Andare oltre la denuncia: considerazioni sul “risarcimento” agli stupri delle donne congolesi

Scritto dasu 23 Novembre 2023

La notizia di qualche settimana fa rispetto alle donne abusate sessualmente in Congo nel quadro di un intervento dell’OMS per la battaglia contro l’ebola e il conseguente “risarcimento” di 250 dollari che l’OMS avrebbe previsto per ciascuna di esse, ci ha portate a intervistare Simona Taliani, psicoterapeuta e antropologa, docente presso l’Università di Torino.

I termini del ragionamento qui proposto sono molto interessanti, in quanto vanno nella direzione di una visione complessiva dei rapporti di potere, delle dinamiche colonialiste a livello macro e micro, delle contraddizioni che questa vicenda porta in sé rispetto alla cooperazione internazionale. Taliani sottolinea inoltre, la possibilità di una sottile strumentalizzazione da parte dei media che danno visibilità a questa vicenda proprio nel momento in cui organizzazioni internazionali come l’ONU sono le uniche ad esporsi apertamente per un cessate il fuoco su Gaza.

Nel contributo, ci si sofferma sul ruolo della sessualità all’interno di un sistema, quello delle organizzazioni internazionali, che contempla rapporti di dominio e di violenza endemica. L’integrazione dei e delle più vulnerabili, oggi, passa attraverso l’accettazione propria di porzioni di corruzione interne al sistema. Pertanto, anche la lettura di questi fatti gravissimi e che rimangono oggetto di fondamentale denuncia necessita di uno sguardo trasversale che interseca la questione di genere con le dinamiche sociali e materiali.

La voce delle donne nella narrazione della violenza sarebbe centrale, poiché l’assunzione di un punto di vista che non le schiacci nella posizione di vittime passa dal ribadire l’aspirazione ad un’emancipazione che non è scevra di contraddizioni. Tra cui la scelta di esporsi al rischio e, al tempo stesso, sfruttare il potere dell’altro per entrare negli interstizi di un sistema marcio, magari con l’obiettivo di trovare una via di fuga dal proprio presente. Seguendo questo ragionamento, è possibile restituire l’idea della pluralità e della complessità che caratterizzano la storia di queste donne, invalidando il ruolo vittimario in cui il sistema stesso le vorrebbe relegare.

 


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