“Fronte Orientale” europeo: minacce, ripensamenti e ancora minacce contro la Russia

Il cambio di rotta di Trump sull’Ucraina, secondo cui «con l’aiuto degli stati europei» Kiev dovrebbe puntare a riconquistare tutto il territorio perduto, aumenta la percezione che – una volta fallito il tentativo trumpiano di mediazione con Putin – sull’Europa si scarichi tutto il peso della guerra pur di ridurre il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti. Un altro segnale in questa direzione riguarda i presunti “sconfinamenti” di droni ed aerei da caccia russi (o presunti tali) sopra i cieli di vari paesi dell’Alleanza Atlantica, dalla Danimarca alla Polonia: se Trump ha incoraggiato gli Europei ad abbattere i velivoli nemici, si è però guardato bene dallo specificare se e a che patti gli Stati Uniti sarebbero disposti ad intervenire a difesa degli alleati NATO.
Il premier polacco Tusk, un tempo favorevole a un intervento NATO più deciso, già oggi appare infatti più prudente: senza il sostegno americano, chi si potrebbe assumere la responsabilità di abbattere jet russi? Anche la Commissione europea ribadisce che l’opzione resta sul tavolo, ma le incertezze aumentano riguardo la possibilità che l’Europa sia in grado di affrontare da sola tutto il peso di una guerra che i suoi leader hanno fortemente incoraggiato. Nel frattempo, tra mutue provocazioni nei cieli europei, ucraini e russi l’escalation bellica rischia di diventare una questione non più solo verbale.
Ne parliamo con Sabato Angieri, che ne ha scritto per Il Manifesto.