nelle principali città duramente represse dal governo.\r\nOrmai era un’estesa rivolta contro un governo autoritario e conservatore, contro il terrorismo di stato, contro la devastazione capitalista.\r\n\r\nL’estrema violenza usata contro un movimento vasto, che praticava l’occupazione e la resistenza ma non ebbe caratteristiche di attacco violento, suscitò ampia indignazione fuori dai confini turchi, che si tradusse in grandi manifestazioni di protesta contro il governo Erdogan.\r\nLe squadre antisommossa fecero uso massiccio di spray al peperoncino, lacrimogeni lanciati ad altezza d'uomo e cannoni ad acqua urticante.\r\nDurante le manifestazioni in Turchia molti manifestanti furono uccisi.\r\nIl parco Gezi si trasformerà immediatamente in un accampamento autogestito, una sorta di “Comune di Gezi”, che sarà una sorta di laboratorio di lotta sociale a cielo aperto.\r\nA metà giugno Gezi Park e la vicina Piazza Taksim vennero ancora sgomberate dalla poliza.\r\nMa il movimento di lotta seppe rinnovarsi ed estendersi, senza perdere la propria forza e mantenendo una forte partecipazione popolare.\r\nDopo giorni di autogestione, di solidarietà, di resistenza e condivisione nelle strade di Istanbul e di molte altre città della Turchia, lo sgombero della “Comune di Gezi Park” da parte della polizia non fermò le proteste.\r\nIl fatto più interessante fu la nascita di assemblee aperte in molte città turche. Si arrivò a circa 82 assemblee attive in 11 città, che furono un importante strumento di autorganizzazione e di autogestione del movimento. Oltre alla polizia scesero in campo i fascisti delle squadracce del premier Erdoğan che attaccarono in più occasioni le assemblee dando luogo ad una vera e propria caccia alle streghe. Nelle principali città decine di militanti rivoluzionari furono arrestati.\r\n\r\nNon fu una mera storia di alberi. Il movimento in difesa di Gezi Park non mirava alla semplice salvaguardia del verde pubblico, ma si oppose all’intero processo di gentrificazione urbana in atto nella zona di Taksim.\r\nNel centro di Istanbul interi quartieri erano stati distrutti per lasciare spazio a complessi residenziali, grandi centri commerciali, alberghi di lusso. Il costo della vita aumentava, i poveri erano cacciati mentre aumentavano i profitti degli speculatori legati al partito di governo, l’AKP.\r\nLa rabbia esplosa nelle piazze affondava le proprie radici anche nel sempre più selvaggio sfruttamento imposto alla classe lavoratrice in Turchia.\r\nMilioni di persone nel paese lavorano in condizioni quasi servili, con salari bassissimi ed altissimi tassi di incidenti e morti sul posto di lavoro. Queste condizioni sono ancora più drammatiche negli appalti e nelle esternalizzazioni. A questo si accompagna una organizzazione fortemente gerarchica del lavoro e la repressione dei lavoratori che si organizzano autonomamente, nei sindacati rivoluzionari e di classe.\r\nUn altro elemento determinante nell’esplosione delle rivolte è costituito dalle politiche islamiste conservatrici imposte dal governo.\r\nQuelle che giornali come “Repubblica” liquidavano come “proteste della birra” o, più romanticamente, “dei baci”, erano in realtà una reazione compatta della società turca al barbaro attacco alle libertà personali. Chi scendeva in piazza aveva capito che il governo intendeva completare il proprio sistema di dominio legalizzando ed istituzionalizzando una repressione religiosa che punta ad eliminare ogni libertà individuale. Le politiche di Erdoğan comprendono divieti sugli alcolici, divieti sulle relazioni pre-matrimoniali, ma soprattutto un attacco alle donne che si vorrebbero obbligate ad un modello di sottomissione patriarcale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, giornalista torinese di origine turca.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-28-gezy-park-murat.mp3\"][/audio]","28 Maggio 2019","2019-05-28 18:17:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/gezi.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gezi Park. 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Approvato nell'atmosfera da si-salvi-chi-può di fine 2011, il decreto Monti ha determinato una liberalizzazione completa degli orari e la generalizzazione del lavoro domenicale, soprattuto nella grande distribuzione. Le due forze oggi al governo avevano in programma una la limitazione delle aperture a 8 domeniche l'anno, altra a 12 domeniche. La proposta di legge discussa in commissione invece prevede 30 domenica di apertura con notevoli eccezione per non meglio precisate zone turistiche. Soprattutto, la proposta ha subito un ennesimo retrofront, invece di passare alla camera è tornata alle consultazioni con gli operatori del settore, tra cui proprio quelli della grande distribuzione che vorrebbero avere le mani libere. Tutta la questione è affrontata soltanto in termini di numeri e di crescita, dietro i quali si nascondono interessi di parte, quelli di chi si arricchisce sul tempo di vita degli altri. Davanti alla palese latitanza dei sindacati si sono formati dal basso alcuni gruppi FB che hanno dato voce a chi subisce le conseguenze delle liberalizzazioni selvagge.\r\n\r\nAbbiamo raggiunta Valeria, commessa di un grande centro commerciale e partecipante a uno di questi gruppi, \"Domenica no, grazie\"\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenicano.mp3\"][/audio]","21 Febbraio 2019","2019-02-21 11:41:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenica-no-grazie-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenica-no-grazie.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenica-no-grazie.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenica-no-grazie-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/domenica-no-grazie-170x170.jpg 170w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Liberalizzazioni degli orari nei centri commerciali: testimonianze dal Veneto",1550746800,[302,303,304],"http://radioblackout.org/tag/decreto-monti/","http://radioblackout.org/tag/governo-gialloverde/","http://radioblackout.org/tag/lavoro-domenicale/",[306,307,308],"decreto monti","governo gialloverde","lavoro domenicale",{"post_content":310},{"matched_tokens":311,"snippet":312,"value":313},[82,83],"Valeria, commessa di un grande \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> e partecipante a uno di","Una delle tante promesse, per ora disattese, del governo gialloverde è quella relativa alla regolamentazione degli orari del commercio. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.1 (16.12.24)\r\n\r\nE' nelle colonie che la guerra comincia a perdere a uno a uno tutti i tratti di discrezione in cui le dottrine politiche moderne pretendevano confinarla. Cercare di fissare la forma della guerra è oggi evidentemente impossibile, non perchè la guerra sia sparita, benchè nei termini del Diritto ne si nasconda il nome pur affermandone l'incontestabile giustizia. Al contrario, all'interno di un regime di emergenzialità permanente, è proprio una \"guerra-informe\" a svelarsi sempre più sfacciatamente ai nostri occhi come ubiqua, fondamento e orizzonte dei complessi scientifici-militari-industriali capitalisti in cui viviamo, tanto nei termini di guerra militare, quanto in quelli di guerra civile.\r\n\r\nDefiniamo i termini del discorso del nemico attraverso un breve excursus storico che dalla \"guerra-in-forma\" porta alla \"guerra-informe\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/preambolo_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQuali sono i cambiamenti sopraggiunti tra gli anni Novanta, in cui si affermò una nuova grammatica dello ius bellum, e l'attuale situazione in cui la guerra militare è pur sempre giusta e innominata nei termini della Legge, ma di certo non occultata materialmente, mentre la guerra civile si manifesta anche dentro alle mura erette dalla culla della civiltà e del progresso? Qual è il significato profondo della \"dottrina della deterrenza nucleare\"? E che cosa può significare oggi, epoca in cui la religione della ineluttabilità sembra sancire l'essenza stessa del potere, disertare?\r\n\r\nProviamo ad affrontare queste complesse questioni con un compagno che, negli anni Novanta, ha messo in pratica in Italia un rifiuto radicale, l'Obiezione totale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/ilrifiutoradicale_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa barbarie non è solo qualcosa di lontano o esterno, come la polveriera medio-orientale o quella ucraina dimostrano in maniera emblematica. Ciò che accade a queste latitudini nello spazio delle metropoli dimostra che le condizioni conflittuali dello scontro civile sono in pieno svolgimento anche qui. Cosa succede nelle periferie di un paese in guerra? E qual è la potenza di chi, per scelta o necessità, si pone in rottura con l'etica ordinatrice dello Stato?\r\n\r\nNe parliamo con una compagna del Laurentino38 sotto sgombero, in vista della manifestazione di venerdì 20 dicembre, a Roma, \"contro i padroni della città, contro i signori della guerra\", tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la Città Militare della Cecchignola in via di riqualificazione green.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/l38squat_happyhour.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLo Stato di Israele è esempio estremo di una società civile che si prolunga nel suo esercito. Nel momento in cui anche qui in Europa - dove la mobilitazione femminile ha una lunga storia - gli Stati socialdemocratici costruiscono una propaganda di arruolamento volontario femminile nell'esercito facendo riferimento ai termini delle \"uguali opportunità\", crediamo sia necessario costruire un discorso radicale contro la \"liberazione delle donne\" e il rafforzamento dei ruoli di genere, che si collocano in un rapporto di internità e non di rottura rispetto ai complessi scientifici-militari-industriali capitalisti.\r\n\r\nAbbozziamo alcuni spunti di riflessione con una persona che ha studiato la mobilitazione delle donne all'interno delle IDF (Israel Defence Forces).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/mobilitazionefemminileisraele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nGiudizio Universale, Hieronymus Bosch.","17 Dicembre 2024","2025-06-01 18:34:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/1280px-Last_Judgement-200x110.jpg","La guerra-informe e il rifiuto radicale","podcast",1734400291,[384],"http://radioblackout.org/tag/guerra/",[158],{"post_content":387},{"matched_tokens":388,"snippet":389,"value":390},[82,83],"sede di Leonardo Spa, il \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> Maximo e la Città Militare","Happy Hour. 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Anche grazie al sistema di tessere che permettono l’accesso a servizi diversificati (spa, piscina a balzo sul tetto e così via), l’aspetto dell’esclusività è assicurato, garantendo una gerarchia interna tra chi è ammesso nella cerchia più alta e chi invece viene relegato nel banale ruolo del cliente “normale”.\r\n\r\nOltre ad ostentare come vanto borghese la propria sostenibilità ambientale nei prodotti venduti e nell’edificio stesso, Green Pea sostiene di garantire il rispetto delle persone, omettendo la condizione di sfruttamento e precarietà che ha contraddistinto, ad esempio, il mega carrozzone di Expo 2015 (dove Farinetti è stato indiscutibile protagonista) e il progetto FICO di Bologna. Un’ipocrisia smascherata anche dai partners a cui si accompagna (Iren, Enel, Smat, FCA, Unicredit…), da sempre impegnati in scempi ambientali e sociali in diverse zone del mondo.\r\n\r\nIn questa puntata abbiamo parlato con ironia di tale ennesimo rigurgito capitalista delle istanze tipiche delle lotte ambientaliste, un processo di assimilazione che pretende di risolvere problemi quali il cambiamento climatico e l'avvelenamento della terra senza mettere in discussione le basi stesse dell'economia consumistica e predatoria ed energivora attualmente in atto.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/green-pea.mp3\"][/audio]","3 Gennaio 2021","2021-01-03 15:41:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/Facciata_GreenPea-200x110.jpeg","Green Pea: il consumismo e l'ozio si tingono di verde",1609688501,[],[],{"post_content":433},{"matched_tokens":434,"snippet":435,"value":436},[82,83],"nel quartiere Lingotto il nuovo \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> green di lusso marcato Oscar","Il 9 dicembre ha aperto a Torino nel quartiere Lingotto il nuovo \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> green di lusso marcato Oscar Farinetti.\r\n\r\nIl Green Pea, che si sviluppa su 5 piani per ben 15000 metri quadri, propone shopping, ristorazione e ozio d’alta classe per chi, dotato di portafoglio ben fornito, vuole continuare ad avere accesso ai tradizionali vizi consumistici senza rinunciare ad una coscienza dipinta di verde.\r\n\r\nIn questo nuovo complesso, che rappresenta la versione edonistica del capitalismo green, uno dei punti di forza è, anche grazie alla collaborazione con la scuola Holden, la retorica del piacere, del vizio e della bellezza che elevano moralmente ed esteticamente il cliente che entra a far parte di questo mondo “eco-friendly”. 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Davvero l'effimera notorietà derivante da un gesto estremo postato online sta diventando più importante della vita stessa?\r\nL'innovazione - pensiamo agli smartphone e al tablet - ha creato nuove forme di dipendenza. Tenere tra le proprie mani un dispositivo con il quale è possibile fare praticamente tutto può generare una sorta di autoisolamento che può danneggiare le menti più deboli?\r\nARSIDER\r\nL'incertezza di una generazione\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/arsidertrap.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nNell'epoca dell'incertezza, tra i giovani serpeggia un grande malessere, mascherato da benessere.\r\n\r\n\r\n\r\nUn segnale chiarissimo è la dipendenza digitale: l'abuso dello smartphone può portare a disturbi del sonno, a stati di panico e di ansia, a isolarsi dagli amici, dalla famiglia e da ogni attività sociale o sportiva.","16 Novembre 2019","2019-11-16 17:37:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/canvas-200x110.png","Cosa rischiano i giovani? | TRAPDSTRZ |",1573925113,[],[],{"post_content":456},{"matched_tokens":457,"snippet":458,"value":459},[82,83],"selfie sul tetto di un \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> ha riaperto la discussione sulle","La vicenda del giovane morto a Milano mentre s scattava un selfie sul tetto di un \u003Cmark>centro\u003C/mark> \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> ha riaperto la discussione sulle sfide social. 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Il modello della fabbrica pesante, della fabbrica che si fa città e modella intorno a se lo sviluppo urbano: basta guardare la pianta di Torino per rendersene conto. L’area che delinea gli stabilimenti di Mirafiori è enorme, un gigantesco quadrato che ci racconta una storia con la sola arroganza del proprio esserci.\r\nÈ venuto il presidente della Repubblica, il post comunista Napolitano, il vescovo Nosiglia ha celebrato la messa, il tristo Fassino ha benedetto la giornata, poi, con il laborioso rituale di una Torino che ha elevato il proprio provincialismo a vezzo sottilmente intellettuale, la visita al quotidiano del padrone e il pranzo al Cambio, simbolo decisamente retrò, tra agnolotti e decori un po’ appassiti.\r\nOggi i ricchi mangiano altrove. Tra gelatine e frullati, odori e suggestioni anche il cibo si smaterializza, si fa gioco di inganni, esperienza estetica. \r\nNon poteva mancare la commozione dell’operaio che ricorda la stretta di mano nel giorno della pensione, il ringraziamento per i 40 anni di vita rubata, la memoria di un giorno indimenticabile.\r\nLa “nuova” Torino, quella del Lingotto trasformato in centro commerciale, del grattacielo della Banca, di una Mirafiori ridotta a cinquemila cassaintegrati, scatola vuotata, mero simbolo di un potere la cui materialità è altrove, resta sullo sfondo, impalpabile.\r\nLa Fiat si è lasciata Torino alle spalle ma ha ancora bisogno del fantasma della Fabbrica pesante, della fabbrica che incide il territorio, per portare a termine la transizione. E per celebrare la propria vittoria. Ci sono voluti tren’anni per piegare la classe operaia di questa città, quella che tante volte ha fatto tremare i padroni.\r\nOggi nelle periferie schiacciate dalle ricette contro la crisi il ricatto del lavoro è una cappa pesante. Il disciplinamento dei lavoratori immigrati ha fatto da modello per il disciplinamento di tutti i lavoratori, scommettendo sulla guerra tra poveri e sulla paura.\r\nMa proprio nelle periferie dove campare la vita è più difficile comincia a sentirsi un’aria nuova. Per ora è solo un borbottio, una lieve effervescenza, un’invettiva lanciata tra i banchi del mercato di piazza Cerignola, tra i vecchi dell’immigrazione di ieri e i ragazzi di quella di oggi. Domani chi sa?\r\nQui, in un sabato di gennaio, con una mostra montata su trabiccolo di cassette per la frutta, che raccontava delle baracche di Rosarno, del cottimo, dei caporali, della rivolta, qui abbiamo incontrato gente capace di memoria, la memoria delle lotte dei propri padri braccianti, del proprio lavoro nella città della Fiat, gente consapevole che cambiare si può solo con la lotta.\r\nAscolta la lunga chiacchierata radiofonica con Simone, avvocato del lavoro e anarchico. Una chiacchierata su questa città, dove il futuro che non è più quello di una volta: 2013 01 25 simone africani come noi","27 Gennaio 2013","2018-10-17 22:11:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/giorgio-napolitano-200x110.jpg","Fabbrica leggera e lavoro pesante. 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I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. Da una parte è integrata nei BRICS dall'altra è all'interno del QUAD un'alleanza militare anti-cinese guidata dagli americani e comprendente anche giapponesi, indiani e australiani. Questa politica è erede della posizione di non allineamento (quando c'erano i due blocchi contrapposti ) di Nehru e di Indira Ghandi, ma il contesto è molto diverso e l'India è un partner commerciale importante della Cina ,nonostante le tensioni ai confini , e al contempo un rivale regionale . Intanto le cose si muovono ai confini del continente indiano ,le dinastie che hanno governato il Bangladesh e lo Sri Lanka sono state estromesse dalle rivolte popolari ,Sheikh Hasina la presidente dal pugno di ferro del Bangladesh è in esilio in India con grave imbarazzo di Modi ,mentre a Dacca il governo ad interim sostenuto dai movimenti studenteschi che hanno promosso la rivolta contro Hasina è guidato dal premio nobel Yunus con la benevola momentanea tolleranza dell'esercito.\r\n\r\nIn Sri Lanka è stato eletto nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake leader del Partito nazionale del popolo, coalizione di sinistra che raccoglie anche i JVP il partito del presidente di tendenza marxista rivoluzionaria fondato nel 1965. Dissanayake ha promesso di sviluppare il settore manifatturiero, quello tecnologico e l’agricoltura, ma soprattutto in campagna elettorale si è posto come il candidato anticorruzione, vicino al popolo e garante della trasparenza. Sta rinegoziando con il FMI il prestito che a condizionalità insostenibili per il paese aveva contrattato Rajapaksa, rappresentante della dinastia al potere , le aspettative sono molte dopo il default sul debito ed anche le ferite della guerra civile contro i Tamil durata dal 1983 al 2009 attendono di essere rimarginate .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Miavaldi_2024-09-27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Pamidesse ,di Focus on Africa , approfondiamo la situazione in Sudan e in Corno d'Africa. In Sudan giovedì l’esercito regolare ha iniziato una controffensiva particolarmente intensa, la più grande degli ultimi mesi, nelle zone del paese controllate dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che sono concentrate soprattutto nella capitale Khartum. Furiosi combattimenti si registrano a Omdurman, la città gemella di Khartoum nel pieno del centro abitato con conseguenze disastrose per i civili . La guerra che sembrava congelata in una divisione del paese che ricordava lo scenario libico ha avuto quindi un accelerazione dovuta forse al rifornimento di materiale bellico ulteriore da parte degli alleati di Al Burhan (Egitto) e ad un tentativo di acquisire vantaggi sul campo in vista di una eventuale trattativa .\r\n\r\nLe condizioni della popolazione sono spaventose ,è la più grave crisi umanitaria nel mondo e oltre alle devastazioni dovute alla guerra ,le migliaia di sfollati , la carestia che affligge varie parti del paese , le violazioni dei diritti umani e le violenze esercitate dalle parti in conflitto contro la popolazione civile si aggiunge l'epidemia di colera che sta colpendo la capitale.\r\n\r\nTutto ciò avviene in un contesto regionale sempre più teso con l'Egitto che si appresta a trasferire truppe in Somalia in seguito ad un accordo con Mogadiscio in funzione anti Etiopia che invece reclama un accesso al mare in seguito agli accordi con il Somaliland per l'utilizzo in concessione di un tratto di costa sul Mar Rosso. Sullo sfondo le tensioni mai sopite tra Egitto ed Etiopia a proposito della diga del Gerd sul fiume Nilo Azzurro il cui riempimento in atto dal 2020 sta provocando le proteste dell'Egitto e del Sudan che si ritengono danneggiati nell'utilizzo delle risorse idriche del Nilo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","29 Settembre 2024","2024-09-29 13:02:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/09/2024-AMERICA LATINA DISILLUSIONI E RUMORI DI SCIABOLE-SRI LANKA E BANGLADESH ,SOMMOVIMENTI NELLA PERIFERIA INDIANA -SUDAN AL BURHAN ATTACCA KHARTOUM MENTRE IL CORNO D'AFRICA E' SEDUTO SU UNA POLVERIERA.",1727614931,[507],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[361],{"post_content":510},{"matched_tokens":511,"snippet":512,"value":513},[83],"e l'India è un partner \u003Cmark>commerciale\u003C/mark> importante della Cina ,nonostante le","In questa puntata di Bastioni di Orione con Diego Battistessa ,nostro interlocutore privilegiato per quanto concerne il continente latinoamericano, guardiamo all'insieme dell'America Latina in una fase di ridefinizione degli equilibri regionali scandita anche da cupe reminescenze golpiste che inquietano il presidente della Colombia Petro e l'Honduras di Xiomara Castro .Inoltre ci sono tensioni sempre più acute fra il Venezuela di Maduro ,deluso dal mancato sostegno di alcuni governi latinoamericani supposti amici , e L'Argentina di Milei dove il tasso di povertà è arrivato al 52,9 % grazie alle politiche ultraliberiste del \"loco\". 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