

Dal 27 settembre in poi, in Marocco migliaia di persone sono scese nelle piazze di tante città, da nord a sud, in proteste autorganizzate online in modo anonimo e orizzontale dall giovanissimi della GenZ. In risposta a queste mobilitazioni sempre più allargate e determinate a rovesciare i rapporti di potere, lo stato ha risposto con una feroce repressione. Il bilancio a due settimane di rivolta è di tre morti e centinaia di arresti, alcuni già andati a condanna con pene dai tre ai quindici anni di reclusione.
In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 15 alle 16, in conversazione con un compagno marocchino parliamo della rabbia verso un sistema di corruzione statale a più livelli: quello che subordina ogni servizio pubblico al pagamento di mance e mazzette, e che permette la costruzione di grandi opere – come gli stadi nuovi di zecca per i mondiali di calcio del 2030 – lasciando senza fondi scuole e ospedali. Parliamo della privatizzazione incalzante di cliniche e scuole, della disoccupazione giovanile, delle violenze poliziesche, ma anche della solidarietà con la resistenza palestinese e del coraggio di una generazione che non si lascia confondere dalla propaganda.

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