
Trump si candida a sultano del bantustan di Gaza

Nell’incontro di lunedì 29 settembre Netanyahu ha accettato il piano di Trump. Un piano da cui è scomparso il ventunesimo punto, quello che prevedeva che Israele rinunciasse all’annessione della Cisgiordania. Era l’unica parte della bozza di accordo che contemplava una qualche, teorica, tutela per le popolazioni della Cisgiordania ormai sotto costante attacco da parte dei coloni dell’estrema destra religiosa, razzista e violenta.
Se si prescinde dalle misure tipiche di ogni armistizio, dallo scambio di prigionieri all’amnistia per chi si arrende e consegna le armi, la sostanza è la trasformazione di Gaza in un bantustan, con un governo fantoccio e tanta manodopera al servizio degli interessi di investitori stranieri attratti dal business della ricostruzione. Il tutto sotto la supervisione dello stesso Trump, dell’ex primo ministro britannico Blair,e probabilmente di maggiorenti indicati da Egitto e Giordania.
Va da se che, per ora, non c’è ancora una risposta dal governo di Gaza, il cui portavoce ha già rigettato il “Board of peace”, ossia il controllo di Trump e soci sull’area.
La popolazione di Gaza, stremata da due anni di bombe e fame, è prigioniera nella Striscia senza alcuna via d’uscita, perché da un lato c’è l’esercito israeliano e oltre il confine con l’Egitto ci sono migliaia di soldati e di mezzi corazzati inviati da Al Sisi.
La scelta cui sono chiamati i dirigenti di Hamas è tra il bantustan e il genocidio.
Vi proponiamo una lettura ragionata dei punti del piano Trump.
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