CPR Gradisca. Fughe, proteste, il processo per la morte di Vakhtang Enukidze

Scritto dasu 8 Maggio 2024

L’ultimo tentativo di fuga dal CPR di Gradisca è del 28 aprile. Ci hanno provato in otto: tre sono riusciti a dileguarsi, uno si è fratturato la caviglia scavalcando il muro di cinta, gli altri, dopo una notte passata sui tetti, sono stati riportati nelle celle dalle guardie.
Lo scorso mese è stato molto vivace all’interno del Centro. Dopo un lancio di cibo avariato nei corridoi c’è stato uno sciopero della fame di due giorni. Solo uno dei 9 protagonisti di una fuga è riuscito a guadagnare la libertà.
Il 10 aprile, la cooperativa Ekene ha provato ad installare sbarre metalliche al soffitto della parte esterna delle celle, in risposta è scoppiata una rivolta con letti e materassi bruciati e pareti di plexiglass demolite. La polizia è intervenuta picchiando e gasando i prigionieri.

Il 26 aprile c’è stata la seconda udienza del processo per la morte di Vakhtang Enukidze: secondo il poliziotto che all’epoca coordinò le indagini Enukidze sarebbe morto in seguito ad un pestaggio all’interno del carcere di Gorizia. La morte tuttavia avvenne dentro al CPR, e secondo le testimonianze di altri reclusi poi prontamente espulsi, lì sarebbe stato pestato da 8 guardie.
Immediatamente dopo la morte, i media parlavano di un “edema polmonare acuto” in seguito ad una rissa fra detenuti nel campo, poi di “un’overdose di sostanze xenobiotiche unita a broncopolmonite”. Ora spunta la testimonianza che avallerebbe il pestaggio in carcere.
Probabilmente l’ennesimo depistaggio per coprire l’ennesima morte violenta in un CPR.
Ne abbiamo parlato con Raffaele, un compagno di Trieste

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