Intelligence, killer e troll: interviste cifrate del nuovo Biden

Scritto dasu 18 Marzo 2021

Yuri Colombo rimarca il nazionalismo russo che non tollera l’intromissione di un leader straniero: definire “Assassino” Putin al limite possono dirlo i russi. E quindi la mossa di Biden ha sortito l’effetto di un ricompattamento di una nazione la cui potenza economica è volte inferiore a quella degli Usa.
«Chi lo dice lo è», celia infantile Putin, che aveva risposto con lo stesso sfrontato bullismo: «allora ci capiamo» a Biden quando gli aveva rivelato come pur guardandolo negli occhi non riusciva a vedere la sua anima (sottintendendo che per lui era inesistente), alludendo alla dichiarazione di Bush che invece aveva dichiarato di riuscire a vederla.
Eppure uno dei primi gesti pragmatici di Biden è stata la sottoscrizione con Putin del tetto sui missili balistici e strategici nucleari e quindi si possono anche fare accordi con i killer e come dice Andrey Kortunov: «La decisione di Biden di estendere l’accordo START sul nucleare è di gran lunga più importante di qualsiasi frase fuori posto detta dal presidente statunitense nei confronti di Putin».
Si esce dunque dalla cifratura della forma diplomatica, ma avviene consapevolmente, o si tratta di una frase improvvida, inopportuna che nasce da una idiosincrasia acuita dal rapporto dei servizi americani, o invece è stato preparato e imbeccato George Stephanoupolos, il giornalista di Abc che ha dato del killer a Putin per inviare messaggi un po’ a tutto il mondo? Potrebbe anche risultare utile per prendere atto di un fatto consolidato, ovvero quello che Putin elimini fisicamente gli oppositori. Una prima mossa forte per vedere le reazioni, che non si sono fatte attendere, e per mandare un messaggio agli europei, in particolare al progetto tedesco del Nord Stream2, che Biden vorrebbe affossato? Infatti Berlino ha “risposto” accogliendo con favore «il linguaggio molto chiaro» usato dal presidente americano nei confronti della Russia, delle sue azioni in Siria e dei suoi tentativi di “influenzare le elezioni in Paesi terzi”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Heiko Maas in una intervista a “Deutsche Welle”,
Forse per risalire al significato nascosto nelle sciabolate tra i leader delle due potenze bisognerebbe arrivare a capire in che modo hanno agito (e agli ordini di chi: se della Lubianka o del Cremlino) i troll che sono intervenuti per condizionare le campagne elettorali in favore di Trump, perché probabilmente la stura alla esternazione di Biden proviene dal rapporto dell’Intelligence americana che inquadrava la Russia tra le potenze che hanno cercato maggiormente di influenzare il voto… ma in fondo questo argomento era già stato affrontato da Putin, uomo proveniente dal Kgb, che chiese nel film-intervista di Oliver Stone se davvero si poteva pensare che i servizi di un qualunque paese potessero condizionare le elezioni altrove: è parte del loro lavoro, ma non sono così determinanti al risultato. Yurii Colombo ha iniziato una serie dedicata alla storia dei Servizi Segreti russi e quindi ci siamo rivolti a lui per ottenere uno sguardo avvertito su questa sulfurea polemica vista dalla Piazza Rossa, che nell’immaginario americano è rimasta la tana dell’orso russo della Guerra Fredda.
Ma quali sono i veri obiettivi dei Servizi Segreti rispetto a quello che avviene nel paese antagonista?

“«Chi lo dice lo è» (The Killer)”.


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