La Tunisia verso le elezioni, fra repressione del dissenso e finanziamenti UE

Scritto dasu 18 Settembre 2024

Tunisia 

Migliaia di persone sono scese in piazza  venerdì scorso a Tunisi, prima manifestazione che dopo tanto tempo torna a contestare apertamente le politiche di Saied, che si appresta ad essere rieletto fra poco più di due settimane. La portata simbolica di quanto successo, le contestazioni aperte contro il presidente Kais Saied che è stato chiamato dittatore, che è stato accusato di volere boicottare le elezioni in programma per il prossimo mese e di star impedendo ai politici dell’opposizione di candidarsi è grandissima. Le contestazioni sono arrivate prevalentemente nella capitale Tunisi, sono le più grandi proteste che abbiano interessato la Tunisia negli ultimi due anni. La repressione di Saied, però, continua e bisogna aspettare le prossime settimane per capire se queste manifestazioni possono durare o se verranno represse con arresti e limitazioni. 

Il paese è incluso nel decreto ministeriale che elenca i paesi «sicuri». A maggio di quest’anno il governo Meloni lo ha esteso a 22 Stati. Tra loro compaiono Egitto e Tunisia. Quest’ultima è molto rilevante sia per il numero di sbarchi nel 2024, quasi 6.200 su un totale di 44.767,
che per ragioni politiche: il regime di Kais Saied è al centro della strategia italo-europea di contenimento delle partenze.

Tunisia paese sicuro? Macché. L’Unione Europea finanzia la Tunisia dal 2011, anno della rivoluzione,  prevalentemente nei settori della sicurezza e della giustizia, ma mentre inizialmente vi erano programmi di riforme per allinearsi al diritto internazionale e per promuovere un miglioramento economico e sociale in Tunisia, oggi non restano che programmi (per più di 140 milioni di euro) in materia di rafforzamento delle frontiere, perché la Tunisia serve a bloccare l’arrivo dei migranti in Europa, senza nessun cenno a tutti gli abusi commessi per portare a termine questo obiettivo.

Ne parliamo con Matteo Garavoglia, giornalista freelance del Centro di giornalismo permanente


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