Presidio a Palazzo Lascaris contro i dimensionamenti scolastici e la riforma degli istituti professionali

Scritto dasu 18 Dicembre 2023

Domani, alle ore 13.30, a Palazzo Lascaris, si terrà un presidio contro il dimensionamento scolastico e la riforma degli istituti professionali. Ad esso, saranno presenti le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto Superiore 8 Marzo di Settimo Torinese, che si stanno oppendo, dall’inizio dell’anno scolastico, all’accorpamento della propria scuola a un’altra del territorio della periferia del capoluogo torinese, l’IIS Galileo Ferraris. Lx docenti dell’8 Marzo si sono espressx compattx al dimensionamento durante la votazione in collegio docenti, con la totalità di voti contrari e un’unica astensione, quella del Dirigente Scolastico. Allo stesso modo si è espresso il Consiglio D’Istituto – in cui sono rappresentati famiglie, docenti, personale ATA e studenti. Dall’esigenza di opporsi al dimensionamento, nasce comitato “Agorà 8 marzo”, costituito dal personale scolastico dell’I.I.S. 8 marzo, che così spiega le ragioni della mobilitazione in corso:

“Il nostro è un NO fermo al dimensionamento per almeno tre motivi:

  1. perchè noi crediamo che su scuola, sanità e welfare non sia legittimo tagliare, ma che anzi sul pubblico sia necessario investire. E non vediamo nessun motivo dietro questa scelta se non una razionalizzazione delle spese, vale a dire un taglio inaccettabile, prospetticamente pericoloso sotto il profilo culturale. La manovra finanziaria di questo governo disattende dunque le nostre richieste e queste ne sono le dirette conseguenze: le scuole potenzialmente accorpate, un numero di allievi per classe troppo alto, la carenza di personale o la presenza altissima di precari nella scuola (si contano in Italia 223.000 docenti precari, 1 docente su 4 in sostanza (dati Ministero Istruzione e Merito).
  2. Si adduce a motivo di un dimensionamento il decremento demografico previsto per i prossimi anni, ma questo discorso non tiene da un punto di vista logico perché:
    • alla diminuzione del numero complessivo degli studenti si potrebbe rispondere con una diminuzione del numero di allievi per classe e migliorare così le possibilità della didattica (e questa, lo sottolineo, è una scelta politica, ovvero riguarda il futuro delle comunità che vogliamo costruire e di cui vogliamo essere parte)
    • Inoltre, perché, davanti al decremento in corso, la media regionale – i tratta di una media regionale – di alunni per istituto prevista è di 961 allievi (Decreto Interministeriale n. 127 del 30/07/2023): qui siamo davanti ad un controsenso perchè 20 anni fa, con una popolazione scolastica maggiore avevamo istituti di 600 allievi, oggi ce ne chiedono 961 e le nostre scuole, che risalgono agli anni Settanta/Ottanta sono fatte per contenere 600/700 allievi. E soprattutto chi ha deciso questi numeri e perchè? Essi appaiono completamente arbitrari oltre che anacronistici poichè la media prevista è di 961 studenti per il 2024/25; 949 per il 2025/26 e 938 allievi per il 2026/27. Quale ratio si nasconde dietro queste richieste?
  3. Siamo contrari al dimensionamento perchè dimensionare significa produrre scuole sopra i 1500 allievi, nel nostro caso si tratterebbe di un istituto di più di 1800. A questo proposito vorrei ricordare l’Atto d’indirizzo regionale DCR n. 292-17321 del 25/07/2023 che prevede “la costituzione di istituzioni scolastiche, a seguito degli interventi di dimensionamento con un numero di alunni non inferiore al coefficiente nazionale per l’a.s. della programmazione di riferimento alunni e di norma non superiore a 1500 alunni

Oltre che contrario a quanto stabilito dall’Atto di indirizzo regionale apposito, 1800 allievi + docenti e collaboratori è la popolazione di un piccolo paese: per la gestione ordinaria ci vorrebbe almeno un sindaco, non un dirigente, non un collegio ma un consiglio. Per non parlare della perdita in termini di rappresentatività in tutti gli organi collegiali:

  • un dirigente per 1800 allievi, invece che 700/800
  • un collegio docenti di 200 persone che dovrà discutere in sessioni di 2-3 ore le proposte: come potranno costoro confrontarsi sulla didattica (operazione che già oggi risulta difficile)? Come potranno discutere le proposte? Ci si troverà verosimilmente a ratificare atti che per ciò stesso perderanno di contenuto mantenendo la forma. Ci domandiamo allora: “È questa la scuola che vogliamo?”

Unire i due istituti prevederà la presenza di una sola segreteria e di una sola DSGA per un numero doppio di allievi: le segreterie delle scuole di questo Paese sono già al collasso e assolvere a tutte le esigenze è operazione impossibile. Quali sono le risorse previste per sostenere tutto ciò? Non accadrà forse quanto accaduto già con i fondi PNRR le cui procedure sono state un ulteriore aggravio sulle segreterie?

I collaboratori non sono già sufficienti ad oggi: ad un livello di complessità maggiore non corrisponderà un aumento delle risorse. Il numero di collaboratori è insufficiente oggi e resterà tale.”

La mobilitazione si è allargata oltre alle ragioni di opposizione al dimensionamento e, incontrandosi con altre realtà di docenti in lotta, cerca di costruire un’idea di scuola diversa, inclusiva.

Ascolta e scarica la diretta con la docente Marta Scaccia:

 

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