Decreto lavoro: manovre elettorali

Scritto dasu 23 Aprile 2014

decreto-lavoroIl decreto legge sul Lavoro, uno dei pilastri del Jobs Act, approda in Parlamento nel mezzo di una tempesta di maggioranza. Nuovo Centro Destra e Scelta Civica non hanno apprezzato le modifiche introdotte in Commissione lavoro lo scorso venerdì. Il governo ha deciso di tirare dritto, chiedendo il voto di fiducia alla Camera.
Il testo sui contratti di apprendistato, applicabili a giovani sotto i 29 anni per un massimo di 36 mesi, prevedeva 8 rinnovi nell’arco di tre anni.
Gli emendamenti introdotti in commissione lavoro dalla sinistra PD hanno ridotto i rinnovi da 8 a 5. E’ stato reintrodotto anche l’obbligo di formazione per gli apprendisti e l’assunzione automatica di quelli che superano la quota del 20% rispetto al totale dei dipendenti.
Sulle altre tematiche del lavoro la legge delega il governo di realizzarla. Il solito mandato in bianco divenuto abituale nelle varie compagini governative. Datemi carta bianca e ci penso io.
Siamo in campagna elettorale e le varie formazioni del carrozzone renziano, non escluso il suo stesso partito, si giocano tutte le carte possibili, per intercettare voti.
Oggi il provvedimento è andato alla Camera per la discussione. Domani alle 12 ci saranno invece le dichiarazioni sul voto finale in diretta tv.
Nuovo Centrodestra e Scelta Civica assicurano che voteranno la fiducia alla Camera, ma chiedono modifiche a Palazzo Madama, dove  i loro voti sono decisivi per la tenuta del governo.
Tranne sorprese la Camera dei deputati darà la fiducia: la partita vera si giocherà al Senato.
Certo non è in discussione la stabilità di un governo eterogeneo ma cementato da un robusto patto di interesse, che in questo momento non conviene a nessuno far saltare.
Al di là dei giochi della politica, resta sul piatto un provvedimento, che, anche nella forma attuale, rappresenta un bel regalo per i padroni.

La realtà, quella che viviamo giorno dopo giorno, e quella fotografata dalle statistiche sulla disoccupazione fornite dall’ISTAT, è quella di un paese, dove la precarietà è diventata normale e la disoccupazione strutturale.
Le statistiche ci raccontano che Alfano, Renzi e compagnia cantante i voti non li cercheranno tra i disoccupati, sempre più refrattari al rito elettorale ma tra quelli che ancora conservano l’illusione che la notte passerà.

Ne abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi della CUB.
Ascolta la diretta:

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