Grecia. Sull’orlo del baratro
Scritto dainfosu 28 Aprile 2015
La situazione greca procede drammaticamente verso l’epilogo. Tsipras sostituisce Varoufakis come capo delegazione nelle trattative con la ex troika, promuovendo un uomo più direttamente legato al Primo Ministro e meno inviso ai Ministri delle Finanze dell’Eurogruppo. Al di la’ dei nomi, sui quali la stampa europea si è scatenata nel tentativo di dimostrare che l’esperimento Syriza è già fallito, la situazione greca è sempre peggiore. Questo perché il debito greco nei confronti dell’estero è legato a prestiti contratti direttamente con l’FMI, debiti di fronte ai quali non può nemmeno dichiarare il default, pena l’isolamento commerciale assoluto del paese. Per intenderci rischierebbe il sequestro di ogni nave che attraccasse in un porto estero e il blocco di ogni flusso di merci o persone da e verso il paese ellenico. Per questo motivo il governo greco cerca disperatamente di arrivare ad un accordo con l’Europa che scongiuri il default che renderebbe ancora più drammatica la situazione sociale della popolazione. Nel frattempo Tsipras è costretto a svuotare le casse degli Enti Locali per garantire la normale amministrazione, cioè il pagamento di stipendi e pensioni.
La ristrutturazione del debito greco varata nel 2010 ha consegnato al paese una situazione pesantissima; il debito, infatti, è stato ridotto in questi anni di lacrime e sangue di non più del 10% del suo totale restando solidamente ancorato a un meno 330 miliardi sul bilancio dello stato.
La ragione di questo è da ricercarsi nel tipo di ristrutturazione attuata nel 2010 che ha visto l’UE ed il Fmi esclusivamente interessate a salvare le banche tedesche e francesi, proprietarie di gran parte del debito pubblico del paese. L’accordo permise a queste ultime di sfilarsi dalla pesante situazioni scaricandola sui paesi dell’Unione tra cui il nostro che dal 2010 al 2015 ha aumentato la sua esposizione verso la Grecia da 7 a 40 miliardi di euro.
D’altra parte la soluzione possibile per il dilemma greco sarebbe quella per cui il denaro necessario a pagare i conti potrebbe essere preso dalla parte milionaria in euro della stessa popolazione greca che, in questi anni di crisi ha visibilmente aumentato il suo reddito.
Lo scoglio vero da questo punto di vista è chiaramente politico: Tsipras, infatti, dovrebbe riuscire a tassare la chiesa ortodossa ellenica – il maggior proprietario immobiliare del paese – e gli armatori greci, il principale gruppo dominante del paese. La tassazione degli armatori è però vietata dalla costituzione del paese e il suo divieto fu il pedaggio che il paese dovette pagare per la fine della dittatura dei colonnelli nel 1974. D’altra parte Tsipras, al di la dei gesti simbolici come il mancato giuramento nelle mani del vescovo di Atene, non sembra intenzionato a colpire i possessi della chiesa.
Ne abbiamo parlato con Francesco.
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