lunedì 3 novembre 2025

Un anno dopo la strage di Novi Sad, in Serbia continua la rivolta contro Vucic

Tutto è iniziato quando, il 1 novembre 2024, il crollo della pensilina della stazione di Novi Sad ha provocato 15 vittime, salite a 16 nei mesi successivi. La pensilina era stata sottoposta a lavori di ristrutturazione, assegnati ad aziende di costruzione vicine al governo, nell’ambito di un progetto più ampio di ammodernamento dell’infrastruttura ferroviaria promosso dal governo cinese.

L’assenza di una presa di responsabilità da parte istituzionale in seguito al crollo della pensilina e la mancata volontà di avviare delle indagini sui lavori di ristrutturazione hanno trasformato questa tragedia nel simbolo più emblematico della negligenza istituzionale e del sistema di corruzione diffusa nel paese.

Le proteste partite dagli studenti si sono estese a tutti gli strati sociali ed è ormai un anno che scuotono le fondamenta del potere del presidente Vucic chiedendo le dimissioni ed elezioni anticipate.

Sabato a Novi Sad, che è la seconda città più grande del paese dopo la capitale Belgrado, decine di migliaia di persone sono confluite da varie parti della Serbia per ricordare quel giorno, a un anno dall’incidente e dall’inizio delle molte proteste contro il governo che seguirono.

Ne parliamo con Tatjana Đorđević, scrittrice e giornalista serba.