","In Indonesia il populismo reazionario non riconosce la sconfitta: morti e scontri","post",1558749826,[58,59,60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/indonesia/","http://radioblackout.org/tag/joko-jokowi-widodo/","http://radioblackout.org/tag/muhammadiya/","http://radioblackout.org/tag/nahdlatul-ulama/","http://radioblackout.org/tag/prabowo-subianto/",[64,65,66,67,68],"indonesia","Joko «Jokowi» Widodo","Muhammadiya","Nahdlatul Ulama","Prabowo Subianto",{"post_content":70,"post_title":75},{"matched_tokens":71,"snippet":73,"value":74},[12,72],"e","lato nell'ormai globale conflitto tra \u003Cmark>populismo\u003C/mark> fascista \u003Cmark>e\u003C/mark> democrazia liberale (con ombre autoritarie","Esiste una sorta di rimozione degli avvenimenti che il mondo occidentale può rubricare alla voce ‘consueti conflitti del sudest asiatico’. Apparentemente limitabile entro i confini della più popolosa comunità nazionale musulmana al mondo – suddivisa in due fazioni numerosissime –, lo scontro tra Jokowi Widodo \u003Cmark>e\u003C/mark> Prabowo Subianto rientra in realtà da un lato nell'ormai globale conflitto tra \u003Cmark>populismo\u003C/mark> fascista \u003Cmark>e\u003C/mark> democrazia liberale (con ombre autoritarie da ambo i lati), che propone come senz'altro auspicabile il prevalere del campione progressista, perché l'altro \u003Cmark>è\u003C/mark> erede del peggiore autoritarismo fascista, quello di Suharto; \u003Cmark>e\u003C/mark> dall'altro \u003Cmark>è\u003C/mark> riconducibile alle reazioni che avversano la sempre maggiore importanza della repubblica popolare cinese, a livello globale \u003Cmark>e\u003C/mark> ancora di più nell'area dell’Estremo Oriente. Nel caso dell'Indonesia i cinesi sono stati compromessi con ogni regime negli ultimi decenni. A questo può ricondursi a livello geopolitico il conflitto giocato prima nelle urne (con la vittoria netta di Jokowi) \u003Cmark>e\u003C/mark> poi nelle strade con la rivolta preparata comunque da Prabowo \u003Cmark>e\u003C/mark> preannunziata nel caso di sconfitta che ha prodotto 48 ore di scontri con 6 morti, centinaia di feriti \u003Cmark>e\u003C/mark> di arrestati...\r\n\r\nAbbiamo chiesto precisione \u003Cmark>e\u003C/mark> analisi dettagliata a Emanuele Giordana, tra i massimi esperti dell'area, \u003Cmark>e\u003C/mark> non ci ha delusi per la informata documentazione con cui ha dischiuso una finestra sul mondo indonesiano:\r\n\r\nSunto emblematico di tensioni internazionali il crocevia indonesiano ennesima tappa della destabilizzazione",{"matched_tokens":76,"snippet":77,"value":77},[12,72],"In Indonesia il \u003Cmark>populismo\u003C/mark> reazionario non riconosce la sconfitta: morti \u003Cmark>e\u003C/mark> scontri",[79,82],{"field":80,"matched_tokens":81,"snippet":73,"value":74},"post_content",[12,72],{"field":83,"matched_tokens":84,"snippet":77,"value":77},"post_title",[12,72],1157451471306883000,{"best_field_score":87,"best_field_weight":88,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":89,"score":90,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":44},"2211897802752",14,1,"1157451471306883186",{"document":92,"highlight":116,"highlights":122,"text_match":85,"text_match_info":125},{"cat_link":93,"category":94,"comment_count":44,"id":95,"is_sticky":44,"permalink":96,"post_author":97,"post_content":98,"post_date":99,"post_excerpt":50,"post_id":95,"post_modified":100,"post_thumbnail":101,"post_thumbnail_html":102,"post_title":103,"post_type":55,"sort_by_date":104,"tag_links":105,"tags":112},[41],[43],"54207","http://radioblackout.org/2019/05/la-guerra-dei-dazi-il-caso-huawei/","info2","I dazi degli Stati Uniti, la guerra commerciale con la Cina e la globalizzazione. Con un occhio al caso Huawei.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista, autore di un artciolo uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-21-guerra-dazi-fricche.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito l’articolo:\r\n\r\nDall'inizio del 2019 va di moda, sui giornali economici, una nuova parola: \"slowbalization\". E' una crasi (per le persone che non mangiano pane e vocabolario, vuol dire unione tra due parole) tra i termini inglesi \"slow\", che significa \"lento\" e \"globalization\" che significa \"globalizzazione\". Si può tradurre con \"rallentamento della globalizzazione\".\r\nLa parola è stata inventata da un olandese, Adjiedj Bakas, ma è diventata famosa con una mossa (a Roma diremmo \"paracula\") dell'Economist, che ha dedicato all'argomento la copertina del giornale pochi giorni prima del \"World Economic Forum\" di Davos del gennaio scorso dove tutti i presenti, per darsi il tono di chi sta sul pezzo e conosce le ultime notizie, hanno dissertato sul neologismo. Da allora i giornalisti economici hanno cominciato ad usarla quando parlano di come sta andando l'economia nel mondo.\r\nIn realtà la parola descrive un fenomeno, il rallentamento della globalizzazione, che non si riesce ancora a capire se indichi il suo crepuscolo o un assestamento.\r\nSono diminuiti, dopo la crisi economica del 2007, i flussi finanziari nel mondo: si tratta dei soldi che vengono investiti (per diversi motivi: prestiti, acquisto di azioni e obbligazioni, investimenti, acquisto di titoli di stato, ecc.) da un paese all'altro. In una decina d'anni si sono ridotti a un terzo: nel 2007 erano 12,4 trilioni di dollari, nel 2016 erano 4,3 trilioni (per chi fosse troppo povero per saperlo: i trilioni sono miliardi di miliardi). Calcolati come percentuale del PIL mondiale, danno un valore che c'era negli anni '90, prima dell'esplosione della globalizzazione. All'interno di questo dato ci sono però tendenze diverse. Il peso degli investimenti diretti esteri (si tratta degli investimenti \"durevoli\" come l'acquisizione del controllo di una società estera o la creazione di una filiale in un altro paese) è aumentato rispetto al 2007, mentre tutte le altre componenti finanziarie sono diminuite moltissimo.\r\nIl commercio estero complessivo dal 2007 è rimasto costante (anche se, nel 2017, ha avuto un incremento inatteso e non ci sono ancora i dati del 2018), ma è aumentato molto quello all'interno di aree omogenee di scambio (come l'Unione Europea o il Mercosur), il che significa che è diminuito quello tra aree diverse. E' anche cambiato il modo di produzione. La maggior parte delle esportazioni è costituita da semilavorati, non più da prodotti finiti. La componente dei \"servizi\", soprattutto quelli legati al digitale, è invece aumentata.\r\nLa globalizzazione ha comportato un problema sociale gigantesco, di cui la maggior parte delle persone si sta rendendo conto sulla propria pelle: alcuni si sono arricchiti tantissimo e la maggior parte delle persone si è impoverita. Cinque anni fa 62 persone possedevano quanto la metà degli abitanti del pianeta (3.7 miliardi di persone), oggi solo 26 persone possiedono quanto la metà degli abitanti della terra (3,8 miliardi di persone). La risposta politica apparentemente prevalente all'interno dei vari paesi è il populismo con venature nazionaliste, sessiste, razziste, discriminatorie, omologatrici.\r\nE' un problema non soltanto europeo: Trump, Putin, Xi Jinping (ma anche Erdogan, Balsonaro, Duterte, Narendra Modi e tutti gli altri aspiranti dittatoruncoli) usano la concezione dell'uomo forte, dello stato nazione e della prevalenza degli abitanti purosangue (wasp, russi, han, turchi, brasiliani, filippini, hindù che siano) naturalmente \"superiori\" agli altri per giustificare la repressione del \"diverso\" (comunque si manifesti e qualsiasi cosa significhi).\r\nNella sua declinazione statunitense questo significa riaffermare il primato, militare ed economico, degli USA sul resto del mondo. Gli USA sono ancora il primo paese al mondo per il Prodotto Interno Lordo: il valore dei beni e servizi prodotti in un anno negli USA è superiore a quello di qualsiasi altro stato. Gli USA producono per 20.500 miliardi di dollari l'anno, la Cina per 13.100 miliardi. Il terzo, il Giappone per poco più di 5.000 miliardi. L'Italia è ottava con poco più di 2.000 miliardi.\r\nC’è però un problema. Il Prodotto Interno Lordo viene calcolato in base al valore di mercato dei beni. Per cui, se un chilo di riso costa 1 dollaro negli USA e 5 centesimi in Cina, questo contribuirà al PIL per 1 dollaro negli USA e per 5 centesimi in Cina. Se invece, visto che sempre un chilo di riso è, gli si dà lo stesso valore, cioè si calcola il PIL a parità di potere d'acquisto, la Cina ha sorpassato gli USA. Il PIL cinese varrebbe 17.600 miliardi, quello degli USA solo 17.400 miliardi. L'India sarebbe terza con 7.350 miliardi e l'Italia decima con 2.121 miliardi.\r\nGli USA hanno un deficit commerciale strutturale con la Cina: importano dalla Cina molti più beni di quanti ne esportino. La Cina con i dollari che guadagna ci compra i \"bond\", i titoli del tesoro USA (e mantiene in questo modo sottovalutato lo yuan) e, fino ad adesso, questa modalità andava bene a tutti e due gli stati. Sennonché la Cina, che comunque sta sorpassando gli USA anche nel PIL nominale, si sta proponendo come paese imperialista, esportando capitali oltre che merci e sta ampliando la propria sfera d’azione anche al campo militare.\r\nAll’inizio del 2018, il 22 gennaio, Trump ha deciso, per questo motivo, di aprire una guerra commerciale con la Cina. Ha deciso di utilizzare un’arma che, in tempi di globalizzazione, è stata fortemente combattuta proprio dagli USA: ha messo dei dazi. Si tratta di imposte che devono essere pagate, in percentuale, sul valore sulle merci importate. All’inizio ha colpito solo i pannelli solari e lavatrici cinesi per un valore di totale di 10 miliardi di importazioni.\r\nA marzo 2018 Trump ha rilanciato, ricorrendo a una legge utilizzata in tempo di guerra (fredda o calda che fosse) per salvaguardare la produzione bellica nazionale, e si è appellato alla “sicurezza nazionale” per imporre dei dazi alle importazioni di acciaio e alluminio. Che fosse una scusa è stato chiaro da subito: uno può anche dire \"io devo salvaguardare la produzione di acciaio USA perché, se devo produrre i carri armati, non posso doverlo comprare dalla Cina a cui magari devo fare guerra\", ma quando poi la maggior parte dell'acciaio lo compri dal Canada e dall'Europa, è evidente la pretestuosità della scelta.\r\nA settembre 2018 ha imposto nuovi dazi ai prodotti cinesi (per un valore di 200 miliardi di dollari) prima al 10% e, da qualche settimana, al 25%.\r\nAdesso ci sono dazi al 25% su 250 miliardi di merci cinesi importate negli Stati Uniti (su 500 miliardi di importazioni totali). La Cina ha tassato, per ritorsione, 50 miliardi di merci americane al 25% ed altri 60 miliardi all’8% (su 130 miliardi di merci statunitensi importate in Cina nel 2017).\r\nNonostante i dazi, la bilancia commerciale degli USA ha continuato a peggiorare. Il saldo negativo è aumentato del 12% rispetto al 2017. Sono aumentate le esportazioni, anche se in molti casi si tratta di acquisti fatti per aumentare le scorte in previsione dei dazi che gli altri paesi avrebbero messo per ritorsione sulle merci americane. Sono aumentate però di più le importazioni. Si è arrivati al record assoluto di importazioni di beni (gli USA hanno da sempre un saldo attivo nel commercio dei servizi).\r\nIl deficit commerciale con la Cina è arrivato nel 2018 al massimo storico di 323 miliardi di dollari, il 17% in più dell’anno prima.\r\nTutto questo nonostante gli USA avessero già messo i dazi sulle importazioni (non solo cinesi ma anche di altri paesi) e gli altri paesi, Cina compresa, li avessero solo annunciati. Che era successo? Una delle regole base in economia è che i dazi hanno successo se tu sei in grado di produrti da solo, allo stesso prezzo, quello che importi. Altrimenti, se quello che importi ti serve per fabbricare qualcosa, poi, quello che hai realizzato, lo devi vendere a un prezzo più alto. Bisogna anche sapere che la FED (la banca centrale statunitense) ha aumentato i tassi di interesse, con una conseguente rivalutazione del dollaro. Recentemente ha annunciato che non li avrebbe aumentati più, ma questo non ha fermato la corsa del dollaro su tutte le altre monete.\r\nInsomma gli USA si sono trovati a vendere al resto del mondo cose che costavano di più, sia per l'aumento dei costi di produzione sia per la rivalutazione del dollaro. La cosa strana è perciò che siano aumentate le esportazioni, non che sia aumentato il disavanzo commerciale.\r\nNell’ultimo anno, lo Yuan cinese si è svalutato del 7% rispetto al dollaro. Questo ha comportato che i cinesi potessero quasi annullare la differenza di prezzo con dazi USA al 10%: gli Yuan che guadagnavano con le vendite negli USA erano poco meno di prima dei dazi.\r\nC’è poi un altro aspetto di cui tenere conto quando si ragiona di dazi su specifiche tipologie di merci. Siccome le categorie merceologiche negli USA sono 18.927 diventa difficile distinguere due categorie simili tra loro quando una è colpita da dazi e l’altra no. Siccome, anche se sono parecchi, non tutti i furbi del mondo guidano la macchina in mezzo al traffico di Roma e qualcuno c’è anche in Cina, ecco che le lastre d’alluminio, colpite da dazi, sono magicamente diventate “componenti per turbine” con il risultato che l’importazione negli USA di lastre di alluminio è diminuita dell’11% e l’importazione di componenti per turbine è aumentata del 121%. Il “compensato di legno duro” è stato colpito da sanzioni e l’importazione è diminuita del 20%, nello stesso periodo il “compensato di legno tenero” ha visto aumentare le importazioni del 549%. Quando gli USA hanno aumentato ulteriormente il dazio sul compensato di legno duro, l’importazione di quello di legno tenero è aumentata ancora al 983%.\r\nBisogna infine considerare che alcuni paesi sono stati esentati dai dazi ed hanno operato importando merci dai paesi soggetti a restrizioni, facendo lavorazioni di facciata e rivendendo le merci come se fossero prodotte da loro.\r\nNonostante lo scompenso della bilancia commerciale il PIL USA nel 2018 è cresciuto molto: in termini reali del 2.9%, la percentuale più alta degli ultimi 13 anni. La crescita è stata finanziata dall’aumento del deficit di bilancio (-17% nel 2018). I soldi sono stati usati per la riduzione delle tasse (con un aumento dei consumi della classe media) e per l’incremento delle spese militari (aumentate del 3.4%, il massimo da 9 anni).\r\nLa disoccupazione USA, per questo motivo, è ai minimi storici e seguita a scendere: adesso è al 3.6%. Negli USA si fatica a trovare un disoccupato: le aziende stanno assumendo anche ex detenuti e persone fuori dal mercato del lavoro da più di due anni, categorie che prima avevano molte poche possibilità di trovare un lavoro.\r\nLa Cina ha reagito anche in un altro modo: ha disertato le aste dei titoli di stato statunitensi ed ha rivenduto una parte di quelli in suo possesso. La Cina è infatti il maggior detentore mondiale di titoli di stato USA: a marzo 2019 ne possedeva 1.120 miliardi pur non avendo partecipato a nessuna delle ultime aste. Va tenuto presente però che alla Cina non conviene che i Bond USA divengano carta straccia, perché altrimenti perderebbero valore anche quelli in suo possesso. Per questo motivo alcune di queste manovre sono di facciata. Spesso si tratta di vendite che vengono compensate dagli acquisti fatti da fondi sovrani cinesi localizzati all’estero. Tra il 2013 e il 2015 il debito americano controllato dal Belgio è aumentato del 300% a fronte della vendita, nello stesso periodo, da parte dei cinesi, di titoli per pari ammontare di quelli acquistati in Belgio. Anche nel 2018 il Belgio ha acquistato 60 miliardi di Bond a fronte della vendita cinese di 67 miliardi. Nei bar del Prenestino dicono che c’è un fondo cinese che opera dal Belgio e mi sa che hanno ragione.\r\nCon questa strategia di politica economica e commerciale Trump sta riscuotendo consenso ed è difficile che modifichi la propria strategia prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Probabilmente metterà dei dazi anche sui prodotti cinesi che non sono stati ancora colpiti, ma non si può dire se sia una strategia solo elettorale o sia cambiato il modello di commercio che gli USA vogliono imporre al mondo.\r\nInsomma, ancora non si sa come andrà a finire e se si passerà dal mondo unipolare controllato dagli USA ad un mondo bipolare con gli USA e la Cina a combattere per il primato.\r\nProprio perché non è possibile fare previsioni certe si usa la parola “slowbalization”: dire “nonlosobalization” era troppo lungo.","21 Maggio 2019","2019-05-21 16:13:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/o.468298.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La guerra dei dazi. 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Il saldo negativo \u003Cmark>è\u003C/mark> aumentato del 12% rispetto al 2017. Sono aumentate le esportazioni, anche se in molti casi si tratta di acquisti fatti per aumentare le scorte in previsione dei dazi che gli altri paesi avrebbero messo per ritorsione sulle merci americane. Sono aumentate però di più le importazioni. Si \u003Cmark>è\u003C/mark> arrivati al record assoluto di importazioni di beni (gli USA hanno da sempre un saldo attivo nel commercio dei servizi).\r\nIl deficit commerciale con la Cina \u003Cmark>è\u003C/mark> arrivato nel 2018 al massimo storico di 323 miliardi di dollari, il 17% in più dell’anno prima.\r\nTutto questo nonostante gli USA avessero già messo i dazi sulle importazioni (non solo cinesi ma anche di altri paesi) \u003Cmark>e\u003C/mark> gli altri paesi, Cina compresa, li avessero solo annunciati. Che era successo? Una delle regole base in economia \u003Cmark>è\u003C/mark> che i dazi hanno successo se tu sei in grado di produrti da solo, allo stesso prezzo, quello che importi. Altrimenti, se quello che importi ti serve per fabbricare qualcosa, poi, quello che hai realizzato, lo devi vendere a un prezzo più alto. Bisogna anche sapere che la FED (la banca centrale statunitense) ha aumentato i tassi di interesse, con una conseguente rivalutazione del dollaro. Recentemente ha annunciato che non li avrebbe aumentati più, ma questo non ha fermato la corsa del dollaro su tutte le altre monete.\r\nInsomma gli USA si sono trovati a vendere al resto del mondo cose che costavano di più, sia per l'aumento dei costi di produzione sia per la rivalutazione del dollaro. La cosa strana \u003Cmark>è\u003C/mark> perciò che siano aumentate le esportazioni, non che sia aumentato il disavanzo commerciale.\r\nNell’ultimo anno, lo Yuan cinese si \u003Cmark>è\u003C/mark> svalutato del 7% rispetto al dollaro. Questo ha comportato che i cinesi potessero quasi annullare la differenza di prezzo con dazi USA al 10%: gli Yuan che guadagnavano con le vendite negli USA erano poco meno di prima dei dazi.\r\nC’è poi un altro aspetto di cui tenere conto quando si ragiona di dazi su specifiche tipologie di merci. Siccome le categorie merceologiche negli USA sono 18.927 diventa difficile distinguere due categorie simili tra loro quando una \u003Cmark>è\u003C/mark> colpita da dazi \u003Cmark>e\u003C/mark> l’altra no. Siccome, anche se sono parecchi, non tutti i furbi del mondo guidano la macchina in mezzo al traffico di Roma \u003Cmark>e\u003C/mark> qualcuno c’è anche in Cina, ecco che le lastre d’alluminio, colpite da dazi, sono magicamente diventate “componenti per turbine” con il risultato che l’importazione negli USA di lastre di alluminio \u003Cmark>è\u003C/mark> diminuita dell’11% \u003Cmark>e\u003C/mark> l’importazione di componenti per turbine \u003Cmark>è\u003C/mark> aumentata del 121%. Il “compensato di legno duro” \u003Cmark>è\u003C/mark> stato colpito da sanzioni \u003Cmark>e\u003C/mark> l’importazione \u003Cmark>è\u003C/mark> diminuita del 20%, nello stesso periodo il “compensato di legno tenero” ha visto aumentare le importazioni del 549%. Quando gli USA hanno aumentato ulteriormente il dazio sul compensato di legno duro, l’importazione di quello di legno tenero \u003Cmark>è\u003C/mark> aumentata ancora al 983%.\r\nBisogna infine considerare che alcuni paesi sono stati esentati dai dazi ed hanno operato importando merci dai paesi soggetti a restrizioni, facendo lavorazioni di facciata \u003Cmark>e\u003C/mark> rivendendo le merci come se fossero prodotte da loro.\r\nNonostante lo scompenso della bilancia commerciale il PIL USA nel 2018 \u003Cmark>è\u003C/mark> cresciuto molto: in termini reali del 2.9%, la percentuale più alta degli ultimi 13 anni. La crescita \u003Cmark>è\u003C/mark> stata finanziata dall’aumento del deficit di bilancio (-17% nel 2018). I soldi sono stati usati per la riduzione delle tasse (con un aumento dei consumi della classe media) \u003Cmark>e\u003C/mark> per l’incremento delle spese militari (aumentate del 3.4%, il massimo da 9 anni).\r\nLa disoccupazione USA, per questo motivo, \u003Cmark>è\u003C/mark> ai minimi storici \u003Cmark>e\u003C/mark> seguita a scendere: adesso \u003Cmark>è\u003C/mark> al 3.6%. Negli USA si fatica a trovare un disoccupato: le aziende stanno assumendo anche ex detenuti \u003Cmark>e\u003C/mark> persone fuori dal mercato del lavoro da più di due anni, categorie che prima avevano molte poche possibilità di trovare un lavoro.\r\nLa Cina ha reagito anche in un altro modo: ha disertato le aste dei titoli di stato statunitensi ed ha rivenduto una parte di quelli in suo possesso. La Cina \u003Cmark>è\u003C/mark> infatti il maggior detentore mondiale di titoli di stato USA: a marzo 2019 ne possedeva 1.120 miliardi pur non avendo partecipato a nessuna delle ultime aste. Va tenuto presente però che alla Cina non conviene che i Bond USA divengano carta straccia, perché altrimenti perderebbero valore anche quelli in suo possesso. Per questo motivo alcune di queste manovre sono di facciata. Spesso si tratta di vendite che vengono compensate dagli acquisti fatti da fondi sovrani cinesi localizzati all’estero. Tra il 2013 \u003Cmark>e\u003C/mark> il 2015 il debito americano controllato dal Belgio \u003Cmark>è\u003C/mark> aumentato del 300% a fronte della vendita, nello stesso periodo, da parte dei cinesi, di titoli per pari ammontare di quelli acquistati in Belgio. Anche nel 2018 il Belgio ha acquistato 60 miliardi di Bond a fronte della vendita cinese di 67 miliardi. Nei bar del Prenestino dicono che c’è un fondo cinese che opera dal Belgio \u003Cmark>e\u003C/mark> mi sa che hanno ragione.\r\nCon questa strategia di politica economica \u003Cmark>e\u003C/mark> commerciale Trump sta riscuotendo consenso ed \u003Cmark>è\u003C/mark> difficile che modifichi la propria strategia prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Probabilmente metterà dei dazi anche sui prodotti cinesi che non sono stati ancora colpiti, ma non si può dire se sia una strategia solo elettorale o sia cambiato il modello di commercio che gli USA vogliono imporre al mondo.\r\nInsomma, ancora non si sa come andrà a finire \u003Cmark>e\u003C/mark> se si passerà dal mondo unipolare controllato dagli USA ad un mondo bipolare con gli USA \u003Cmark>e\u003C/mark> la Cina a combattere per il primato.\r\nProprio perché non \u003Cmark>è\u003C/mark> possibile fare previsioni certe si usa la parola “slowbalization”: dire “nonlosobalization” era troppo lungo.",[123],{"field":80,"matched_tokens":124,"snippet":120,"value":121},[119,12],{"best_field_score":87,"best_field_weight":88,"fields_matched":89,"num_tokens_dropped":89,"score":126,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":44},"1157451471306883185",{"document":128,"highlight":152,"highlights":157,"text_match":85,"text_match_info":160},{"cat_link":129,"category":130,"comment_count":44,"id":131,"is_sticky":44,"permalink":132,"post_author":47,"post_content":133,"post_date":134,"post_excerpt":50,"post_id":131,"post_modified":135,"post_thumbnail":136,"post_thumbnail_html":137,"post_title":138,"post_type":55,"sort_by_date":139,"tag_links":140,"tags":146},[41],[43],"42181","http://radioblackout.org/2017/05/lo-stato-i-vaccini-il-popolino/","Proviamo a fare il punto sul decreto Lorenzin, un intervento di politica sanitaria da stato di emergenza che non risponde ad alcuna logica di salute pubblica. La guerra al populismo si è tradotta in un provvedimento liberticida che imporrebbe ai nuovi nati l'enormità di 12 vaccinazioni da eseguirsi, pena l'impossibilità di iscrizione a un asilo nido. Una sorta di TSO in salsa paternalistica e sanzionatoria. Intervengono per aiutarci nelle valutazioni il prof. Ivan Cavicchi sociologo esperto di politiche sanitarie, dell'Università di Tor Vergata e il dott. Antonio Cavenna, dal 2012 a Capo dell’Unità di Farmacoepidemiologia presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano.\r\n\r\nPer questioni di \"pesantezza\" abbiamo diviso il podcast in due parti.\r\n\r\nPrima parte:\r\n\r\npodcast vaccini 1\r\n\r\nSeconda parte:\r\n\r\npodcast vaccini 2","25 Maggio 2017","2017-05-27 14:04:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/vaccinazione-di-massa1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"202\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/vaccinazione-di-massa1-300x202.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/vaccinazione-di-massa1-300x202.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/vaccinazione-di-massa1-768x516.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/vaccinazione-di-massa1.jpg 903w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lo stato, i vaccini, il popolino",1495733619,[141,142,143,144,145],"http://radioblackout.org/tag/decreto-lorenzin/","http://radioblackout.org/tag/lorenzin/","http://radioblackout.org/tag/medicalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/tso/","http://radioblackout.org/tag/vaccinazioni-obbligatorie/",[147,148,149,150,151],"decreto lorenzin","Lorenzin","medicalizzazione","TSO","Vaccinazioni obbligatorie",{"post_content":153},{"matched_tokens":154,"snippet":155,"value":156},[12,119],"salute pubblica. 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A parte il disinteresse dei media italiani per la Kisan Long March, questa massa che rappresenta un'enorme fetta della popolazione attiva indiana al di fuori del caos urbano, oltre a contare sull asolidarietà locale, ha bucato gli schermi di mezzo mondo, anche perché si tratta della prima dirompente protesta contro lo strapotere del leader nazionalista Narendra Modi.\r\n\r\nPer questo motivo risulta interessante approfondire i motivi che hanno spinto il mondo rurale a invadere pacificamente la popolosa capitale economica per mostrare la propria difficoltà a sostenere le riforme modernizzatrici del governo centrale in materia economica (negli ultimi anni l'incidenza dei suicidi tra gli agricoltori è stata davvero elevata, in particolare dopo la demonetizzazione di qualche mese fa), mentre le tecnologie di coltivazione sono rimaste molto arretrate. A questo scopo abbiamo pensato che tornasse utile porre la questione all'unico estensore di un articolo comparso al proposito nel panorama italiano, e questa è stata l'occasione per Matteo Miavaldi di dischiuderci una serie di panorami relativi alla situazione indiana, passando dal dettaglio dell'evento alla realtà generale nella prospettiva elettorale del 2019, che vedrà la probabile conferma dello strapotere del corrotto Bjp, che va incarnando il sistema India in assenza di valide alternative e sull'onda del populismo nazionalista hindu. Anche se localmente alleanze, come quella che si è affermata nelel elezioni supplettive di questo mese in Uthar Pradesh (lo stato più popoloso), potrebbero battere l'islamofobo premier.\r\n\r\nLe richieste riguardano essenzialmente la cancellazione dei debiti degli agricoltori colpiti da eventi climatici siccitosi, la possibilità di accedere alla proprietà delle terre (attualmente i campi sono molto piccoli per ciascun coltivatore, spesso braccianti non proprietari, e questo impedisce economie di scala che consentano la sopravvivenza e l'accesso al credito), l’deguamento del sistema di irrigazione e l’aumento del prezzo dei prodotti agricoli (ora a chi lavora la terra rimane il 10% del prezzo al consumo), ma sullo sfondo si intravede la delusione per le promesse del 2014, al momento dell'avvento di Modi al potere, che nel comparto agricolo sono state disattese; anzi, il mondo contadino – che rappresenta il 50-70% delle famiglie indiane – ha subito vari provvedimenti che hanno affossato il potere d'acquisto degli addetti di un settore ora ridotto al 17% del pil (ma nel 1970 rappresentava la metà dei profitti del Paese), che è il settore di maggiore instabilità per la nazione con le previsioni di sviluppo maggiore per il 2018.\r\n\r\n \r\n\r\nIn coda all'intervento abbiamo chiesto a Matteo qualche informazione in più rispetto alla condizione dei Rohingya e se ci fosse stato realmente qualche cambiamento rispetto alla repressione e al rientro dal Bangla Desh dopo la trattativa e gli accordi con il Myanmar... ma il rapporto di Amnesty non lascia spazio all'ottimismo.\r\n\r\nIndia: marce contadine e potere nazionalista; epurazione roinghya\r\n\r\n ","19 Marzo 2018","2018-03-20 18:24:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra-300x158.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra-300x158.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra-768x403.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra-1024x538.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/2013-03-16_marahashtra.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Maharashtra: la lunga marcia contadina",1521462911,[175,176,177,178,179,180,181],"http://radioblackout.org/tag/bjp/","http://radioblackout.org/tag/contadini/","http://radioblackout.org/tag/india-nazionalista-di-modi/","http://radioblackout.org/tag/kisan-long-march/","http://radioblackout.org/tag/maharashtra/","http://radioblackout.org/tag/narendra-modi/","http://radioblackout.org/tag/rohingya/",[15,183,184,185,186,29,187],"contadini","India nazionalista di Modi","Kisan Long March","Maharashtra","Rohingya",{"post_content":189},{"matched_tokens":190,"snippet":191,"value":192},[72,12],"in assenza di valide alternative \u003Cmark>e\u003C/mark> sull'onda del \u003Cmark>populismo\u003C/mark> nazionalista hindu. 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Forse non è importante che generino profitti direttamente, quanto che spostino consenso e permettano al finanzkapitalismus di riprendersi praterie di followers migrati verso quotidiani rotocalchi di becera destra popolare.\r\nIn quest'epoca in cui il vecchio liberalismo capitalista (fedelissimo dell'atlantismo) è rimasto schiacciato dal populismo sovranista (attratto da sirene orientaliste) assistiamo a scelte di occupazione di interi settori dell'informazione mainstream da parte di potenti tycoon finanziari: poche concentrazioni in mano a oligarchi che creano opinione attraverso i loro satrapi travestiti da direttori, come Maurizio \"Mossad\" Molinari, che da posizioni di destra repubblicana è approdato al vertice del laico liberal-socialista \"la Repubblica\". Il gruppo Exor che già possedeva \"The Economist\", in mano alla famiglia Agnelli, vi ha collocato Molinari, premiando anche Massimo Giannini e Mattia Feltri (figlio dell'imbarazzante razzista e sessista Vittorio), figure emblematiche per il loro servilismo, che rappresentano bene l'idea di giornalismo cara a questi capitalisti. \r\nMa l'acquisto dai figli di De Benedetti dell'intero pacchetto Gedi (che comprende anche \"l'Espresso\", \"Limes\", \"La Stampa\", \"Il Secolo XIX\".. Radio CApital e Radio Deejay) è la vetrina superficiale dell'operazione generale perpetrata dal pargolo degli Agnelli, la punta dell'iceberg di quanto viene cucinato per controllare e pilotare l'opinione pubblica, forse per prepararsi a soffocare nelle menti gli istinti a rivoltarsi che potranno sorgere con la miseria derivante dagli strascichi dell'epidemia. Infatti si inserisce in un panorama già fosco, ben descritto da Giovanni Castellano, che vede Urbano Cairo rendere marcatamente populista il \"Corsera\", da sempre elemento di punta del Gruppo Rizzoli; ma come dimenticare l'impero Mediaset a completamento del mercato cartaceo... Ecco proprio questo stona: perché simili accorti frequentatori delle borse di tutto il mondo vengono trascinati a investire denaro fresco (quello derivante dalla fusione con Psa-Peugeot-Citroen) in aziende decotte, in testate che perdono lettori paganti ogni settimana? Di qui siamo partiti per arrivare a chiederci – come già Guglielmo Ragozzino – come pensano di drenare denaro con la versione digitale dei giornali, a chi chiedere di seguire sproloqui di pennivendoli da tastiera nel ben più grande flusso di informazione più o meno credibile, più o meno affidabile che però ha il pregio agli occhi dei lettori di essere più vicina a ciò che interessa loro, essendo scritti da loro simili frequentatori del web... e a sua volta trova camuffati personaggi del giornalismo mainstream, come Luca Sofri del \"Post\", per portare come esempio un'altra tradizione di famiglia, come quelle dei Feltri, degli Elkann, oppure grosse concentrazioni finanziarie come Ciaopeople (di Luca Lani e Fernando Diana), editore di \"Fanpage\", primo media per digital audience, tallonato da Citynews nella graduatoria fornita da \"Primaonline\".\r\n\r\nSi tratta di dubbi e questioni stimolati dall'osservazione molto preoccupata sul mondo giornalistico – che corrisponde ed è specchio delle pulsioni dei potenti alla ricerca di rappresentanza linguistico-politica – e di questi spostamenti di capitali, che abbiamo cercato di comprendere attraverso l'analisi disincantata di Maurizio Torrealta (che ha la fortuna e il pregio di essere pensionata, quindi in grado di proporre uno sguardo dall'esterno da parte di un esperto, direttore della scuola di Giornalismo Lelio Basso), che procede in un flusso di ragionamento che comprende il giornale \"Repubblica\" nella sua storia e nel suo senso attuale confrontato con un sistema più \"militare\" come quello cinese; l'importanza che può avere il modello di produzione americano e l'evoluzione dei giornali digitali che non è più copia dello stereotipo cartaceo, svincolatisi da quelle pastoie; le scelte di certe figure erette a direttore possono trovare ragione in una preparazione ad attacchi a culture considerate antagoniste a quella occidentale; fino all'intuizione di un modello di sviluppo di ciò che si trova rappresentato da una testata giornalistica svuotata del suo contenuto e ridotta al ruolo di una app, un mezzo rapido che racchiude uno strumento informativo, una organizzazione politica una montagna di notizie, culture, collocazioni sociopolitiche, accesso regolato... l'evoluzione del giornale, che embrionalmente si può intravedere nello strumento distopico messo in mano a giornalisti preparati proprio a diffondere questo tipo di prodotto onnicomprensivo.\r\n\r\nSpartizione assurda di testate di un giornalismo finito?\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020_05_07_Torrealta.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPuntualmente quelle scelte di campo probabilmente sollecitate dal riallineamento atlantista si sono verificate nell'impostazione strutturale della copia di \"Repubblica\" del giorno successivo a questo intervento con un attacco alla Russia e uno alla Cina, che fa il paio con l'intervento di Giampiero Massolo – ambasciatore, presidente di Fincantieri e del'Ispi – sull'Huffingtonpost, senza più Lucia Annunziata, che richiede lo schieramento dell'Italia a fianco degli Usa per ottenere una tarocca inchiesta sulla Cina, così simile all'antrace di Powell... forse è proprio questo il senso del controllo di tutte le testate mainstrema da parte dell'oligarchia finanzkapitalista proiettato verso una sorta di neocolonialismo.","8 Maggio 2020","2020-05-08 17:25:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"216\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-300x216.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-300x216.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers-768x554.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Citizen-Kane-Welles-Cotten-Newspapers.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Concentrazione di carta straccia e testate blasonate all'ammasso digitale...",1588958661,[214,215,216,217],"http://radioblackout.org/tag/controllo-informazione/","http://radioblackout.org/tag/giornalismo/","http://radioblackout.org/tag/partito-app/","http://radioblackout.org/tag/piattaforme-digitali/",[219,220,221,222],"controllo informazione","giornalismo","partito app","piattaforme digitali",{"post_content":224,"post_title":228},{"matched_tokens":225,"snippet":226,"value":227},[119,12],"vecchio liberalismo capitalista (fedelissimo dell'atlantismo) \u003Cmark>è\u003C/mark> rimasto schiacciato dal \u003Cmark>populismo\u003C/mark> sovranista (attratto da sirene orientaliste)","... sulle cui ceneri creare nuove App onnicomprensive \u003Cmark>e\u003C/mark> dirigiste nelle indicazioni di scelte di campo globale \u003Cmark>e\u003C/mark> capaci di generare reti di notizie mediatizzate da reti di supporti capillari? Forse non \u003Cmark>è\u003C/mark> importante che generino profitti direttamente, quanto che spostino consenso \u003Cmark>e\u003C/mark> permettano al finanzkapitalismus di riprendersi praterie di followers migrati verso quotidiani rotocalchi di becera destra popolare.\r\nIn quest'epoca in cui il vecchio liberalismo capitalista (fedelissimo dell'atlantismo) \u003Cmark>è\u003C/mark> rimasto schiacciato dal \u003Cmark>populismo\u003C/mark> sovranista (attratto da sirene orientaliste) assistiamo a scelte di occupazione di interi settori dell'informazione mainstream da parte di potenti tycoon finanziari: poche concentrazioni in mano a oligarchi che creano opinione attraverso i loro satrapi travestiti da direttori, come Maurizio \"Mossad\" Molinari, che da posizioni di destra repubblicana \u003Cmark>è\u003C/mark> approdato al vertice del laico liberal-socialista \"la Repubblica\". Il gruppo Exor che già possedeva \"The Economist\", in mano alla famiglia Agnelli, vi ha collocato Molinari, premiando anche Massimo Giannini \u003Cmark>e\u003C/mark> Mattia Feltri (figlio dell'imbarazzante razzista \u003Cmark>e\u003C/mark> sessista Vittorio), figure emblematiche per il loro servilismo, che rappresentano bene l'idea di giornalismo cara a questi capitalisti. \r\nMa l'acquisto dai figli di De Benedetti dell'intero pacchetto Gedi (che comprende anche \"l'Espresso\", \"Limes\", \"La Stampa\", \"Il Secolo XIX\".. Radio CApital \u003Cmark>e\u003C/mark> Radio Deejay) \u003Cmark>è\u003C/mark> la vetrina superficiale dell'operazione generale perpetrata dal pargolo degli Agnelli, la punta dell'iceberg di quanto viene cucinato per controllare \u003Cmark>e\u003C/mark> pilotare l'opinione pubblica, forse per prepararsi a soffocare nelle menti gli istinti a rivoltarsi che potranno sorgere con la miseria derivante dagli strascichi dell'epidemia. 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Innanzitutto ci consente di misurarci ancora una volta sulla questione del populismo, che per noi non è una tecnica di raccolta del consenso tra le altre ma qualcosa che in maniera non chiara e con ricchezza di ambivalenze informa un'epoca. Quest'epoca è caratterizzata dal collasso simultaneo dei cosiddetti corpi intermedi, dalla crisi radicale del sistema informativo che da un lato non arriva a cogliere i mutamenti profondi intervenuti a vari livelli della società e dall'altro non può più essere (almeno non tout court) \"opinione pubblica\", dal crollo verticale di fiducia nelle istituzioni (politiche in particolare). Così la politica vive una stagione di uomini soli al comando che si appellano direttamente al popolo e per contro quando il popolo si esprime in maniera diretta (referendum) non finisce di sorprendere vecchi e consolidati etasblishment.\r\n\r\nAssistiamo quindi a una scia lunga di eventi che conducono dalla Brexit all'elezione di Trump, sino al sonoro NO italico.\r\n\r\nSull'elezione di Trump le analisi sono ricche e variegate. La scorsa settimana è uscito un lungo articolo di Piero Pagliani, quasi un saggio, che ha analizzato a fondo quali potrebbero essere gli scenari che ci attendono, ipotizzando che dietro a Trump (come progetto o come capacità di cogliere il momento) vi sia una visione strategica che resta comunque fuori tempo massimo o almeno di transizione verso un'altra fase che è poi solo un'altra fase della crisi sistemica che stiamo attraversando. Già perché è la crisi economica la cornice materiale riconosciuta da tutti (non sarebbe stato scontato anni addietro) come la cornice dentro la quale è indispensabile collocare gli eventi.\r\n\r\nAscolta il contributo che abbiamo registrato con Piero Pagliani, autore del lungo articolo \"America anno zero: la presidenza modernariato\"\r\n\r\nPaglioni\r\n\r\nIl secondo contributo arriva da Nicolò della redazione bolognese di InfoAut, che ha dato vita a un e-book scaricabarile gratuitamente in rete dal titolo già significativo \"Gli USA di Trump: il crepuscolo della seconda globalizzazione?\"\r\n\r\nnicolò infoaut","9 Febbraio 2017","2017-02-11 02:11:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/trump.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Trump e la sua \"mission impossible\"",1486657124,[254,107,255,256,257,258],"http://radioblackout.org/tag/finanziarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/kissinger/","http://radioblackout.org/tag/populismo/","http://radioblackout.org/tag/trum/","http://radioblackout.org/tag/trumpismo/",[260,31,261,12,262,263],"finanziarizzazione","Kissinger","Trum","trumpismo",{"post_content":265,"post_title":269,"tags":272},{"matched_tokens":266,"snippet":267,"value":268},[12,119],"una volta sulla questione del \u003Cmark>populismo\u003C/mark>, che per noi non \u003Cmark>è\u003C/mark> una tecnica di raccolta del","Torniamo ancora su una questione che ha per noi una doppia importanza strategica. 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I 40 anni del Settantasette, populismo e demagogia, processo per stupro...","podcast",1491583657,[348,349,350,351,352],"http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/anarres-del-31-marzo-2017/","http://radioblackout.org/tag/populismo-e-demagogia/","http://radioblackout.org/tag/processo-per-stupro/","http://radioblackout.org/tag/settantasette/",[311,329,303,326,324],{"post_content":355,"post_title":361,"tags":364},{"matched_tokens":356,"snippet":359,"value":360},[357,72,358],"Populismo","demagogia","quarant’anni dopo. Con Massimo Varengo\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Populismo\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>demagogia\u003C/mark>. 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La sentenza che ha assolto uno stupratore perché la donna ha “solo” detto “no, basta” ci riporta indietro di decenni.\r\n\r\nScritte sono comparse davanti al tribunale \u003Cmark>e\u003C/mark> alla Croce Rossa. \r\nAppuntamenti:\r\n\r\n\r\nSabato 1 aprile\r\nore 10,30/12,30 \r\npresidio contro le deportazioni\r\nall'ufficio postale di piazza Santa Giulia\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi \u003Cmark>e\u003C/mark> cartoline… ma deporta rifugiati \u003Cmark>e\u003C/mark> migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato \u003Cmark>e\u003C/mark> chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n\r\nDomenica 2 aprile\r\nore 16\r\npiazza Castello\r\ncacerolazo rumoroso contro la violenza dei tribunali\r\n\r\n\r\nMartedì 4 aprile\r\nore 20,30\r\nalla cavallerizza\r\nassemblea di Non Una di Meno Torino\r\n\r\n\r\nGiovedì 6 aprile \r\nore 10,30/12,30\r\nQuando la sicurezza diventa decoro. Dal Daspo urbano, ai nuovi CPR, dall’asilo negato alle deportazioni\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\n\r\nMercoledì 12 aprile\r\nore 12\r\npresidio contro la violenza dei tribunali in solidarietà con Laura\r\nal tribunale di Torino \u003Cmark>e\u003C/mark> di tante altre città italiane\r\n\r\n\r\nMercoledì 19 aprile\r\nore 10,30\r\nPunto info sul campo rom di via Germagnano. 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Sempre più noioso, ripetitivo, inutile.\r\n\r\nLa revisione del Porcelllum, la legge elettorale che blinda le liste e moltiplica gli eletti di chi vince è, in questo senso, esemplare. Le scelte dei partiti variano in base ai sondaggi per le prossime elezioni: è il trionfo del “no future”, la spazzatura istituzionale che si mostra nuda e senza vergogna. Il re che passeggia senza abiti per la città non svela nulla che tutti non sappiano già.\r\n\r\nLa risposta alla crisi del sistema – se dobbiamo credere ai sondaggi – è quella del buffone che si fa re. L’immagine si deforma, l’invettiva sostituisce l’argomentazione, tutti sono una piazza ma quella piazza ha un solo volto. Un solo ghigno. L’immagine più accattivante è quella del comico che nuota nello stretto. Come resistere alla tentazione di sovrapporgli le bracciate di Benito Mussolini o quelle di Mao nello Yang-tse? Populismo, demagogia, linguaggio “popolare” (Bossi però si sarebbe risparmiato di fingere cultura citando il punto G).\r\n\r\nTutto questo però convoglia un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\n\r\nD’altra parte i risultati delle elezioni siciliane paiono alludere ad un forte straniamento da tutti i percorsi della rappresentanza. Questi risultati forse mettono in campo un desiderio di uscita da percorsi istituzionali. Un altrove che non c’è. È possibile che tanti siano personaggi in cerca di autore, è anche possibile che si aprano spazi per la sperimentazione di percorsi di autogoverno e autogestione della società.\r\nParimenti interessanti sono le pratiche concrete di esodo dal quadro istituzionale messe in campo dai movimenti di resistenza alla devastazione ambientale e allo sperpero di risorse.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Massimo Varengo di Milano e Salvo Vaccaro di Palermo\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Massimo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-09-il-nodo-della-politica-varengo.mp3|titles=2012 11 09 il nodo della politica varengo]\r\ne quella con Salvo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-02-vaccaro-elezioni-siciliane.mp3|titles=2012 11 02 vaccaro elezioni siciliane]\r\n\r\nScarica gli audio: 1 - 2","11 Novembre 2012","La crisi di un sistema politico che riesce solo ad escogitare nuovi modi di riprodurre se stesso è uno spettacolo che va in onda tutti i giorni. 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