Julian Assange: anatomia di una persecuzione politica

Scritto dasu 22 Marzo 2024

Il 20 Febbraio 2024 sono iniziate le udienze dinnanzi all’High Court britannica concluse il 25 febbraio, il cui verdetto andrà a stabilire se Julian Assange ha diritto a chiedere un ulteriore accertamento sull’estradizione richiesta dagli Stati Uniti al governo britannico, già concessa nel 2022 dalla prima ministra inglese Priti Patel. 

Il fondatore di Wikileaks rischia 175 anni di carcere per accuse di tradimento rivoltegli da uno stato che non è il suo, ma del quale ha diffuso documenti secretati, fatti trapelare da vari informatori, che liberamente possono avere accesso al sito crittografato allo scopo di proteggere ogni fonte. Quei documenti dall’Afghanistan, all’Iraq, alla prigione di Guantanamo testimoniano le efferatezze compiute dal governo statunitese e dal suo braccio armato. La fondamentale importanza dei documenti fatti trapelare da Chelsea Manning (CableGate) nel comprovare la corruzione della macchina diplomatica e delle forever war statunitensi, emblema del capitalismo bellico ha scatenato la macchina della vendetta di Uncle Sam.

Nell’effettivo, ben prima di questa possibile condanna, ad Assange la libertà è negata dal 2019. Dall’aprile di quell’anno si trova infatti rinchiuso nel carcere di Belmarsh in Inghilterra, in una condizione di tortura ed isolamento.

La sua condanna è un attacco, o meglio una minaccia, al giornalismo investigativo e critico tutto, alla trasparenza e al libero accesso all’informazione. Con questa consapevolezza sono molte le campagne nate sotto il nome di Free Julian Assange, a cui ha aderito anche Tricontinental: Institute of social resource (https://thetricontinental.org) di cui abbiamo intervistato il direttore Vijay Prashad.

Qui la traduzione dell’intervista con Vijay Prashad, giornalista e storico.

L’audio originale dell’intervista con Vijay Prashad

 


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