La razza al lavoro: sfruttamento, falsa “accoglienza” e repressione da Rosarno a Foggia
Scritto dainfosu 18 Gennaio 2016
Che cosa succede ai lavoratori migranti, più o meno “regolari” per quanto riguarda i documenti, ma sistematicamente sfruttati nelle campagne di Rosarno? Cosa accadrà a braccianti e lavoratori disoccupati nelle campagne di Foggia dove si moltiplicano baraccopoli e ghetti e dove l’amministrazione regionale è pronta a mettere in campo nuovi costosi progetti di “accoglienza” e gestione umanitaria cavalcando il solito tema dell’emergenza?
Nel dicembre scorso si sono verificate varie aggressioni a braccianti originari del Burkina Faso e del Mali che rientravano dal lavoro. La stessa auto si è avvicinata in più occasioni a lavoratori che tornavano dal lavoro in bicicletta: alcuni di loro sono stati presi a sprangate e sono stati ricoverati in ospedale riportando un trauma cranico. Episodi di estrema violenza contro lavoratori migranti a Rosarno sembrano ripetersi ed addirittura aumentare, creando un clima simile a quello del 2010. Quell’anno avvenne la famosa “rivolta di Rosarno” che scosse tutto il paese ed infranse finalmente l’ipocrisia di media e quella dell’opinione pubblica, facendo quanto meno “intuire” quali fossero le reali condizioni di oppressione e sfruttamento in cui vivevano migliaia di lavoratori precari e migranti in tutte le campagne del territorio nazionale, da anni.
Con il passaggio al nuovo anno e nuove elezioni amministrative alle porte, in Puglia si gioca sull’abusato discorso democratico. In modo ossessivo si associa il solito mantra intorno alla “legalità” a pratiche sempre più violente di controllo e repressione, per quel che riguarda la “gestione” sempre redditizia dello sgombero forzato di campi “abusivi”, baraccopoli, ghetti di ogni forma, in cui vivono lavoratori migranti e stagionali, non solo nel sud Italia. Negli ultimi anni, inoltre, la realtà mostra come moltissimi rifugiati e richiedenti asilo si ritrovino a vivere in quegli stessi ghetti, campi e casolari diroccati, perché espulsi dai circuiti della prima accoglienza che, nel migliore dei casi, dura solamente pochi mesi, dato che poi si deve far spazio ai “nuovi arrivi” attraverso progetti e gestione di strutture, su cui ci lucra buona parte del terzo settore e non solo.
In entrambi i casi – che si parli delle aggressioni contro braccianti e migranti a Rosarno o degli sgomberi (più volte annunciati nel corso degli ultimi due anni) di baraccopoli e ghetti più o meno estesi in provincia di Foggia – si evita accuratamente da parte di politicanti e autorità varie di parlare di altre questioni, costantemente rimosse perché evidentemente fondamentali per oliare l’economia ed i profitti di imprenditori, associazioni di settore e GDO nelle campagne italiane. I temi sono sempre gli stessi: le condizioni strutturali di abuso, sfruttamento e ricatto per quel che riguarda il lavoro, la mancanza di documenti o la difficoltà di rinnovare il permesso di soggiorno a causa della Bossi-Fini ancora in vigore, le indecenti condizioni “abitative” in cui si ritrova a vivere la stragrande maggioranza di braccianti e lavoratori disoccupati nel sud come nel nord Italia, i quali si spostano strutturalmente tra campi e ghetti, in cui ormai “risiede” una quantità crescente di persone che ha titolo di protezione internazionale.
Questa mattina abbiamo parlato di questi temi e di molto altro con Irene, attivista di Campagne in Lotta, che segue in particolare le situazioni di Rosarno e Foggia da parecchi anni.
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