","LA GUERRA A CHI SOCCORRE I MIGRANTI .","post",1708962213,[59,60,61],"http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-migranti/","http://radioblackout.org/tag/naufragio-di-cutro/","http://radioblackout.org/tag/navi-ong/",[63,23,64],"guerra ai migranti","navi ong",{"post_content":66,"tags":71},{"matched_tokens":67,"snippet":69,"value":70},[68],"naufragio","prodotto proprio in occasione del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> di fine febbraio dell’anno scorso","Nell’anno della strage di Cutro (26 febbraio 2023) le autorità italiane hanno classificato come operazioni di polizia oltre 1.000 sbarchi, per un totale di quasi 40mila persone, poco più di un quarto di tutti gli arrivi via mare. Questo nonostante gli effetti funesti che la confusione tra “law enforcement” e ricerca e soccorso ha prodotto proprio in occasione del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> di fine febbraio dell’anno scorso a pochi metri dalle coste calabresi, quando morirono più di 90 persone . Dai dati trasmessi dal Viminale a seguito di un’istanza di accesso civico generalizzato si deduce una volontà ben precisa di trattare gli sbarchi dei migranti come operazioni di polizia ,facendo intervenire imbarcazioni non adatte al recupero come è avvenuto un anno fa a Cutro , inoltre le poche navi umanitarie intervenute sono state deliberatamente indirizzate verso porti lontani facendo perdere ai soccoritori delle ong giorni preziosi e i migranti sono stati scientemente fatti sbarcare a Lampedusa per creare l'effetto affollamento ed emergenza .Il meccanismo della macchina mediatica che si mette in moto per creare l'emergenza e criminalizzare le ong emerge da un inchiesta basata su dati che il Viminale si guarda bene dal rendere pubblici , ottenuti con un istanza di accesso civico dalla rivista Atlreconomia ,ne parliamo con Duccio Facchini direttore della rivista.\r\n\r\nhttps://altreconomia.it/i-dati-che-raccontano-la-guerra-ai-soccorsi-nellanno-nero-della-strage-di-cutro/\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/INFO-260224-DUCCIO-FACCHINI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[72,74,77],{"matched_tokens":73,"snippet":63},[],{"matched_tokens":75,"snippet":76},[68],"\u003Cmark>naufragio\u003C/mark> di cutro",{"matched_tokens":78,"snippet":64},[],[80,83],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":69,"value":70},"post_content",[68],{"field":33,"indices":84,"matched_tokens":85,"snippets":87},[25],[86],[68],[76],578730123365187700,{"best_field_score":90,"best_field_weight":91,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":45,"score":92,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":45},"1108091338752",14,"578730123365187698",{"document":94,"highlight":114,"highlights":119,"text_match":88,"text_match_info":122},{"cat_link":95,"category":96,"comment_count":45,"id":97,"is_sticky":45,"permalink":98,"post_author":48,"post_content":99,"post_date":100,"post_excerpt":101,"post_id":97,"post_modified":102,"post_thumbnail":103,"post_thumbnail_html":104,"post_title":105,"post_type":56,"sort_by_date":106,"tag_links":107,"tags":111},[42],[44],"88085","http://radioblackout.org/2024/03/grecia-criminalizzazione-delle-migrazioni-e-militarizzazione-dei-confini/","Con Giulio, che da molti anni vive ad Atene ed è attivo nelle lotte e nella solidarietà ai migranti, abbiamo provato a capire come sia cambiato il panorama delle migrazioni in Grecia negli ultimi anni e a 9 mesi dal più grande naufragio del Mediterraneo. Da un lato, la militarizzazione continua ai confini di terra e marittimi tra fondi e tecnologie europei e spinte nazionalistiche. Dall'altro l'atto stesso di migrare é sempre più l'oggetto diretto di una campagna di repressione che porta a esclusione, isolamento, processi a migranti e solidali, e richieste di condanna di migliaia di anni.\r\nSino al naufragio di Pylos dove una nave è affondata con quasi un migliaio di persone a bordo, botte, intimidazioni e respingimenti erano normali sia dalle isole vicine alla costa turca, sia lungo il confine terrestre, pesantemente militarizzato lungo il fiume Evros. Si calcola per approssimazione che nell’anno precedente al naufragio ci siano stati 500.000 pushback. Chi è annegato a Pylos tentava di raggiungere direttamente l’Italia evitando la Grecia.\r\nSecondo la testimonianza di alcuni sopravvissuti la barca è colata a picco, dopo che una nave della guardia costiera greca ha tentato di trainarla fuori dalle acque territoriali elleniche.\r\nLa forte indignazione per la strage del 14 giugno 2023 ha fatto si che il governo greco allentasse la pressione sulle frontiere e gli sbarchi riprendessero.\r\nDopo il naufragio 9 persone sono state arrestate con l’accusa di essere trafficanti e rischiano pene gravissime. In Grecia è pratica abituale individuare alcuni migranti che, per avere il passaggio hanno accettato di condurre la barca o, sulla frontiera terrestre, guidano un’auto piena di senza carte, arrestarli e accusarli di lucrare sulle vite degli altri migranti. I processi contro queste persone sono fatti senza nessuna possibilità di difesa: niente traduzioni, avvocati d’ufficio nominati il giorno del processo. In media questi processi durano intorno ai 38 minuti.\r\nUn duro colpo a chi lotta è stato lo sgombero del campo autogestito di Lavrio, aperto negli anni Ottanta per accogliere oppositori politici turchi e curdi.\r\nChi non viene respinto per strada finisce in campi lontani dai centri urbani, dove è permesso uscire solo a chi ha fornito i propri dati biometrici.\r\nIn questi anni quasi tutte le strutture autogestite sono state sgomberate e buona parte parte di quelle statali sono state chiuse.\r\nIl gruppo di cui fa parte Giulio gestisce una biblioteca mobile che distribuisce libri in diverse lingue. Ogni settimana vanno in uno dei sei campi che si trovano tra i 50 e i 100 chilometri da Atene, ed aprono il loro furgone/biblioteca. Dentro non possono entrare ed anche stare fuori per intercettare quelli che possono uscire non è facile, perché spesso le guardie private incaricate della sorveglianza mettono i bastoni tra le ruote.\r\nOltre ai campi per richiedenti asilo ci sono le prigioni per clandestini in attesa di espulsione, che funzionano in modo simile ai nostri CPR. Con un’importante differenza: la Grecia ha pochi accordi per rimpatrio.\r\nNe consegue che chi finisce impigliato nella rete repressiva passa un anno e mezzo in galera amministrativa, poi torna in strada clandestino, finché non viene ripescato o riesce a lasciare la Grecia. Un feroce gioco dell’oca.\r\n\r\nAscolta la diretta con Giulio D’Errico, un compagno che vive ad Atene da molti anni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-19-giulio-grecia-migranti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","19 Marzo 2024","","2024-03-19 15:57:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/LP_11152959-e1583498157545.jpg 1201w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Grecia: criminalizzazione delle migrazioni e militarizzazione dei confini",1710863834,[108,109,110],"http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/pylos/",[112,12,113],"grecia","pylos",{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":117,"value":118},[68],"9 mesi dal più grande \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> del Mediterraneo. 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Non si può parlare di naufragio perché vorrebbe dire non prendere in considerazione le circostanze in cui si sono verificate queste morti, e le sue conseguenze politiche. Sebbene le autorità italiane fossero state allertite da Frontex della presenza di una barca alla deriva, nessuno è intervenuto, condannandoli a morte; per questo è più corretto parlare di strage, come scrivono su Melting Pot. Un evento a cui è seguita la beffa di intitolare a Cutro e questa strage un decreto che inasprisce le leggi per chi cerca di arrivare in Europa.\r\n\r\nA un anno di distanza da quella tragica notte la Rete 26 Febbraio, nata per non dimentare quanto è successo, ha organizzato tre giorni di ritrovi, discussioni ma anche musica e sport, «per sensibilizzare e coinvolgere quanta più popolazione possibile», il 24-25-26 febbraio. Sono stati invitati una cinquantina di familiari delle vittime e sopravvissuti, alcuni dei quali non sono potuti andare per ragioni legali: non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno.\r\n\r\nCe lo ha raccontato una rappresentante della Rete 26 Febbraio:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Cutro.28022024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRimandiamo a due articoli, entrambi usciti per Melting Pot:\r\n(Non) È Stato il mare. A un anno dalla strage di Cutro\r\n \r\nStrage di Cutro: cinquanta tra familiari dei naufraghi e sopravvissuti saranno a Crotone dal 24 al 26 febbraio\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nFoto di Christopher Eden su Unsplash","28 Febbraio 2024","2024-02-28 14:27:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-1536x1024.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/christopher-eden-xu2Ig636AOc-unsplash-2048x1365.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tre giorni per ricordare la strage di Cutro",1709130411,[138,139],"http://radioblackout.org/tag/cutro/","http://radioblackout.org/tag/rete26febbraio/",[141,142],"Cutro","rete26febbraio",{"post_content":144},{"matched_tokens":145,"snippet":146,"value":147},[68],"Non si può parlare di \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> perché vorrebbe dire non prendere","Il 26 febbraio 2023 a largo della costa della Calabria si è verificata una delle più grosse stragi recenti italiane: 94 vittime, trasportate dalla corrente sulle spiagge di Cutro. 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La novità è che la Geo Barents, nonostante di la nuova legge imponga di ripescare un solo gruppo di persone, lasciando annegare altri di cui si fosse captato il messaggio, ha salvato tre gruppi di naufraghi prima di partire alla volta di La Spezia, il porto loro assegnato.\r\nIn base alla normativa rischia una multa tra i diecimila e i cinquantamila euro e il fermo per due mesi. In caso di recidiva scatterebbe anche il sequestro dell’imbarcazione.\r\nSulla nave di Médécins sans frontières, arrivata sabato pomeriggio alla Spezia c’erano 237 migranti, un terzo dei quali erano bambini e ragazzi non accompagnati. I bambini, che più di altri rischiano la vita durante le traversate, erano soprattutto nel secondo e nel terzo salvataggio. Uno di loro ha meno di un anno.\r\nLa legge Piantedosi, ci faceva notare l’avvocato Losco, è in diretto contrasto sia con le norme del mare che con la Costituzione, che stabiliscono che il soccorso di persone in pericolo sia un dovere di chi ha la possibilità di salvarle.\r\nLa Geo Barents, dopo le operazioni di sanificazione degli ambienti, è pronta a ripartire appena arriverà il nulla osta.\r\nAncora non si sa se la Procura di La Spezia deciderà di procedere contro i responsabili della nave.\r\nMentre la Geo Barents attraccava a La Spezia, a Tripoli Meloni, Piantedosi e Tajani erano seduti al tavolo con tagliagole e grassatori divenuti ministri e responsabili del contrasto all’immigrazione.\r\nNe abbiamo parlato con Riccardo Gatti della Geo Barents\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/2023-01-31-geo-barents-gatti.mp3\"][/audio]","31 Gennaio 2023","2023-01-31 14:15:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/sbarco_geo_barents_1.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Geo Barents. 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Uno di loro ha meno di un anno.\r\nLa legge Piantedosi, ci faceva notare l’avvocato Losco, è in diretto contrasto sia con le norme del mare che con la Costituzione, che stabiliscono che il soccorso di persone in pericolo sia un dovere di chi ha la possibilità di salvarle.\r\nLa Geo Barents, dopo le operazioni di sanificazione degli ambienti, è pronta a ripartire appena arriverà il nulla osta.\r\nAncora non si sa se la Procura di La Spezia deciderà di procedere contro i responsabili della nave.\r\nMentre la Geo Barents attraccava a La Spezia, a Tripoli Meloni, Piantedosi e Tajani erano seduti al tavolo con tagliagole e grassatori divenuti ministri e responsabili del contrasto all’immigrazione.\r\nNe abbiamo parlato con Riccardo Gatti della Geo Barents\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/2023-01-31-geo-barents-gatti.mp3\"][/audio]",[183],{"field":81,"matched_tokens":184,"snippet":180,"value":181},[68],{"best_field_score":90,"best_field_weight":91,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":45,"score":123,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":45},{"document":187,"highlight":204,"highlights":209,"text_match":88,"text_match_info":212},{"cat_link":188,"category":189,"comment_count":45,"id":190,"is_sticky":45,"permalink":191,"post_author":48,"post_content":192,"post_date":193,"post_excerpt":101,"post_id":190,"post_modified":194,"post_thumbnail":195,"post_thumbnail_html":196,"post_title":197,"post_type":56,"sort_by_date":198,"tag_links":199,"tags":202},[42],[44],"78416","http://radioblackout.org/2022/11/aggiornamenti-da-zarzis/","Un mese fa vi avevamo parlato del naufragio al largo della costa tunisina di una nave partita da Zarzis e ci eravamo fatti raccontare da un compagno che si trova lì la rabbia dei concittadini e delle concittadine in seguito alla gestione piena di contraddizioni, opacità e lacune da parte del governo tunisino della vicenda, che ha in un primo tempo negato il naufragio per poi continure a divulgare informazioni false, fino alla scoperta che le vittime erano state sotterrate di nascosto in un cimitero per senza documenti. Ci sono state proteste, scioperi, e il blocco del porto di Zarzis. \r\n\r\nVediamo come prosegue la lotta degli e delle abitanti di Zarzis:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/zarzis3.mp3\"][/audio]","21 Novembre 2022","2022-11-21 18:48:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06-1024x682.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06-768x511.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/photo_2022-11-21-18.46.06.jpeg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aggiornamenti da Zarzis",1669056482,[109,200,201],"http://radioblackout.org/tag/proteste/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[12,203,17],"proteste",{"post_content":205},{"matched_tokens":206,"snippet":207,"value":208},[68],"fa vi avevamo parlato del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> al largo della costa tunisina","Un mese fa vi avevamo parlato del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> al largo della costa tunisina di una nave partita da Zarzis e ci eravamo fatti raccontare da un compagno che si trova lì la rabbia dei concittadini e delle concittadine in seguito alla gestione piena di contraddizioni, opacità e lacune da parte del governo tunisino della vicenda, che ha in un primo tempo negato il \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> per poi continure a divulgare informazioni false, fino alla scoperta che le vittime erano state sotterrate di nascosto in un cimitero per senza documenti. 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Dopo alcuni giorni senza informazioni, le famiglie e l’associazione dei pescatori di Zarzis iniziano autonomamente le ricerche dopo aver sollecitato le autorità tunisine, quelle italiane e le NGO presenti nelle acque internazionali. Secondo Mejid Amor, portavoce dell’Associazione dei Pescatori, il 26 Settembre le operazioni dell’associazione si stoppano in seguito alla notizia, messa in circolazione dal Procuratore di Medenine, per cui la barca è stata intercettata dalla Guardia Costiera libica e che bisognava iniziare le trattative per la loro liberazione. La notizia regge – e con essa il sollievo delle famiglie – fino a quando, il 2 Ottobre, iniziano a circolare le immagini di un corpo ritrovato sulla vicina isola di Djerba. Dalle immagine e da un braccialetto al polso, la famiglia ne riconosce l’identità: è il corpo di Malek e il suo ritrovamento riapre l’ipotesi del naufragio. Altre due spedizioni dei pescatori monitorano tutte le coste tra Zarzis e Djerba. Il 9 Ottobre, durante la seconda giornata di ricerche, la foto di un corpo ritrovato in mare il 26 Settembre scorso viene riconosciuto dalla famiglia dai pantaloncini indossati; fino a prova contraria, è quello di Aymen (?). La domanda che ci si pone collettivamente a quel punto è: dov’è il corpo ritrovato il 26 settembre scorso? E dove sono tutti gli altri corpi segnalati durante le ricerche dei pescatori? La trama di retoriche e comunicazioni contraddittorie si strappa l’11 Ottobre: in occasione di un incontro ufficiale con il governatore del governatorato di Medenine, il delegato del prefetto,il vice-sindaco e le forze dell’ordine. Al sospetto che i corpi siano stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA, le famiglie pretendono la riesumazione dei cadaveri interrati negli ultimi giorni. E’ nel cimitero “Jardin d’Afrique” che si ritrova il corpo della foto riconosciuta dalla famiglia il 9 Ottobre e ritrovato dai pescatori il 26 Settembre e che la famiglia è convinta fosse Aymen.\r\n\r\nNon è stato il mare bensì lo Stato a strappare figli e figlie al sacro gesto della sepoltura. Mercoledì 12 Ottobre la complicità delle istituzioni statali è approvata: gli studenti liceali attraversano la città durante tutta la giornata; i blocchi stradali si riproducono a più riprese nei punti nevralgici di Zarzis; gli uffici del comune e della delegazione occupati dalle famiglie e dalla popolazione. Nelle strade e negli spazi pubblici della città si creano cerchi o semicerchi di gente in cui rimbalzano rabbia e live fb.\r\n\r\nQuello che succede a Zarzis spacca il sentimento di vergogna che, normalmente, accompagna le famiglie di chi è scomparso e che alimenta le accuse alle famiglie degli harraga. Karim vive da 20 anni in Italia e sulla barca partita il 21 Settembre aveva sua moglie, Mouna Aouyda, e sua figlia, Sajda Nasr, di un anno e due mesi. Prima del 21 Settembre avevano ricevuto otto rifiuti alla loro domanda di congiungimento familiare. Il blocco stradale fatto nel suo quartiere, a Souilhel, dice: “è tutto quello che mi resta da poter fare tanto qui non ti ascolta nessuno, la giustizia dobbiamo cercarla da soli...sono due giorni che la strada è bloccata e nessuno è venuto a parlarmi, nessuno ci dice niente”.\r\n\r\nIn una dichiarazione al giornale Nawaat1 fatta il 14 Ottobre, dopo già 3 giorni dalla riesumazione dei corpi sepolti senza DNA al Jandin Afrique, il delegato del prefetto, Ezzedine Khelifi, afferma che dal 21 Settembre, quattro corpi sono stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA. Le autorità non hanno proceduto al test per identificare i corpi dal momento che le famiglie pensavano i loro figli fossero ancora vivi.Avevano elementi capaci di provare la presenza delle 18 persone in Libia, per questo i test del DNA non sono stati reputati necessari.\r\n\r\n“Ma non è questione di essere necessario o meno, il test del DNA per la sepoltura di corpi non riconosciuti è e deve essere obbligatoria” afferma Chamseddine Marzouk a lungo volontario nel cimitero degli ignoti e poi allontanato dalla municipalità; “in una regolare sepoltura di un corpo non identificato, la Guardia Costiera deve comunicare alla municipalità e al procuratore della Repubblica (che per Zarzis ha sede a Mednine). Il corpo, sotto la responsabilità della municipalità, viene portato all’ospedale dove viene fatto il test del DNA e comunicato al procuratore che dà l’autorizzazione alla municipalità di seppellirlo. Ma è inutile risalire la scala delle responsabilità verso l’alto, piuttosto bisogna discenderla verso il basso: nella pratica più passaggi saltano o non sono veramente rispettati. Spesso le cose si risolvono con delle disattente telefonate o per fax. La municipalità e la Guardia Costiera lavorano sporco ci sono stati dei momenti in cui non sapevano dove interrare i corpi o come sbarazzarsene.\r\n“Dignità per tutti e test del DNA su tutti i corpi ritrovati” è anche il messaggio portato dagli studenti liceali di Zarzis; Non è possibile che nel 2022 dei corpi vengano ritrovati e buttati nel niente, è importante per chi resta di sapere dove è sepolto tua figlia o tuo figlio affermano un gruppo di studenti durante le loro mobilizzazioni. L’interramento di corpi senza test del DNA attraversa tutte le sponde del Mediterraneo centrale da ormai decenni, ad esserne testimone - in parte - è la lotta portata avanti dalle famiglie dei dispersi in mare riunitisi proprio a Zarzis agli inizi dello scorso Settembre e che, sollecitando più volte diverse istituzioni tra europee e italiane, non ha mai trovato né risposte né collaborazione.\r\n\r\nPoter ricollocare un corpo in una rete di affetti è un atto di dignità personale e collettiva. Le responsabilità delle istituzioni tunisine tradiscono il razzismo che da decenni viola questa dignità e che fa da matrice alle pratiche di controllo frontaliero in Europa e Mediterraneo: il ritardare le operazioni di soccorso in mare usato come strategia politica, i pushing-back degli harraga con ogni mezzo necessario, il disincentivare il movimento di persone senza documenti al costo della loro vita3 ne sono un esempio da anni. E’ anche a questa montagna di pratiche razziste che le mobilizzazioni sono reazione e quello che succede a Zarzis non riguarda solo Zarzis.\r\n\r\nNel momento in cui si scrive a Melek, Mouna, Mohammed Ali e Seifddine è stata data degna sepoltura; 14 sono le persone ancora disperse. Una comunicazione ufficiale della presidenza della repubblica garantisce le attività di ricerca lungo la costa e sottolinea, in chiusura, che la scomparsa dei corpi è il rischio che si corre facendo harraga e che la responsabilità è di chi decide di farlo. Nel pomeriggio dello stesso giorno l’associazione dei Pescatori di Zarzis, le famiglie, gli attivisti locali e la popolazione in solidarietà hanno chiesto all’UGTT e ai Sindacati dei Commercianti di indire uno sciopero generale per Martedì 18 Ottobre\"\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nAscolta e scarica il racconto di ciò che è accaduto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/tunisia.mp3\"][/audio]","17 Ottobre 2022","2022-10-17 17:45:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Proteste a Zarzis, Tunisia",1666028224,[227,109,228,201],"http://radioblackout.org/tag/mar-mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/naufragi/",[230,12,231,17],"mar mediterraneo","naufragi",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[68],"suo ritrovamento riapre l’ipotesi del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark>. 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L’interramento di corpi senza test del DNA attraversa tutte le sponde del Mediterraneo centrale da ormai decenni, ad esserne testimone - in parte - è la lotta portata avanti dalle famiglie dei dispersi in mare riunitisi proprio a Zarzis agli inizi dello scorso Settembre e che, sollecitando più volte diverse istituzioni tra europee e italiane, non ha mai trovato né risposte né collaborazione.\r\n\r\nPoter ricollocare un corpo in una rete di affetti è un atto di dignità personale e collettiva. Le responsabilità delle istituzioni tunisine tradiscono il razzismo che da decenni viola questa dignità e che fa da matrice alle pratiche di controllo frontaliero in Europa e Mediterraneo: il ritardare le operazioni di soccorso in mare usato come strategia politica, i pushing-back degli harraga con ogni mezzo necessario, il disincentivare il movimento di persone senza documenti al costo della loro vita3 ne sono un esempio da anni. 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Eppure vale la pena ogni volta ribadirlo e darsi il tempo per capire come – e con quali intenti – il potere decida di protrarre le pratiche razziste anche al di là del confine della vita stessa.\r\n\r\nChe il Mar Mediterraneo sia un cimitero a cielo aperto non è di certo un segreto; eppure puntualmente ogni strage in mare viene silenziata dalla stragrande maggioranza delle coperture mediatiche.\r\nIn questo episodio di Harraga, cerchiamo piuttosto di approfondire la notizia del naufragio di metà Agosto 2025 riportando il giusto termine di strage – non tragedia - per descriverlo e sottolineare le precise responsabilità. Nonché con l’aiuto di attivistx di Maldusa a Lampedusa e con quellx di MEM.MED dalla Sicilia, cerchiamo non solo di entrare nel merito degli eventi ma anche di descrivere, e far una prima analisi, di come il razzismo – e la sua burocrazia – si spinga ben oltre il confine della vita, ricadendo a cascata sulle famiglie dei morti di frontiera.\r\n\r\nPrimo collegamento con chi si trova in questo momento a Lampedusa con Maldusa,\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Maldusa-2025_08_22_2025.08.22-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSecondo collegamento con MemMed -Memoria Mediterranea, gruppo attivo nel supporto alla ricerca delle persone migranti disperse nel Mediterraneo e nel monitoraggio delle pratiche di frontiera.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/MemMed.mp3\"][/audio]","26 Agosto 2025","2025-08-26 07:31:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Immagine-2025-08-23-152414-200x110.png","Il naufragio di Lampedusa e il razzismo anche dopo la morte","podcast",1756193505,[289,290,291,292,293],"http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/maldusa/","http://radioblackout.org/tag/memmed/","http://radioblackout.org/tag/naufragio/","http://radioblackout.org/tag/porto-empedocle/",[19,265,263,68,270],{"post_content":296,"post_title":300,"tags":303},{"matched_tokens":297,"snippet":298,"value":299},[68],"di approfondire la notizia del \u003Cmark>naufragio\u003C/mark> di metà Agosto 2025 riportando","Che lo Stato periodicamente eserciti il suo potere di uccidere, come forma di controllo ed annichilimento delle vite nonché con l’obbiettivo di terrorizzare – e così controllare – il più ampio numero di persone in viaggio senza documenti europei, non è certo novità. 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L'autore Jonathan Swifrt, nato a Dublino nel 1667, si traferì a Londra dove si mise a scrivere e trovò la sua ispirazione nel satireggiare la società del suo tempo, soprattutto inglese. Dopo il primo momento di stupore reciproco, Gulliver apprende che i lillipuziani, che lo chiamano Uomo-Montagna, sono da anni in guerra con i loro vicini di Blefusco. Il motivo è il dissidio se sia meglio rompere le uova dalla parte stretta o quella larga. Gulliver riparte e arriva nel paese dei Giganti, che sono molto colti e curiosi, chiedono a Gulliver in che modo nel suo paese si evita l'accesso alle cariche pubbliche per mezzo di \"una buona sommetta data a una dama di corte o un favorito\" invece che sulla base di reali capacità, provocandogli grave imbarazzo. Poi arriva a Lagado, abitata da scienziati che passano tutto il tempo in esperimenti del tutto inutili, come ritrasformare le feci umane nella condizione originaria di cibo o tentare di costruire le case partendo dal tetto. 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Un deputato del PD, Khalid Chaouki, dopo una visita al Centro di prima accoglienza di Lampedusa, ha deciso di non andarsene, facendosi rinchiudere con i profughi dimenticati lì da mesi. Tra loro i superstiti del naufragio del 2 ottobre, che suscitò commozione ed indignazione anche istituzionale, ma, al di là della pubblica esibizione di cordoglio, delle promesse di superamento della Bossi-Fini, nulla è cambiato. Chaouki ha dichiarato che non se ne sarebbe andato finché i reclusi non fossero stati trasferiti in un CARA.\r\n\r\n21 dicembre. Quattro immigrati si sono cuciti le bocche per protestare contro il prolungarsi della detenzione nel CIE di Ponte Galeria a Roma. Immediatamente il quotidiano \"La Stampa\" ha pubblicato la notizia con il massimo del rilievo e il titolo \"protesta choc\". Chi segue da anni le lotte degli immigrati nei CIE della penisola non può che constatare amaramente che si tratta di uno \"choc\" a scoppio ritardato, uno \"choc\" mediatico, studiato a tavolino per aprire la strada a qualche provvedimento sui CIE. Sono anni che gli immigrati si cuciono la bocca per protesta, sono anni che dai CIE filtrano le immagini che riprendono le bocche serrate da fili robusti, ferite dall'ago, simbolo di una resistenza che cerca di spezzare il silenzio. Inutilmente. A Torino nel lontano 2009 alcuni compagni fecero iniziative perché si parlasse di quelle bocche cucite, di quelle bocche serrate perché anche le urla si schiantano sul muro dell'indifferenza. I media parlarono del dito e nascosero la luna.\r\n\r\nOggi tutto sembra cambiato.\r\nL’atteggiamento nei confronti dell'immigrazione clandestina si sta modificando. Sospettiamo tuttavia che probabilmente tutto debba cambiare, perché tutto resti come prima.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Federico, un compagno impegnato da anni nella lotta contro i CIE.\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 20 denitto cie\r\n\r\nProviamo insieme a fare il punto.\r\nLe galere per immigrati senza carte nell'ultimo anno si sono dimezzate. Ne rimangono aperte solo sei (Torino, Milano, Roma, Trapani Milo, Pian Del Lago, Bari), le altre sono state, una dopo l'altra, bruciate e fatte a pezzi dei reclusi. Il governo ha dovuto chiudere i CIE di Gradisca, Trapani Vulpitta, Bologna, Modena, Crotone. Ufficialmente sono tutti in attesa di ristrutturazione, ma non c'é nessuna notizia certa su una possibile riapertura.\r\nTutti i CIE ancora aperti sono stati a loro volta gravemente danneggiati dalle continue rivolte, la conclusione è una sola: la macchina delle espulsioni è ormai al collasso.\r\nIn base ai dati, ormai calcolati per difetto, dello stesso Viminale, degli oltre 1800 posti dei CIE ne sarebbero ancora agibili meno della metà ed effettivamente riempiti nemmeno un terzo.\r\nIl governo tace, gli specialisti della guerra contro i poveri sono alle prese con la rovina dei loro leader, i poliziotti premono perché non ne vogliono più sapere di fare i secondini nei CIE, dove si rischia di incappare nella rabbia di chi si vede sfilare la vita giorno dopo giorno. 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Chi segue da anni le lotte degli immigrati nei CIE della penisola non può che constatare amaramente che si tratta di uno \"choc\" a scoppio ritardato, uno \"choc\" mediatico, studiato a tavolino per aprire la strada a qualche provvedimento sui CIE. Sono anni che gli immigrati si cuciono la bocca per protesta, sono anni che dai CIE filtrano le immagini che riprendono le bocche serrate da fili robusti, ferite dall'ago, simbolo di una resistenza che cerca di spezzare il silenzio. Inutilmente. A Torino nel lontano 2009 alcuni compagni fecero iniziative perché si parlasse di quelle bocche cucite, di quelle bocche serrate perché anche le urla si schiantano sul muro dell'indifferenza. I media parlarono del dito e nascosero la luna.\r\n\r\nOggi tutto sembra cambiato.\r\nL’atteggiamento nei confronti dell'immigrazione clandestina si sta modificando. Sospettiamo tuttavia che probabilmente tutto debba cambiare, perché tutto resti come prima.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Federico, un compagno impegnato da anni nella lotta contro i CIE.\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 20 denitto cie\r\n\r\nProviamo insieme a fare il punto.\r\nLe galere per immigrati senza carte nell'ultimo anno si sono dimezzate. Ne rimangono aperte solo sei (Torino, Milano, Roma, Trapani Milo, Pian Del Lago, Bari), le altre sono state, una dopo l'altra, bruciate e fatte a pezzi dei reclusi. Il governo ha dovuto chiudere i CIE di Gradisca, Trapani Vulpitta, Bologna, Modena, Crotone. Ufficialmente sono tutti in attesa di ristrutturazione, ma non c'é nessuna notizia certa su una possibile riapertura.\r\nTutti i CIE ancora aperti sono stati a loro volta gravemente danneggiati dalle continue rivolte, la conclusione è una sola: la macchina delle espulsioni è ormai al collasso.\r\nIn base ai dati, ormai calcolati per difetto, dello stesso Viminale, degli oltre 1800 posti dei CIE ne sarebbero ancora agibili meno della metà ed effettivamente riempiti nemmeno un terzo.\r\nIl governo tace, gli specialisti della guerra contro i poveri sono alle prese con la rovina dei loro leader, i poliziotti premono perché non ne vogliono più sapere di fare i secondini nei CIE, dove si rischia di incappare nella rabbia di chi si vede sfilare la vita giorno dopo giorno. Il CIE è un limbo, che precede la deportazione, una sala d'aspetto con sbarre e filo spinato in attesa di un treno che nessuno vuole prendere. \r\n\r\nSi dice che a gennaio possa riaprire il Centro di Bologna e successivamente la struttura modenese ma ancora non si sa chi verrà chiamato a gestirli dopo il disastro della cooperativa Oasi, che si era aggiudicata l'affare vincendo la gara d'appalto con un ribasso enorme rispetto alla precedente gestione della Misericordia di Giovanardi.\r\nA Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Palazzo San Gervasio (Potenza) potrebbero sorgere due nuovi CIE, dopo l'avventura presto finita dell'emergenza Nordafrica.\r\nIl governo ha stanziato 13 milioni di euro ma non si sa se i lavori abbiano preso l'avvio e che punto siano.\r\n\r\nNumerosi segnali indicano che la ricetta individuata dal governo potrebbe essere decisamente più complessa del \"semplice\" riattamento dei CIE distrutti e dell'eventuale apertura di nuove strutture.\r\n\r\nLa decisione di spedire gli immigrati reclusi nelle patrie galere a scontare gli ultimi due anni nei paesi d'origine assunta con il decreto svuotacarceri prenderebbe due piccioni con la solita fava. Alleggerire il sovraffollamento carcerario e, nel contempo, evitare il trasferimento nei CIE e la trafila del riconoscimento espulsione dell'immigrato. Difficile dire se funzionerà, perché molto dipende dalla disponibilità dei paesi di emigrazione ad accettare questo pacco/dono dall'Italia.\r\n\r\nA fine novembre il governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum.\r\n\r\nAl ministero stanno studiando la possibilità di introdurre dei secondini privati per le funzioni di sorveglianza a diretto contatto con i reclusi.\r\nQualche solerte e sinistro esperto del business dell’umanitario, come il consorzio Connecting People, propone di trasformare i CIE in campi di lavoro.\r\n\r\nIl quadro che ne emerge ci pare chiaro. Outsourcing della repressione alla frontiera sud, riduzione degli internati con il trasferimento anticipato dei carcerati nei paesi d’origine, accoglimento delle proteste dei poliziotti, in parte esonerati dal compito di secondini, probabilmente una maggiore attenzione alle prescrizioni della direttiva rimpatri. Un pizzico di umanità in più (se trovano i soldi.)\r\n\r\nUna polpetta avvelenata con una spolverata di zucchero.",[398],{"field":81,"matched_tokens":399,"snippet":395,"value":396},[68],{"best_field_score":90,"best_field_weight":91,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":45,"score":123,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":45},6663,{"collection_name":286,"first_q":68,"per_page":11,"q":68},{"title":404,"slug":405,"exerpt":101,"link":406,"featured_media":407,"slot":408},"A scatola chiusa","a-scatola-chiusa","https://radioblackout.org/shows/a-scatola-chiusa/","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/ellington-and-gonsalves-in-iraq.jpg",{"day":409,"start":410,"end":411},"venerdi","21:30","23:00",["Reactive",413],{},["Set"],["ShallowReactive",416],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fiiVM2K2UhXbbRDxuNle6a0XmN4w1kybLycmvRB6nr7I":-1},true,"/search?query=naufragio"]