Argentina. Vince Milei ma cresce l’astensione

Il risultato delle elezioni di medio termine segna la netta affermazione del partito di Milei, “La libertad avanza”, che, con il 40,84%, aumenta la propria delegazione alla Camera e al Senato.
Il 67,85% di votanti, la percentuale più bassa da quando nel 1983 finì la dittatura, segnala un fatto nuovo nel panorama argentino, in cui settori di popolazione non si sentono più rappresentati dai maggiori partiti.
L’affermazione di Milei, specie nella capitale, era inaspettata, dopo la debacle di inizio settembre, quando il candidato peronista al consiglio provinciale di Buenos Aires aveva sconfitto il partito del Presidente.
“Fuerza Patria!” la formazione peronista ne esce con le ossa rotte.
Il populismo di sinistra non ha più il mordente necessario a sconfiggere quello della destra ultraliberista. Una destra che gode dell’appoggio di Trump, che aveva promesso che se avesse vinto Milei, avrebbe concesso il prestito necessario ad evitare un probabile default.
La paura è un motore sociale potente e il rischio di una nuova bancarotta con i conseguenti esiti sociali può aver contribuito a caricare le pile del presidente.
Questa vittoria darà a Milei la forza per portare l’affondo finale a quel poco che resta di servizi e tutele sociali.
Molto dipenderà dallo sviluppo di movimenti capaci i portare al centro la questione sociale fuori e contro e dinamiche elettoraliste.
In questi mesi la durata del movimento dei pensionati e il riaffermarsi di imponenti piazze transfemministe è stato un segnale importante ma ancora non sufficiente a ribaltare il quadro.
Ne abbiamo parlato con il giornalista Martino Mazzonis
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