LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #13 – LE SORTI DI TAIWAN SI DECIDERANNO ALTROVE
La fine della Fine della Storia
Taiwan al voto. Sabato 13 gennaio si svolgeranno le elezioni presidenziali e legislative: a sfidarsi il candidato del Partito Progressista Democratico (DPP) Lai Ching-te, attuale vicepresidente, il candidato del Guomindang Hou Yu-ih e l’ex sindaco di Taipei Ko Wen-je, del Partito popolare, vero outsider della competizione. La posizione cruciale all’interno della catena produttiva globale dei microprocessori e lo status di casus belli designato assegnato all’isola nello scontro fra Stati Uniti e Cina, conferiscono alla tornata elettorale un respiro internazionale, per quanto le attenzioni dei taiwanesi restino concentrate sulle questioni materiali interne (carovita, inflazione, etc.) e sulla strenua difesa dello status quo giuridico dell’isola, da declinarsi in un incremento della deterrenza militare e ulteriore avvicinamento a Washington (come sostenuto dal DPP), o nel dialogo e nell’approfondimento dei rapporti commerciali e politici con Pechino (come vorrebbe il Guomindang). Sullo sfondo il ruolo cauto e ambiguo dei colossi del settore dei semiconduttori come TSMC, spesso ben più rilevanti a livello politico e diplomatico delle stesse autorità ufficiali.
Ai nostri microfoni Lorenzo Lamperti, giornalista e corrispondente da Taipei per il Manifesto e altre testate, per un approfondimento sui candidati, sui blocchi sociali da essi rappresentati, sul ruolo dei colossi del settore microchip, sul clima che si respira sull’isola e la portata internazionale della contesa.
A dispetto delle caute intenzioni dei suoi abitanti, appare sempre più evidente come, anche in questo caso, le sorti dell’isola si decideranno altrove, nelle pieghe e negli sviluppi che assumerà nel futuro prossimo la contesa fra Stati Uniti e Cina, in questa delicata fase di riconfigurazione degli equilibri mondiali. Se quindi sono le prossime elezioni americane ad assumere un peso ben più rilevante anche per le stesse sorti di Taiwan, appare lecito interrogarsi su quale sia il dibattito attuale all’interno degli stessi apparati USA rispetto alle prossime mosse nell’area e soprattutto nei confronti della Cina, in quella che appare in maniera sempre più evidente come l’assenza di una vera e propria strategia di lungo termine all’altezza dei tempi. Sintomo lampante di una crisi sociale e di una polarizzazione interna lungi dall’essere risolte.
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Nella seconda parte di trasmissione, ci spostiamo nuovamente sul fronte della guerra in Medio Oriente. Ai nostri microfoni Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto e direttore di Pagine Esteri, per un aggiornamento sulla situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La parziale smobilitazione di una parte dei riservisti dal Nord della Striscia, ormai ridotto in macerie, la serie di omicidi eccellenti fra alti ufficiali del cosiddetto “asse della resistenza” verificatesi nelle ultime settimane, le tensioni crescenti nello stretto di Bab al-Mandeb, configurano il passaggio ad una nuova fase della guerra? Alcune opinioni a confronto.
Ascolta il podcast:
MATERIALI
Lorenzo Lamperti – Quanto comandano i chip nelle elezioni di Taiwan
Lorenzo Lamperti – Le identità nazionali e politiche di Taiwan alla prova del voto
Zack Cooper (FOREIGN POLICY) – Does America Have an Endgame on China?
Francesca Paci – Gilles Kepel: “Il prossimo fronte sarà il Mar Rosso. Houthi braccio armato dell’Iran”