Una carovana internazionalista si aggira nel Dombass
Scritto dainfosu 2 Ottobre 2014
L’idea nasce qualche mese fa dalla Banda Bassotti, che cercava un modo per portare solidarietà internazionalista alle popolazioni del Dombass dopo il golpe di Poroshenko e la conseguente resistenza delle zone orientali. E davvero i soldi raccolti sono stati consegnati alle popolazioni che soffrono i danni della guerra civile.
La carovana che si è organizzata, e che in parte è rientrata il 1° ottobre, è realmente stata internazionale, perché vi partecipavano greci, baschi, spagnoli, italiani di ogni campanile; l’intento era anche di cercare di disperdere il velo dell’informazione mistificata dei media mainstream: la riduzione a beghe nazionaliste e separatiste, laddove i partecipanti all’impresa si sono trovati invece a interrogare realtà di lotta sociale e di proposte di lavoratori che contrappongono al neoliberismo nazi di Kiev un’organizzazione del lavoro di stampo socialista; le informazioni su stragi e fosse comuni attribuite dai giornali occidentali alle milizie, quando sono invece operazioni dei battaglioni nazisti di Kiev…
All’interno della Resistenza ci sono molte anime, ci dice Ilaria che ha partecipato alla Carovana: a Donetsk si trovano afflati più nazionalisti, mentre a Lugansk si trovano proposte più radicalmente sociali, anche se i canoni applicati non si avvicinano nemmeno lontanamente ai nostri e quindi risultano fuorvianti le applicazioni pedisseque delle equivalenze tra patriottismo e fascismo, tanto che un cosacco intervistato dai partecipanti diceva che il programma della Novorossija prevede la nazionalizzazione delle imprese e l’abolizione della proprietà privata, in quanto la ribellione è nata come rivolta contro gli oligarchi che volevano l’ingresso in Unione europea per il loro profitto e a detrimento degli interessi dei lavoratori dell’Est del paese, più industrializzato: rivendicazoni sociali che stanno alla base della lotta anti-Maidan; che è anche un tratto culturale.
Si tratta di un popolo in armi: “tutti danno supporto alle milizie, combattendo nel cuore dell’Europa una guerra civile antinazista”, dice Ilaria. Di conseguenza vengono le volontà di gestire il territorio in base a quello che è più utile alla salute delle persone, di far ottenere una giusta pensione a tutti… e queste istanze sono così forti che giungono anche a richiedere una autonomia dalla Russia che consenta di mantenersi indipendenti. I cosacchi di un battaglione comunista si sono organizzati in Soviet e non hanno mai accettato la tregua, che ha bloccato la controffensiva delle milizie, mentre l’esercito di Kiev era sull’orlo della rotta; il risultato è che ora le milizie antinaziste sono prese in mezzo tra esercito di Kiev riorganizzato e rifornito anche di droni dagli Usa e dall’altro si trovano una frontiera non più porosa sul lato russo.
La tregua in realtà, ci ha poi raccontato Ilaria, non c’è mai stata (tuttora bombardano e si scambiano colpi, soprattutto a Mariupol e oggi le agenzie hanno riferito che l’esercito ha bombardato una scuola a Donetsk per salutare l’inizio dell’anno scolastico) e l’accordo di Minsk ha comportato una rottura anche con il cosiddetto amico russo, che in base agli accordi non fornisce più supporti.
Ma ascoltate la voce di Ilaria che racconta con precisione cosa ha visto e vissuto e quali prospetive ci sono per il coordinamento che si è creato in seguito a questa esperienza della Carovana