LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #5 – ENTRARE A GAZA? IL MONDO IN ATTESA
La Fine della Fine della Storia
E’ il ventesimo giorno di guerra. Proprio all’alba sembra che alcuni tank israeliani accompagnati da unità di fanteria abbiano compiuto alcune incursioni nel nord della Striscia, ma a parte questo, l’offensiva di terra continua a non partire.
Le cause sono molte: innanzitutto si teme un allargamento in senso regionale del conflitto, ma pesa anche la percezione della questione palestinese in quasi tutto il mondo che non sia occidente. Erdogan non avrebbe potuto essere più chiaro, affermando che gli uomini di Hamas non sono terroristi ma combattenti per la causa palestinese.
La contro narrazione di parte occidentale è tutta tesa a coprire i crimini di guerra israeliani sotto frasi roboanti tipo “il diritto di Israele a difendersi”, che per la verità non è mai stato messo in discussione, o “il diritto di Israele ad esistere”, che Hamas non è minimamente in grado di mettere in discussione. Guterres, nella sua impotenza, ha cercato una sintesi, condannando le atrocità di Hamas ma sottolineandone l’origine storica nelle sofferenze che impunemente e illegalmente Israele infligge da decenni ai Palestinesi, ma anche questo è sembrato troppo alle orecchie occidentali, sensibilissime quando i morti sono i suoi.
Sul tavolo pesa come un macigno la questione degli ostaggi attorno alla quale ruotano i segretissimi negoziati e che può essere l’ago della bilancia di una nuova esplosione del dissenso interno israeliano per ora più o meno soffocato dalla chiamata a serrare i ranghi. La verità è che stiamo assistendo alla punizione collettiva del popolo palestinese che non può che auto percepirsi come martire anche per dare un senso alle condizioni disumane cui è sottoposto che in questi giorni assumono i contorni di una vera e propria carneficina di massa in cui donne e bambini sono colpevoli quanto gli uomini di Hamas. Intanto è difficile non vedere che al di là della vendetta attesa, tremenda e scomposta di Israele, Hamas è soprattutto colpevole di aver messo in luce la vulnerabilità di uno stato che si pensava quasi normalizzato, con i palestinesi ridotti a una fastidiosa questione di razzi destinati a far cilecca, di coltelli o investimenti in auto, qualcosa di gestibile a livello di polizia, insomma, nel disinteresse internazionale.
Gli Usa intanto fanno capire che c’è appoggio ma che non è incondizionato e Biden saltella tra il pieno sostegno a Israele, cui riconoscono di dirigere le operazioni, e i richiami al fatto che il popolo palestinese non è Hamas. Ben intenzionato, quindi, a far si che il fronte regionale non si allarghi.
Nella seconda parte della puntata, a partire dal recente forum sulla Belt and Road Initiative tenutosi a Pechino la scorsa settimana, analizziamo la postura cinese in Medio Oriente: la Cina, infatti, è economicamente il secondo partner di Israele (dopo gli Usa), mentre dal punto di vista diplomatico la Repubblica Popolare, fin dai tempi di Mao, ha un atteggiamento di vicinanza alle istanze del popolo palestinese. Atteggiamento contradditorio, che fa il paio con i consolidati rapporti bilaterali intessuti con l’Iran e che ha nondimeno consentito di registrare di recente significativi successi diplomatici nell’area. Come incide la guerra su questa postura? Quanto pesa lo scontro Stati Uniti-Cina perennemente presente sullo sfondo? Ne parliamo ai nostri microfoni con Dario di Conzo, dottorando in Political Economy cinese alla Normale di Pisa.
Ascolta il podcast:
MATERIALI
The Economist – Netanyahu’s handling of the hostage crisis enrages Israelis
Etienne Dignat – La guerra degli ostaggi: 10 punti sulla tattica di Hamas in Israele
Richard Haass – What Friends Owe Friends – Why Washington Should Restrain Israeli Military Action in Gaza—and Preserve a Path to Peace
The Economist – Can America handle two wars, and maybe a third?
Umberto De Giovannangeli – Intervista a Lucio Caracciolo: “Israele non ha capito che non si possono tenere in gabbia due milioni di persone”
Francesco Rigatelli – Amitav Ghosh: “Occidente, il tuo dominio sta finendo”