Il licenziamento di Angela e il “feudo” delle Vallette

Scritto dasu 26 Ottobre 2015

Questa mattina abbiamo parlato con Angela che, da tre anni, lavorava presso il carcere delle Vallette di Torino come educatrice. Il suo lavoro è sempre stato svolto correttamente e non ci sono mai stati motivi per dubitare del suo impegno e della sua serietà all’interno della struttura. Un luogo non facile in cui operare e soggetto a regolamenti interni che dipendono direttamente della direzione carceraria. Prima di settembre Angela aveva ricevuto da parte della direzione una sorta di richiamo per aver indossato sul luogo di lavoro una maglietta No Tav, evidentemente un maglietta con un messaggio poco gradito all’interno di questa istituzione totale, dove evidentemente non vengono giudicati solamente i capi d’abbigliamento. In seguito, il 17 settermbre, ad Angela viene impedito l’accesso al carcere per motivi che vengono definiti “di sicurezza”. Nessuna spiegazione ulteriore. Solo nelle settimane seguenti riuscirà a scoprire che a suo carico c’è stata una segnalazione della Digos che ha annotato uno “scambio di baci e abbracci con alcuni anarco insurrezionalisti”. Di fatto Angela quel giorno, finito il suo consueto orario di lavoro, uscendo dal carcere ha salutato una sua cara amica che prendeva parte ad un presidio di solidarietà per alcuni attivisti No Tav detenuti all’interno della struttura. In seguito a questa “segnalazione” le viene così negata la possibilità di poter continuare a lavorare e si compie un gravissimo atto di discriminazione nei suoi confronti. Il direttore del carcere per giustificare il licenziamento (per ora “informale” dato che manca un documento ufficiale di cessazione del rapporto di lavoro) parla di semplice applicazione di norme dei regolamenti interni, nei casi in cui viene a mancare “la sicurezza”, mentre i prodi giornalisti della cronaca locale, tutti o quasi pro-tav, si sbizzarriscono mettendo sotto la lente di ingrandimento relazioni e scelte personali che riguardano solamente Angela e la sua vita.

Ascolta il suo intervento:

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