CPR e Consiglio di Stato: standard minimi e i capitolati d’appalto illegittimi

Lo scorso 25 settembre il Consiglio di Stato ha sancito l’annullamento del capitolato d’appalto previsto per la gestione dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio).
Un’altra decisione di un’altra suprema corte – questa estate, infatti, era toccato anche alla Corte Costituzionale – che mette in discussione la legittimità dei centri di detenzione amministrativa per persone senza documenti considerati validi per la permanenza sul territorio italiano.
Quali scenari apre questa decisione?
Quali saranno le sorti delle gare d’appalto non ancora chiuse?
E per quelle già aggiudicate?
Qualche testata giornalistica all’inizio della settimana scorsa aveva titolato, per poi ritirare l’articolo, “Consiglio di Stato chiude il CPR di Torino”. Quanto sia verosimile questo scenario non è dato sapersi.
A prescindere dall’intervento delle corti, dei capitolati e dei requisiti minimi, non si può sottacere che anche ciò che è formalmente ritenuto legittimo esprime una violenza razzista quotidiana fatta di privazione della libertà e abusi.
Insieme a Luca Rondi di Altreconomia, discutiamo ai microfoni di Radio Blackout quali possono essere i risvolti di questa pronuncia e di “gestione ordinaria” dei CPR da parte di aziende e cooperative del terzo settore.
Ascolta qui:
Nota: durante la diretta è stata raccontata, a titolo esemplificativo, l’esperienza detentiva di una persona reclusa nel CPR di Ponte Galeria. Avendo ricevuto diverse richieste di condividere maggiori informazioni sullo stato di salute e detentivo di questa persona, precisiamo, qui, che è attualmente in stato di libertà, ma non ci sono contatti diretti o indiretti.
