Piazza Maidan: fascismi e proletari.
Scritto dainfosu 25 Febbraio 2014
Piazza Maidan è tranquilla ma non pacificata. La gente non smobilita, può essere che ci abbia preso anche gusto. Certo è che oltre alla partita giocata contro il debole Yanukovich, a quelle latitudini se ne gioca un ben più importante, che la Russia non vuole perdere e che l’Europa non sembra in grado di giocare per conto proprio. La Merkel ha abbaiato ma non troppo forte e la soluzione immediata sfociata nella liberazione della Timoshenko sembra in realtà essere il male minore per tutti. In fondo non cambierebbe molto negli assetti di potere ucraini e alla fine ne uscirebbero soddisfatte tanto le oligarchie nazionali che i “mercati” internazionali. Le variabili restano molte. Innanzitutto, la piazza stessa, che la politica istituzionale vorrebbe asservita alle sue logiche ma che ha più riprese ha mostrato di seguire obiettivi propri, per quanto affastellati anche su piani coincidenti con quelli dell’estrema destra. In secondo luogo i fascisti istituzionali di Svoboda e quelli extraparlamentari di Pravi Sector, forza autonoma paramilitare che si è messa al servizio del popolo facendosi prima linea della rivoluzione e cercherà forse di giocare in proprio mentre Svoboda entrerebbe nella coalizione di governo ma per forzarne l’impeto in senso sciovinista. In terzo luogo gli ucraini russofoni delle regioni orientali, più ricchi dei cugini dell’ovest, storicamente più orientati verso la Russia e depositari di tradizioni filosovietiche ben sedimentate. Per il momento lo smembramento del paese non sembrai interessare nessuno ma abbiamo già visto prodursi dinamiche simili ad est e gli effetti sono stati devastanti, con la politica istituzionale ben pronta a soffiare sugli attriti interetnici. Spingendoli all’odio esasperato o inventandoli, di volta in volta, per conseguire precisi obiettivi politici e militari.
Abbiamo raggiunto al telefono Matteo Tacconi, inviato in Ucraina per Il Manifesto.