Aumentano le violenze ai danni di rifugiatx in Tunisia
Scritto dainfosu 25 Aprile 2023
L’11 aprile 2023, un sit-in di rifugiati e migranti che protestavano davanti alle strutture dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) nella capitale tunisina è stato violentemente sgomberato dalle forze di polizia. Per quasi un mese, circa 250 persone hanno tenuto un sit-in pacifico la cui richiesta era l’evacuazione in un Paese terzo sicuro non necessariamente del “nord del mondo”. Il discorso razzista di Kais Said di fine febbraio ha avuto come conseguenza diretta l’ulteriore precarizzazione della condizione di vita di migliaia di persone e la loro esposizione alla violenza razzista; molti sono stati i “ritorni volontari” organizzati dalle ambasciate di vari Paesi subsahariani. Per le persone in sit-in davanti l’UNHCR, però, il ritorno volontario non è una strada percorribile per motivi politici e personali.
Nonostante l’evidente crisi sociale e politica di cui le duecento persone davanti l’UNHCR erano espressione, quest’ultima non ha mai assunto un atteggiamento di apertura o di ascolto. Durante le settimane di sit-in, infatti, nessun responsabile ha comunicato le intenzioni o il posizionamento dell’agenzia dell’ONU né tantomeno è stato proposto un momento di incontro con i portaparola del sit-in. In questa negligenza si arriva allo sgombero del 12 Aprile in cui l’enorme dispositivo repressivo mobilizzato ad hoc ha attaccato il sit-in con gas lacrimogeni e numerose cariche che hanno causato gravi ferite. Secondo i manifestanti presenti, fino a 150 persone sono state arrestate e portate alla stazione di polizia, 70 delle quali sono state rilasciate immediatamente. Le persone fermate e rilasciate sono state private di telefono, documenti e soldi; beni che non sono mai stati restituiti nonostante la richiesta depositata dagli avvocati. Le persone liberate, inoltre, riferiscono di essere stati picchiati e torturati con elettroshock. 30 ragazzi sono ancora in carcere, accusati di “violenza estrema contro un pubblico ufficiale nell’esercizio della sua professione, disobbedienza […] e danneggiamento intenzionale di proprietà altrui” (traduzione non ufficiale).
Il 24 e il 26 aprile si terranno i processi al Tribunale di Tunisi.
Abbiamo chiesto a un compagno che si trova in Tunisia di raccontarci com’è andata. Ascolta e scarica l’approfondimento: