Tunisia. La rivolta dei senza potere

Scritto dasu 26 Gennaio 2021

La rivolta degli ultimi, scoppiata nel decimo anniversario della rivoluzione dei gelsomini, non accenna ad affievolirsi. Dalle poverissime province del sud ormai dilaga anche sulla costa e nella capitale.
Ogni notte, nonostante il coprifuoco, centinaia e centinaia di ragazzi, spesso giovanissimi, si riversano per la città, erigendo barricate e saccheggiando negozi. Nel mirino soprattutto una catena di supermercati alimentari, di proprietà di un gruppo molto vicino ad Hennada, il partito al potere.
In questi dieci anni, gran parte delle aspettative di chi si era rivoltato contro il regime di Ben Alì, sono finite in cenere.
Le file dei più poveri si sono allungate. Anche chi vive sulla sponda mediterranea del paese è ormai ridotto alla fame, perché il turismo, principale risorsa in quell’area, si è polverizzato.
Diversamente dal 2011, quando in piazza c’era anche la borghesia progressista e colta del paese, oggi la scena è tutta dei senza potere, che non hanno e neppure cercano rappresentanza politica o forme di autorganizzazione dal basso.
Le proteste partono da appelli sul web e dilagano lungo traiettorie che variano in base a quanto spontaneamente succede per le strade.
La spinta migratoria, che per molti rappresenta l’unica prospettiva, è resa sempre più difficile dagli accordi che lo stato tunisino ha stretto con l’Unione Europea e con l’Italia, prima tappa di ogni rotta migratoria per i giovani tunisini.
I governi di Tunisi hanno accettato di fare da poliziotti di frontiera per conto dell’UE in cambio di aiuti. La spinta a partire resta molto forte, perché forte è la disperazione di chi non ha né presente né futuro.
Ne abbiamo parlato con Karim Metref, insegnante, blogger di origine cabila.

Ascolta la diretta:


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