IL RISIKO BANCARIO ACCELERA. MPS PUNTA MEDIOBANCA, MA IL BERSAGLIO SONO LE GENERALI

Scritto dasu 27 Gennaio 2025

Forti dei profitti straordinari accumulati durante la stagione dei tassi negativi e grazie all’immissione forsennata di liquidità da parte delle banche centrali, le banche italiane puntano alle aggregazioni di istituti sostenendo la tendenza alla creazione di pochi soggetti che controllino gran parte del mercato. Si tratta di profitti però che si sono polarizzati nei bilanci dei pochissimi istituti più grandi, solerti a tradurli in lauti dividendi per gli azionisti, a cominciare naturalmente dai maggiori. Dopo il caso Unicredit, questa volta è il Monte dei Paschi di Siena – salvato dal fallimento grazie all’intervento statale nel 2012 attraverso i Monti bond – a lanciare  l’offerta pubblica di scambio nei confronti di Mediobanca per raggiungere una forza destinata a contrastare Unicredit e, soprattutto, a distogliere Generali dalla fusione con i francesi di Natixis. L’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit, insieme al tentativo di scalata di Commerzbank, e l’avvicinamento tra Generali e Natixis, hanno rappresentato l’evidente tentativo di internazionalizzare il credito italiano, accentuando ancor di più il ruolo dei grandi fondi statunitensi, a partire da BlackRock, ed europei, in particolare francesi. A questo tentativo si oppongono  un nocciolo di azionisti relativamente ristretto quali Delfin dei Del Vecchio e Caltagirone, che hanno il 15% in Mps e il 26% in Mediobanca, che a sua volta possiede il 13% di Generali e settori governativi che perseguono una visione ” sovranista ” ma che sostengono in realtà gli interessi degli “stakehokders”che hanno beneficiato degli enormi dividendi.

Ne parliamo con Renato Strumia del Sallca Cub


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