Israele/Palestina. La parola alle armi
Scritto dainfosu 9 Luglio 2014
Poco piu’ di un anno e mezzo dopo l’operazione ‘Pilastro di Difesa’, Israele non si accontenta dell’ondata di raid aerei in corso da quasi 48 ore e sintetizzata nel nome in codice ‘Confine Protettivo’: si prepara ad un attacco di terra nella Striscia di Gaza, dalla quale nel frattempo continuano a piovere razzi per mano dei miliziani di Hamas.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha autorizzato il richiamo in servizio di quarantamila riservisti, oltre ai 1.500 gia’ mobilitati.
Durante la notte sono proseguiti i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, e gli obiettivi colpiti sono stati nel complesso centossessanta: negli ultimi due giorni i bersagli attaccati sono stati in tutto circa 430 .
La campagna terrestre che va profilandosi sara’ “per gradi”, dunque “destinata a non concludersi nel giro di qualche giorno”. A ridosso della frontiera con l’enclave vanno ammassandosi decine di carriarmati.
La parola d’ordine dell’esercito israeliano è “colpire duro” e, come dichiarato da Yaalon, “esigere da Hamas un prezzo molto pesante”.
Un prezzo pesante di sicuro e’ gia’ stato pagato: almeno 35 i morti nel piccolo territorio, circa tre cento i feriti. Le viitime sono soprattutto civili.
Il gruppo radicale palestinese tuttavia non si limita a scagliare razzi, 23 dei quali sono stati intercettati dal sistema di difesa anti-missilistico ‘Iron Dome’ mentre a Tel Aviv prima e poi nella stessa Gerusalemme tornavano in funzionale le sirene di allarme. Hamas ha effettuato attacchi anche di terra facendo incursioni direttamente in territorio israeliano.
Se l’escalation militare è ormai un dato di fatto, meno evidente è la dinamica che ridato la parola alle armi.
Vale la pena tornare sul casus belli. L’atroce assassinio di un ragazzo palestinese bruciato vivo da fascisti israeliani, la vendetta per l’omicidio di tre ragazzi israeliani di una scuola confessionale legata alle colonie della Cisgiordania, ha dato il via ad una sorta di terza intifada alle porte di Gerusalemme. A poco è valsa la condanna di Netanyahu e l’arresto di sei presunti responsabili. L’ultima generazione di palestinesi, nata senza prospettive, lontanissima dalla corrotta amministrazione della vecchia OLP, ma estranea alle logiche confessionali di Hamas, per giorni è stata protagonista di una rivolta che rischiava di mettere in difficoltà sia il governo israeliano che Hamas.
La guerra guerreggiata, le bombe, i missili ed un possibile attacco di terra nella Striscia ci restituiscono un panorama in bianco e nero, gradito ad entrambi i contendenti.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello, attento osservatore degli equilibri geopolitici.
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