LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #14 – LA GERMANIA TRA SCIOPERI E GUERRA

La Fine della Fine della Storia

Abbiamo dato conto delle mobilitazioni che hanno attraversato la Francia, l’Inghilterra, la Grecia, ed è stata nell’ultima settimana anche la volta della Germania, dove i sindacati aspettavano solo l’uscita dalla pandemia per rivendicare aumenti salariali.

L’inflazione è il grande nemico dei lavoratori e il fatto che in punti tanto alti dell’accumulazione e del benessere europeo si diano grosse mobilitazioni anche inedite è indicativo di questa fase tanto caotica che comporta comunque un’erosione del potere di acquisto dei lavoratori europei.

E’ indubbio che la grande quantità di denaro pubblico pompata per tenere in vita l’economia durante la pandemia ha contribuito ad alzare molto l’inflazione; la guerra e la crisi energetica che ne è derivata hanno aggravato il quadro; il rialzo dei tassi ha provocato scossoni finanziari che mettono in luce una volta di più le molte fragilità del sistema bancario internazionale. Insomma, ogni ricetta messa in campo da istituzioni nazionali e internazionali per attenuare gli effetti di un disastro precedente finisce con l’approfondire le criticità già esistenti e col generarne di nuove. Una sorta di circolo vizioso di cui non s’intravede l’interruzione mentre il quadro generale è sempre più quello di una guerra mondiale che va scaldandosi.

La Germania va in cerca del suo ruolo europeo, come forza economicamente e militarmente (?) egemone che faccia le veci degli Stati Uniti nel Mediterraneo e nell’Est europeo, passando per l’umiliazione del North Stream 2 e dei Leopard, certo, ma non c’era grossa scelta.

S’inizia a intravedere l’interlocutore privilegiato del protagonismo diplomatico cinese che sembrerebbe l’Unione Europea in definitiva, tanto da muovere a Pechino Van der Layen e Macron che forse cercano nei cinesi un argine alle pretese statunitensi. Forse l’Europa prende finalmente atto che non c’è alcuna uscita possibile al conflitto in termini militari e che il permanere dell’impasse non fa che precipitare gli eventi verso un allargamento che avrebbe conseguenze atomiche, quindi catastrofiche.

Le notizie di questi giorni sono quindi i negoziati a trazione cinese, orizzonte ancora sfumato su cui si staglia quello più concreto degli Iskander portati in Bielorussia, dell’ingresso ufficiale della Finlandia nella Nato, che rinunciando alla sua storica neutralità fa sì che la delicata architettura mondiale postbellica perda un altro architrave. In questo contesto il grido di allarme del presidente Lukashenko chiarisce che l’alternativa ai negoziati no è il prolungarsi indefinito della guerra ma il suo allargamento con conseguenze a dir poco esiziali visto che si tratterebbe non solo di una terza guerra mondiale ma di “una terza guerra mondiale illuminata da fuochi nucleari”.

Ai nostri microfoni Lars, del sindacato Ver.di per fare il punto sulle proteste sindacali in Germania dove non si verificava un ondata di scioperi tanto massiccia da trent’anni.

Ascolta il podcast:

 

MATERIALI

Wolfgang Streeck – Germans to the Front (traduzione italiana qui)

Wolfgang Streeck – Il Ritorno del Re

Il cortocircuito della sinistra di guerra:




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