Da una pandemia biblica a una palingenesi libraria?

Scritto dasu 24 Aprile 2020

Lorenzo Armando, il nostro interlocutore, sarebbe di formazione un sognatore, un lavoratore dell’editoria da un trentennio circa, uno da cui cerchiamo di trarre speranze di una riconversione della stantia, asfittica, banale editoria italiana, fatta di best-selelr televisivamente indotti come era prima del virus, ma è palese che non può che cambiare il mondo editoriale in ogni suo ganglio: dal magazzino all’ultima bozza, dal controllo ciano alla distribuzione, dal manoscritto illeggibile di un autore spesso pieno di sé a un volume raffinato che nessuno leggerà, perché i promotori sono sensibili solo ai grossi gruppi… ma Lorenzo è da decenni che si scontra con tutto questo, e allora assume il ruolo del pragmatico consigliere dell’Aie (ma mentre lo intercettiamo sta consegnando libri direttametne ai librai, come raccomandava Gobetti agli editori che dovevano essere magazzinieri, correttori, impaginatori…) così da restituirci una fotografia dello scossone proveniente dall’epidemia e dal blocco provocato a ogni singolo passaggio editoriale, impedendo qualsiasi attività… o forse no: infatti il Lorenzo Armando direttore editoriale di Rosenberg&Sellier e Celid, racconta di preparazione di volumi pronti a inondare di nuovo il mercato bulimico dell’editoria italiana, nonostante l’impossibilità di promuovere i volumi prodotti in assenza di fiere, presentazioni, diffusione fisica della presenza di un libro, dell’odore delal sua carta, delal presenza del suo autore, del fascino che proviene dal libro nuovo e del suo autore… i libri rimangono sugli scaffali, visto che i librai sono chiusi e Amazon non li consegna; il digitale non è in grado di sopperire, e comunque non sono arrivati ordini tali da poter salvare la baracca.
Cosa rimarrà di questa esperienza indotta e forzata dalla clausura da epidemia?
E il sistema bibliotecario quale ruolo potrà avvenire quando ci risvelgieremo?
Poteva apparire importante cercare di capire come potesse funzionare il rientro a regime della filiera editoriale, invece diventa uno spunto centrale perché simbolico di tutte le filiere, in quanto coinvolge dinamiche che avvolgono la sempre maggiore presenza della componente digitale, e poi disvela una probabile trasformazione dell’universo del libro, non ancora con contorni precisi ma non si tratterà di una rivoluzione radicale… sicuramente qualche cambiamento è alle viste ma non è ancora possibile capire in che direzione si procederà quando si potrà andare alla conta di chi si salverà.
Tra ideale e pragmatismo questa è l’interpretazione della editoria post-virus di un addetto che sa cosa sia un libro come oggetto culturale e anche di cosa sia un prodotto di un settore come quello del libro e del sistema in cui è inserito adesso e come può evolvere “dopo”:


Il mondo dell’editoria non potrà essere come prima della epidemia


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