","25 aprile tra revisionismo e guerra","post",1713975838,[58,59,60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/25-aprile-2024/","http://radioblackout.org/tag/amnistia-di-togliatti/","http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/governo-meloni/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/revisionismo/",[66,67,68,69,70,71,72],"25 aprile 2024","amnistia di togliatti","antifascismo","fascismo","governo meloni","guerra","revisionismo",{"post_content":74},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[76],"intolleranza","di un clima generale di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark>, razzismo e sessismo – che ha","Tra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover* e oppositor* politic* e social*.\r\nIl governo Meloni fa un lieve lifting ma, giorno dopo giorno, rivendica le proprie origini, mentre occupa militarmente tutte le istituzioni culturali, i media e le posizioni cruciali per il controllo del territorio e delle coscienze. Meloni mira alla costruzione di una visione del passato, che riabiliti il fascismo. Criminalizzano le resistenza: le parole del ministro Lollobrigida sui morti fatti dall’antifascismo sono del tutto esplicite.\r\nHanno cominciato con il revisionismo sulle foibe, che seppelliscono definitivamente la memoria della ferocia dell’occupazione italiana e del regio esercito in Jugoslavia e in corno d’Africa. La sordina l’ha messa per prima la sinistra, ansiosa di chiudere con le fasi insurrezionali della Resistenza per costruire uno stato solido, secondo quando deciso da Stalin, Churchill e Roosvelt a Yalta. Togliatti, ministro comunista della giustizia decretò l’amnistia per i fascisti, lasciando in galera tanti che avevano combattuto il fascismo sin dagli anni Venti. I criminali di guerra italiani non sono mai stati perseguiti. É solo grazie a ricercatori come Del Boca se la storia della enorme violenza del colonialismo italiano non è finita come polvere sotto il tappeto. La sinistra ha arato il terreno ai fascisti oggi al governo.\r\nIl fascismo, apparentemente sconfitto dall’insurrezione armata della Resistenza, non ha mai smesso di operare, sotto varie vesti, dall’immediato dopoguerra ad oggi, a volte come semplice supporto alla destra politica ed economica, a volte come elemento di punta dell'offensiva reazionaria e conservatrice: lo testimonia la lunga scia di sangue e di violenza che ha attraversato questo paese (come non ricordare le stragi di P.zza Fontana, di Brescia, ai treni, alla stazione di Bologna...).\r\nOggi con il diffondersi di un clima generale di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark>, razzismo e sessismo – che ha modificato i rapporti sociali, i comportamenti collettivi e le dimensioni individuali, basato com'è sul disprezzo e l’odio per le presunte “diversità” – si ripropone come sbocco “naturale” di una mentalità autoritaria e di una strutturazione gerarchica della vita sociale. Le politiche suicide della sinistra hanno fatto il resto con la precarizzazione del lavoro, l’adesione al neo liberismo, l’attacco alle conquiste sociali del ciclo di lotta precedente, l’ossessione per la legalità dimenticando che la legge è sempre frutto dei rapporti di forza sociali. Il risultato lo vediamo con Meloni e la sua cricca al potere. Oggi c’è il rafforzamento di una vasta rete di alleanze di fatto, che va dalle destre istituzionali alla criminalità organizzata e ad ampi settori dell’apparato statale, fino ai gruppuscoli dell’estremismo più becero. Al di là dei linguaggi, i loro obiettivi sono identici (migranti, realtà anarchiche e comuniste, centri sociali, sindacati di base, comportamenti giovanili, etc.) e fatti propri anche da quei sedicenti “moderati” che vorrebbero più polizia e più repressione, rafforzando quell’apparato statale che, tramite magistratura e polizia, arresta, denuncia e persegue penalmente l’attivismo antifascista, criminalizzando le manifestazioni di piazza con il principio della responsabilità collettiva e dilatando l’applicazione degli articoli sull’associazione sovversiva. Quello stesso apparato che, tra le file delle forze di repressione interna ed esterna, dell’esercito, arruola e mantiene in servizio individui dichiaratamente fascisti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno di Milano, Massimo Varengo\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-24-25-aprile-guerra-revisionismo-vareng.mp3\"][/audio]",[80],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":77,"value":78},"post_content",[76],578730123365187700,{"best_field_score":85,"best_field_weight":86,"fields_matched":16,"num_tokens_dropped":44,"score":87,"tokens_matched":16,"typo_prefix_score":44},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":89,"highlight":135,"highlights":140,"text_match":83,"text_match_info":143},{"cat_link":90,"category":91,"comment_count":44,"id":92,"is_sticky":44,"permalink":93,"post_author":47,"post_content":94,"post_date":95,"post_excerpt":50,"post_id":92,"post_modified":96,"post_thumbnail":97,"post_thumbnail_html":98,"post_title":99,"post_type":55,"sort_by_date":100,"tag_links":101,"tags":118},[41],[43],"67368","http://radioblackout.org/2021/03/onde-indoeuropee-11/","https://youtu.be/v4xZUr0BEfE\r\n\r\nMassimo Morello corrisponde da Bangkok con il cuore a Mandalay, ma prima di ospitare lui e Murat Cinar tra le Onde Indopacifiche, Sabrina Moles ha selezionato questo brano, interessante e significativo, anche se un po’ troppo nazionalista il testo di un pezzo del Metal mongolo, ma si tratta di documentazione: ci era stato richiesto di occuparci di Mongolia e l’approfondimento ha scoperchiato questa pentola di sonorità marcatamente locali con la voce di gola e gli strumenti di Gengis Khan (evocato nel pezzo). Il problema è che rappresentano bene lo spirito tribalista della Mongolia. Ma questo revanscismo identitario non è di un monopolio mongolo, vista la convincente analisi che Max Morello ci sciorina a partire dalle manifestazioni sanguinose nel Myanmar dei golpisti di Taimadaw e che si può applicare nel suo impianto teorico anche al resto del Sudest asiatico, sicuramente dalla Thailandia da dove ci parla in questa corrispondenza da Bangkok: il tribalismo come espressione nazionale (o, come nel caso birmano, dove si sta scivolando nelle comunità dotate di eserciti propri contrapposti a Tatmadaw) di una consapevolezza identitaria che però si estende all’intera area in chiave antineocolonialista, elaborando una sorta di intolleranza passiva nei confronti dell’Occidente che viene escluso completamente dal proprio orizzonte, mentre il riferimento principale rimane la Cina, attenta soltanto ai propri interessi, che possono essere fatti con Aung San Suu Kiy o con i militari indifferentemente – il che alimenta la suddivisione tra tribù. Da sempre quest'area ragione in termini tribali (si pensi alle 130 diverse appartenenze birmane): i manifestanti della Mil&Tea alliance si suddividono in un’infinità di tribù più postmoderne, come i giovani cresciuti a videogame e muoiono come in un gioco; i vecchi reduci dei movimenti comunisti dell'area; frammentazioni anche nel campo militare tra giovani turchi e vecchi apparati orientati solo ai traffici... divisioni incatalogabili, anche perché riemerge la superstizione, la cabala sfuggente. Poco importa se verranno determinate sanzioni più o meno marcate, perché sbocchi di mercati per gli stati dell'area sono assicurati non solo dalla Cina di Xi, ma anche dalla Russia di Putin – ben felice che i cinesi debbano risolvere questa matassa. E anche l'Asean non ha preso una posizione tanto determinata contro Tatmadaw. E si torna al tribalismo degli eserciti che controllano il traffico di droga dell'intera area.\r\n\r\nE nella vicina Thailandia, altrettanto militarizzata nel controllo governativo (una tendenza che si estende anche ai paesi occidentali) si assiste a una radicalizzazione del Movimento, dove gli scontri vedono protagonisti giovani molto più determinati che non disdegnano il confronto violento con le guardie. La Thailandia però vede un supporto di metà della società civile per il regime militarista e la tribalizzazione è una conseguenza della asiatizzazione e viaggia in contrasto con la globalizzazione. E questo vale per l'ossimorica affermazione della \"democrazia fiorente nella disciplina\" ritagliata su questi paesi congiunzione tra Golfo del Bengala e Mar cinese meridionale con credenze e forzature cabalistiche condivise a livello di tribù.\r\n\r\nQui trovate questo dialogo con Massimo Morello sul Sudest asiatico, e anche il proseguio con Murat Cinar sui rapporti stretti tra Cina e Turchia e alcune notizie che i media mainstream non riportano:\r\n\r\n\"11 Il golpe in Myanmar all'epoca del Tribalismo, mentre la vac-diplomacy cinese si allarga alla Turchia\".\r\n\r\n \r\n\r\nLasciando Massimo Morello, passiamo alla soft-diplomacy del Sinovac, vedendola dal punto di vista del Bosforo insieme a Murat Cinar e ci addentriamo nei segreti di stato (e di Pulcinella) con immagini diffuse di scatole di vaccini cinesi che il regime turco nega spudoratamente: tante prove inchiodano Ankara ai suoi rapporti di dipendenza da Pechino. Ora sono già 9 milioni i turchi vaccinati dal siero cinese, benché tra le agenzie informative cinesi di questa transazione non ci sia traccia, anche se sono promesse altri 20 milioni di dosi; altro elemento particolare è che il vaccino cinese si adatta a fruitori giovani, quindi potrebbe esserci qualche problema per gli anziani? ma ci sarà un problema anche con paesi meno autoritari, visto che quasi tutti quelli che hanno adottato il vaccino cinese peccano un po' dal lato dei diritti civili. Ma soprattutto il rapporto tra Pechino e Ankara sta prendendo una forma molto più articolata per politica estera (e distanziamento dall'Occidente) e per economia al tracollo per la Turchia e quindi facile preda del Dragone cinese, producendo un sacco di danni, soprattutto dal punto di vista della tutela delle minoranze e degli oppositori: infatti è notizia di questi giorni il ritrovamento da parte di Adrian Zenz del rapporto Nankai che doveva essere stato cancellato secondo il quale la Cina punta a ridurre la densità della popolazione uigura nello Xinjiang, quale ulteriore misura di persecuzione della minoranza di fede musulmana portando avanti quello che esperti di diritti umani e alcuni governi definiscono un ‘genocidio culturale’; lo studio rimarca che i trasferimenti di manodopera sono anche una misura pensata per il lungo termine che «non solo riduce la densità della popolazione uigura nello xinjiang, ma è anche un metodo importante per influenzare, diluire e assimilare le minoranze», tutte le moinoranze. In altri termini, lo scopo è di lasciare che le minoranze «cambino gradualmente il loro pensiero e la loro comprensione, trasformando i loro valori e la loro visione della vita attraverso un cambiamento dell’ambiente circostante e attraverso il lavoro». \r\n\r\nNell’ultima parte si è parlato della Mongolia per ricapitolare gli ultimi due mesi di vita mongola: la più grande miniera di rame e oro in mano come sempre all'anglo-australiano moloch chiamato Riotinto, che sta creando problemi finanziari a Ulan-Bator.\r\n\r\nIn Cina entriamo attraverso la Mongolia interna e i grandi processori stoccati in interi palazzi dedicati a ospitare le macchine che sovrintendono ai Mining di Bitcoin. E sempre dalle periferie esterne alla Cina torniamo dopo una settimana a Hong Kong, riprendendo il discorso di Ilaria Maria Sala, perché c'è stato l'inizio del processo a 47 attivisti e l'udienza si è protratta per 14 ore con svenimenti e malori da parte degli avvocati della difesa. E su questa scorta arriviamo al cuore dell'impero: la cerimonia del Congresso del partito cinese dove si parlerà sicuramente del debito sovrano e della bolla del mercato immobiliare.\r\n\r\nE infine è stato eliminato lo Hukou, una sorta di permesso di soggiorno permanente, che può essere urbano o rurale, il primo è più difficile da ottenere, creando disparità enormi tra campagna e città. \r\n\r\nDa ultimo le note di colore: i test anali anticovid e l'autobiografia ufficiale di Kim Jong Un, che appare più umanizzato dei suoi antenati.\r\n\r\n \r\n\r\nE si conclude con un pezzo poliglotta e con influenze di molte culture diverse.\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://youtu.be/GU5rB8lR7lY\r\n\r\n.\r\n\r\n.","7 Marzo 2021","2021-03-07 02:05:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-04_myanmar-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-04_myanmar-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-04_myanmar-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-04_myanmar.jpeg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Onde indoeuropee 11",1615076663,[102,103,104,105,106,107,108,109,110,111,112,113,114,115,116,117],"http://radioblackout.org/tag/asean/","http://radioblackout.org/tag/hongkong/","http://radioblackout.org/tag/hukou/","http://radioblackout.org/tag/kimjongun/","http://radioblackout.org/tag/miningbitcoin/","http://radioblackout.org/tag/mongolia/","http://radioblackout.org/tag/nankai/","http://radioblackout.org/tag/riotinto/","http://radioblackout.org/tag/sinovac/","http://radioblackout.org/tag/uiguri/","http://radioblackout.org/tag/aungsansuukiy/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/tatmadaw/","http://radioblackout.org/tag/thailandia/","http://radioblackout.org/tag/tribalismo/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[119,120,121,122,123,124,125,126,127,128,129,130,131,132,133,134],"#asean","#hongkong","#hukou","#kimjongun","#miningbitcoin","#mongolia","#nankai","#riotinto","#sinovac","#uiguri","aungsansuukiy","myanmar","Tatmadaw","thailandia","tribalismo","Turchia",{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[76],"antineocolonialista, elaborando una sorta di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark> passiva nei confronti dell’Occidente che","https://youtu.be/v4xZUr0BEfE\r\n\r\nMassimo Morello corrisponde da Bangkok con il cuore a Mandalay, ma prima di ospitare lui e Murat Cinar tra le Onde Indopacifiche, Sabrina Moles ha selezionato questo brano, interessante e significativo, anche se un po’ troppo nazionalista il testo di un pezzo del Metal mongolo, ma si tratta di documentazione: ci era stato richiesto di occuparci di Mongolia e l’approfondimento ha scoperchiato questa pentola di sonorità marcatamente locali con la voce di gola e gli strumenti di Gengis Khan (evocato nel pezzo). 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Fascisti e polizia stanno moltiplicando le attenzioni intorno all’ex caserma occupata da oltre 30 anni in un’area limitrofa al centro della capitale slovena.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno del gruppo anarchico Germinal di Trieste, che, per il 20 febbraio, ha lanciato un presidio solidale davanti al consolato sloveno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-16-metelkova-fede.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i comunicati del Germinal e di Metelkova.\r\n\r\nSolidarietà agli spazi sociali a Lubiana – giù le mani da Metelkova!\r\nDa alcune settimane il governo sloveno sta portando avanti un attacco senza precedenti agli spazi occupati e autogestiti della capitale.\r\nDopo il violento sgombero e l’inizio della demolizione della Fabbrica Autonoma Rog avvenuti il 19 gennaio, dopo l’attacco con spray urticanti al corteo di solidarietà il 22 gennaio con l’aggiunta di varie multe è ora la volta del Metelkova.\r\nIl 9 febbraio più di 40 agenti dell’antisommossa, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, sono entrati nel piazzale del Metelkova e hanno provato a entrare in alcuni dei locali terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\nQuesta grave provocazione segue di pochi giorni quella effettuata nel medesimo luogo da un gruppo neofascista che – approfittando di un momento in cui non vi era nessuno – ha esposto uno striscione chiedendo la demolizione del Metelkova.\r\nDa quindici anni il Rog e da trenta il Metelkova sono spazi sociali, culturali e politici attraversati da migliaia di persone delle più diverse età e interessi, non solo di Lubiana, ma da tutto il mondo. Laboratori artistici e teatrali, concerti, skatepark, accoglienza e solidarietà ai migranti, assemblee, mostre, feste, cucine popolari sono solo alcune delle tante attività portate avanti.\r\nI due spazi vengono attaccati dal governo per un duplice motivo.\r\nDa una parte sono un ostacolo al processo di gentrificazione del centro cittadino, che mira a fare di Lubiana l’ennesima città vetrina per i turisti allontanando i residenti verso le periferie, dall’altro sono stati il centro delle assemblee del vasto movimento popolare che dalla scorsa primavera è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del governo di destra di Janša.\r\nCome tanti altri e tante altre a Trieste abbiamo attraversato il Rog e il Metelkova moltissime volte. Abbiamo manifestato, ballato, suonato, discusso, intrecciato rapporti solidali. Anche per questo vogliamo dimostrare pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Lubiana.\r\nChiediamo a tutt* di essere presenti e portare un cartello e/o striscione nella lingua che preferite.\r\n\r\n\r\n\r\nSabato 20 febbraio ore 15.30 in via del Teatro Romano (nei pressi della scalinata di santa maria maggiore) presidio sotto il consolato sloveno.\r\n\r\nGruppo Anarchico Germinal\r\n\r\ndi seguito il comunicato di Metelkova:\r\n\r\nPer una città libera, per una Lubiana antifascista\r\n\r\nrichiamo a un'iniziativa comune contro le minacce dei gruppi fascisti\r\n\r\nNell'ultimo anno siamo stati testimoni di un graduale aumento dell'audacia di gruppi fascisti nel diffondere una retorica di violenza nei confronti dei migranti, di quell* che la pensano diversamente, de* artist*e, antifascist*, generalmente nei confronti di una società aperta e libera. Il loro odio non si manifesta solamente da tastiera sui social, ma - come si è visto ultimamente - si manifesta anche nella loro presenza come imposizione nel dibattito pubblico. Questo si è visto con la presenza dei \"gilet gialli\" [diversi da quelli francesi, ndJ] sabato [6/2/2020], e le loro richieste e minacce di disintegrare la Metelkova. Loro non nascondono più la loro natura di ideologia neonazista, perché si rendono conto che hanno un appoggio sicuro dalla parte di chi governa, che gli concede la legittimazione per le loro più vergognose idee.\r\n\r\nUna tipica prova della collisione con i valori basilari di una società è l'intervento di stanotte delle forze dell'ordine speciali, armate fino ai denti, che dopo la tranquilla parata funebre dovuta alla perdita della nostra sorella Fabbrica Autonoma Rog, ha occupato le vie intorno all'AKC metelkova mesto. Più di 40 Robocop, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, hanno poi inondato il piazzale della metelkova, hanno provato a entrare nei club terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\n\r\nUna tale e così folta intrusione delle forze speciali, viene da noi intesa come un'inammissibile escalation di tensione da parte della polizia, che così facendo non solo non risolve gli esempi di attacco e minaccia, ma complica la situazione con l'immotivato mostrarsi con la forza, quindi con l'intimidazione e la creazione dell'impressione che la metelkova sia un problema da risolvere con fucili automatici a canna lunga. Sotto il governo di estrema destra la polizia si è trasformata da un'organo professionale autonomo a un'orda di violenta, che crea conflitti e tensioni, invece di attuare i suoi doveri basilari, cioé: garantire la sicurezza de* cittadin* e della comunità, il rispetto della libertà e dei diritti umani, nonché il rafforzamento dello stato giuridico.\r\n\r\nPer quest'ondata di politiche di odio e violenza sono responsabili sia i governanti, che sono vicini a chi espone le proprie idee di intolleranza, sia quelli che si descrivono come la loro controparte sensibile alle tematiche sociali, ma che poi hanno demolito il Rog. Le ronde di strada, prendendo spunto dall'autorità cittadina, stanno già cercando nuove forme di azione. Sta diventando solo questione di tempo in che modo la violenza simbolica prenderà forma in attacchi concreti e \"pogrom\", indirizzati alle strutture di movimenti sociali e vesro l* abitanti della città.\r\n\r\nIgnorare e deridere queste minacce, che già da tempo stanno subendo numerosi spazi di aggregazione e singol*, non porterà alla loro scomparsa nella discarica della storia, dove e come li hanno portati l* nostr* predecessor* col consenso globale. Di sicuro le loro intenzioni vanno ben oltre il momentaneo chiarissimo bersaglio che è la Metelkova. Se vogliamo vivere in libertà, come società dobbiamo fare di più.\r\n\r\nPer questo all'AKC Metelkova mesto abbiamo fatto una chiamata di solidarietà e a una ribellione generale contro le minacce delle bande fasciste. Possiamo fermare loro cammino e violenza solamente se siamo uniti. Così, ognuno per sé e tutt* per un*, pensiamo cosa possiamo fare per mostrare chiaramente, che le vie di Lubiana sono antifasciste. Che la violenza fascista con i suoi simboli, messaggi, discorsi sulle nostre vie non abbia seguito. Facciamo in modo che potremo camminare per la nostra città spensierati, baciarci, tenerci per mano, ridere, creare, parlare, vivere. Esattamente così come siamo.\r\n\r\nAKC Metelkova mesto\r\nLjubljana, 9 febbraio 2021","16 Febbraio 2021","2021-02-16 15:58:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova.jpg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lubljana. 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Fascisti e polizia stanno moltiplicando le attenzioni intorno all’ex caserma occupata da oltre 30 anni in un’area limitrofa al centro della capitale slovena.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno del gruppo anarchico Germinal di Trieste, che, per il 20 febbraio, ha lanciato un presidio solidale davanti al consolato sloveno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-16-metelkova-fede.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i comunicati del Germinal e di Metelkova.\r\n\r\nSolidarietà agli spazi sociali a Lubiana – giù le mani da Metelkova!\r\nDa alcune settimane il governo sloveno sta portando avanti un attacco senza precedenti agli spazi occupati e autogestiti della capitale.\r\nDopo il violento sgombero e l’inizio della demolizione della Fabbrica Autonoma Rog avvenuti il 19 gennaio, dopo l’attacco con spray urticanti al corteo di solidarietà il 22 gennaio con l’aggiunta di varie multe è ora la volta del Metelkova.\r\nIl 9 febbraio più di 40 agenti dell’antisommossa, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, sono entrati nel piazzale del Metelkova e hanno provato a entrare in alcuni dei locali terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\nQuesta grave provocazione segue di pochi giorni quella effettuata nel medesimo luogo da un gruppo neofascista che – approfittando di un momento in cui non vi era nessuno – ha esposto uno striscione chiedendo la demolizione del Metelkova.\r\nDa quindici anni il Rog e da trenta il Metelkova sono spazi sociali, culturali e politici attraversati da migliaia di persone delle più diverse età e interessi, non solo di Lubiana, ma da tutto il mondo. Laboratori artistici e teatrali, concerti, skatepark, accoglienza e solidarietà ai migranti, assemblee, mostre, feste, cucine popolari sono solo alcune delle tante attività portate avanti.\r\nI due spazi vengono attaccati dal governo per un duplice motivo.\r\nDa una parte sono un ostacolo al processo di gentrificazione del centro cittadino, che mira a fare di Lubiana l’ennesima città vetrina per i turisti allontanando i residenti verso le periferie, dall’altro sono stati il centro delle assemblee del vasto movimento popolare che dalla scorsa primavera è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del governo di destra di Janša.\r\nCome tanti altri e tante altre a Trieste abbiamo attraversato il Rog e il Metelkova moltissime volte. Abbiamo manifestato, ballato, suonato, discusso, intrecciato rapporti solidali. Anche per questo vogliamo dimostrare pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Lubiana.\r\nChiediamo a tutt* di essere presenti e portare un cartello e/o striscione nella lingua che preferite.\r\n\r\n\r\n\r\nSabato 20 febbraio ore 15.30 in via del Teatro Romano (nei pressi della scalinata di santa maria maggiore) presidio sotto il consolato sloveno.\r\n\r\nGruppo Anarchico Germinal\r\n\r\ndi seguito il comunicato di Metelkova:\r\n\r\nPer una città libera, per una Lubiana antifascista\r\n\r\nrichiamo a un'iniziativa comune contro le minacce dei gruppi fascisti\r\n\r\nNell'ultimo anno siamo stati testimoni di un graduale aumento dell'audacia di gruppi fascisti nel diffondere una retorica di violenza nei confronti dei migranti, di quell* che la pensano diversamente, de* artist*e, antifascist*, generalmente nei confronti di una società aperta e libera. Il loro odio non si manifesta solamente da tastiera sui social, ma - come si è visto ultimamente - si manifesta anche nella loro presenza come imposizione nel dibattito pubblico. Questo si è visto con la presenza dei \"gilet gialli\" [diversi da quelli francesi, ndJ] sabato [6/2/2020], e le loro richieste e minacce di disintegrare la Metelkova. Loro non nascondono più la loro natura di ideologia neonazista, perché si rendono conto che hanno un appoggio sicuro dalla parte di chi governa, che gli concede la legittimazione per le loro più vergognose idee.\r\n\r\nUna tipica prova della collisione con i valori basilari di una società è l'intervento di stanotte delle forze dell'ordine speciali, armate fino ai denti, che dopo la tranquilla parata funebre dovuta alla perdita della nostra sorella Fabbrica Autonoma Rog, ha occupato le vie intorno all'AKC metelkova mesto. Più di 40 Robocop, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, hanno poi inondato il piazzale della metelkova, hanno provato a entrare nei club terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\n\r\nUna tale e così folta intrusione delle forze speciali, viene da noi intesa come un'inammissibile escalation di tensione da parte della polizia, che così facendo non solo non risolve gli esempi di attacco e minaccia, ma complica la situazione con l'immotivato mostrarsi con la forza, quindi con l'intimidazione e la creazione dell'impressione che la metelkova sia un problema da risolvere con fucili automatici a canna lunga. Sotto il governo di estrema destra la polizia si è trasformata da un'organo professionale autonomo a un'orda di violenta, che crea conflitti e tensioni, invece di attuare i suoi doveri basilari, cioé: garantire la sicurezza de* cittadin* e della comunità, il rispetto della libertà e dei diritti umani, nonché il rafforzamento dello stato giuridico.\r\n\r\nPer quest'ondata di politiche di odio e violenza sono responsabili sia i governanti, che sono vicini a chi espone le proprie idee di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark>, sia quelli che si descrivono come la loro controparte sensibile alle tematiche sociali, ma che poi hanno demolito il Rog. Le ronde di strada, prendendo spunto dall'autorità cittadina, stanno già cercando nuove forme di azione. Sta diventando solo questione di tempo in che modo la violenza simbolica prenderà forma in attacchi concreti e \"pogrom\", indirizzati alle strutture di movimenti sociali e vesro l* abitanti della città.\r\n\r\nIgnorare e deridere queste minacce, che già da tempo stanno subendo numerosi spazi di aggregazione e singol*, non porterà alla loro scomparsa nella discarica della storia, dove e come li hanno portati l* nostr* predecessor* col consenso globale. Di sicuro le loro intenzioni vanno ben oltre il momentaneo chiarissimo bersaglio che è la Metelkova. Se vogliamo vivere in libertà, come società dobbiamo fare di più.\r\n\r\nPer questo all'AKC Metelkova mesto abbiamo fatto una chiamata di solidarietà e a una ribellione generale contro le minacce delle bande fasciste. Possiamo fermare loro cammino e violenza solamente se siamo uniti. Così, ognuno per sé e tutt* per un*, pensiamo cosa possiamo fare per mostrare chiaramente, che le vie di Lubiana sono antifasciste. Che la violenza fascista con i suoi simboli, messaggi, discorsi sulle nostre vie non abbia seguito. Facciamo in modo che potremo camminare per la nostra città spensierati, baciarci, tenerci per mano, ridere, creare, parlare, vivere. 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Un paese unico per le tensioni e per le soluzioni locali alla convivenza che si differenziano e si coagulano attorno a suggestioni e propagande che ora fanno leva sui temi imposti da Modi molto di più di 5 anni fa quando era lui lo sfidante e che ora sono divenuti referendum sul suo operato, ma soprattutto nel caso di sua vittoria lo spostamento verso l'esclusione delle \"minoranze\" musulmane e cristiane; quando abbiamo sentito Matteo Miavaldi non erano ancora esplosi la serie di attentati che hanno causato a Pasqua nelle chiese cristiane dello Sri Lanka più di 215 morti. un messaggio pasquale che si è potuto recapitare anche grazie a quell'atmosfera di intolleranza religiosa creata nella vicina India dal governo di Modi (e le Tigri tamil non hanno mai attaccato i cristiani). Se in realtà non ha rispettato nessuna delle promesse elettorali, comunque è riuscito nell'intento di cambiare il modo di pensare del paese, ha spostato i valori verso il nazionalismo indù quanto mai nella nazione solo apparentemente ancora democratica, in realtà siamo di fronte a una democratura come molte nazioni governate dal populismo reazionario ora imperante.\r\n\r\nCercando di inquadrare meglio e approfondire i fatti, le vicende che vengono riportate anche dai media occidentali trovano una luce e una spiegazione nelle parole di Matteo Miavaldi che semplicemente riportando quanto esperisce quotidianamente a Mumbai ci dimostra come l apolitica di Modi abbia giocato sull'innalzamento dell'asticella ogni giorno verso la tollerabilità del suo fanatico populistmo: la passione di Matteo viene fuori indicando quale sia il metodo di propaganda, sempre lo stesso pedale schiacciato sul nazionalismo induista, senza alcuna idea ulteriore o diversa da quella di 5 anni fa, né possibilità di sbandierare successi durante questo lustro di potere incontrastato, nonostante gli indici di sviluppo siano accreditati al 7%, ci deve essere qualcosa di truccato, visto che tutti gli altri indicatori economici non si allineano a questo boom del pil; le rilevazioni non sono accurate, oppure il paese non si comporta di conseguenza.\r\n\r\nAffrontando poi la politica estera ci si inoltra in un fitto intrigo geopolitico che coinvolge Cina, Usa, accordi del Pacifico poco efficaci, ma anche più localmente Pakistan, Kashmir, Tibet, che si confonde con la sfera di influenza della Belt and Road iniziative e i suoi risvolti predatori che hanno portato all'acquisizione di un porto in Sri Lanka del tutto controllato dalla Cina con il provato metodo dell'acquisizione in seguito al non aver onorato gli impegni presi. Modi dunque ha cercato di proiettarsi come leader alternativo all'espansione cinese, senza riuscirci in tutti i 5 anni di mandato e quindi non ce n'è traccia nella sua campagna elettorale.\r\n\r\nQuesto e molto altro scaturisce da questo intervento di Matteo Miavaldi, sbalordito di quanto possa essere cambiata l'India durante questo lustro di governo Modi:\r\n\r\nCome l'India del 2019 arriva alle elezioni","21 Aprile 2019","2019-04-21 17:08:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/jaipur-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/jaipur-300x199.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/jaipur-300x199.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/jaipur.png 551w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L’asticella dell’intolleranza si alza sempre più nell’India del Bjp",1555811328,[198,199,200,201,202,203,204],"http://radioblackout.org/tag/bjp/","http://radioblackout.org/tag/congress-party/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/narendra-modi/","http://radioblackout.org/tag/pakistan/","http://radioblackout.org/tag/rahul-gandhi/","http://radioblackout.org/tag/sri-lanka/",[206,207,208,209,210,211,12],"Bjp","Congress party","india","Narendra Modi","pakistan","Rahul Gandhi",{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[76],"anche grazie a quell'atmosfera di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark> religiosa creata nella vicina India","Importante il periodo storico del subcontinente asiatico, non solo e non tanto per le elezioni che si dilatano nel tempo come nello spazio sterminato di questo subcontinente popolato da 900 milioni di elettori, ma soprattutto fulcro degli equilibri mondiali tra Usa e Cina, tra partner locali e nazionalismi, tra religioni compresenti e in costante conflitto tra loro. 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Ora il nemico è di nuovo scelto meticolosamente: si tratta del 10% musulmano e il pretesto è stato dato da una disputa che è finita in un pestaggio a morte di un automobilista singalese; il fatto ha scatenato la reazione dell'intera comunità che ha incendiato e distrutto il quartiere poverissimo dove vivono i musulmani. E il governo ha tardivamente imposto il coprifuoco.\r\n\r\nMa già a fine febbraio c'erano state le prime avvisaglie di un ennesimo pogrom, il più grave dei quali risale al 2014: ad Ampara, nell’Est del Paese, fu vandalizzata una moschea mentre gruppi radicali capeggiati da monaci accusavano i musulmani di fare proselitismo religioso. La comunità musulmana, diffusa in prevalenza sulla costa, è in parte di origine araba, giavanese e indiana. E l’orchestrazione di queste ondate di intolleranza rispondono a una precisa strategia.\r\n\r\nEmanuele Giordana ha concluso il suo articolo su \"il manifesto\" di oggi dicendo «La parabola dell’odio attecchisce sempre quando si cerca un capro espiatorio ai propri guai. E il governo finisce a tollerare, non per simpatie radicali, ma per non perdere il consenso dei due terzi della popolazione srilankese contro solo il 10% di “mori”». Ricorda strategie elettorali di altre longitudini.\r\n\r\nAbbiamo chiesto proprio a Emanuele di contestualizzare e rievocare gli eventi che hanno segnato lo Sri Lanka fino ad arrivare ai nuovi pogrom di questi giorni e ne è scaturito questo quadro, dove gli investimenti passano di mano con l afine di Rajapaksa e i mercati si fondono con l'intolleranza in un'evoluzione che trova spiegazione nella ricostruzione del giornalista di Lettera22.\r\n\r\nIl contesto in cui affonda il conflitto in Sri Lanka","9 Marzo 2018","2018-03-12 15:26:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/Kandy02.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'odio di Kandy: è indispensabile un nemico a nutrire il nazionalismo",1520615506,[235,236,237,238,239,240,204,241],"http://radioblackout.org/tag/buddisti/","http://radioblackout.org/tag/coprifuoco/","http://radioblackout.org/tag/kandy/","http://radioblackout.org/tag/land-grabbing/","http://radioblackout.org/tag/musulmani/","http://radioblackout.org/tag/pogrom-nazionalista/","http://radioblackout.org/tag/tamil/",[243,244,19,245,246,29,12,17],"buddisti","coprifuoco","land grabbing","musulmani",{"post_content":248},{"matched_tokens":249,"snippet":250,"value":251},[76],"l’orchestrazione di queste ondate di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark> rispondono a una precisa strategia.\r","Teatro di conflitti feroci al tempo delle Tigri Tamil e un computo approssimativo di 40000 morti (alcuni parlano di 100000) durante gli ultimi eccidi del 2009; popolazioni diverse per provenienza, sia spaziale che temporale, e religione; interessi divergenti da parte di potenze che sostengono il regime, o altri nazionalismi che maltollerano presenze nella regione che possono sconvolgere equilibri, soprattutto quando per mantenersi al potere i regimi autoritari devono soffiare sul fuoco nazionalista.\r\n\r\nI Tamil sono sempre stati vessati dai buddisti singalesi e da non violenti divennero feroci terroristi e per un quarto di secolo si registrano scontri, finché Rajapaksa, sostenuto dai cinesi, decise di sterminare i Tamil, relegando gli hindu nel Nord del paese, in una piccolissima safe area. 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L’improvvisa e insolita decisione del governo, ufficialmente intesa a combatere corruzione e denaro sporco e denaro “sporco”, ha eliminato definitivamente le banconote da 500 e 1000 rupie (corrispondenti a poco meno di 7 e 14 euro, i tagli di maggior valore in un paese povero come l’India). La scadenza era fine dicembre; e già questo ci aveva indotto ad approfondire l'argomento per scoprire in che modo fosse finito questo autentico bagno di sangue, poiché le prime conseguenze, oltre alla lunghe file davanti alle banche per adeguarsi, furono dificoltà enormi per i poveri, i contadini di piccole realtà rurali, piccoli e medi esercizi commerciali, tutta quell'economia precaria, priva di carte di credito e anche solo senza un conto corrente in banche (spesso distanti chilometri), che è l'ossatura di una federazione come quella indiana dove l'85 per cento della ricchezza è detenuta da uno scarso 10 per cento di popolazione.\r\n\r\nIl premier nazionalista ha poi considerato un successo l'effetto sulle forme di finanziamento dei gruppi insorgenti, come l'irredentismo del Kashmir, o l'insurrezione armata dei maoisti, ma anche questo sbandierato successo è privo di effettivi riscontri, e anche questo ci incuriosiva poterlo analizzare con qualcuno esperto del mondo indiano, che vive e interpreta quella vita quotidiana e ne scrive senza dietrologie come invece ci è capitato di leggere di un'ipotesi che vedeva Visa e Mastercard tra le lobbies che possono aver ispirato Modi.\r\n\r\nUn altro aspetto denunciato da Modi era l'intento di ammodernare il paese. Il tutto, pagando un prezzo salato sulla pelle di centinaia di milioni di indiani della lower class che oggi fanno i conti con stipendi non pagati, lavori occasionali saltati, produzione agricola severamente danneggiata (niente soldi per comprare semi, raccolto della prossima stagione perso) e difficoltà di accesso al credito contante che si traducono in contrazione dei consumi, fino alla fame.\r\n\r\nQuesti aspetti più strettamente monetaristi s'intrecciano con quelli finanziari, ammantati di intolleranza tra caste, con episodi che si fanno sempre più frequenti di violenze, che diventano pretesto per rivendicazioni di appartenenza, più che di ribellione alla violenza di genere, dietro cui si nascondono spesso in realtà tendenze politiche di estrema destra.\r\n\r\nPer riuscire a orientarci in mezzo a questi fenomeni di difficile lettura abbiamo chiesto un parere informato a Matteo Miavaldi, giornalista e studioso di Estremo Oriente, trovando sorprendenti spiegazioni. E siamo arrivati a parlare di maratha e dalit, tornando poi a chiederci perché sia stata messa in opera una manovra così faticosa e con simili costi sociali, prima ancora che economici.\r\n\r\nDemonetizzazioneindia","20 Gennaio 2017","2017-01-25 12:28:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Modi_money-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Modi_money-300x150.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Modi_money-300x150.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Modi_money-768x384.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Modi_money.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'azzardo indiano: demonetizzare un'economia di sussistenza",1484928625,[270,271,272],"http://radioblackout.org/tag/caste/","http://radioblackout.org/tag/demonetizzare/","http://radioblackout.org/tag/india-nazionalista-di-modi/",[274,25,14],"caste",{"post_content":276},{"matched_tokens":277,"snippet":278,"value":279},[76],"con quelli finanziari, ammantati di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark> tra caste, con episodi che","Lo scorso 8 novembre più di un miliardo di cittadini indiani ha ricevuto un’amara sorpresa quando il primo ministro Narendra Modi ha annunciato con un messaggio alla nazione la demonetizzazione delle rupie, diventate dal giorno alla notte «nient’altro che carta straccia». L’improvvisa e insolita decisione del governo, ufficialmente intesa a combatere corruzione e denaro sporco e denaro “sporco”, ha eliminato definitivamente le banconote da 500 e 1000 rupie (corrispondenti a poco meno di 7 e 14 euro, i tagli di maggior valore in un paese povero come l’India). 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I testi “preparatori”, scritti, si presume, di getto e con rabbia iconoclasta, non divennero mai un testo definitivo e compiuto. L’apparente delirio cui si abbandona Artaud non è solo frutto di una volontà rivoltosa contro tutte le tradizioni e le condizioni che viveva nel suo presente, ma anche il prodotto di una lucida ambizione di rovesciare, in termini sbeffeggianti, alcuni elementi storico-semantici. È noto che “cristo” dal greco Χριστός, significa “unto”. Secondo la tradizione gli eletti venivano definiti “unti”. Artaud rovescia questa interpretazione pseudostoriografica e semantica. La beffa giunge al massimo quando Artaud parla della più “untuosa storia di culattone”: il senso di “unto” viene stravolto, rovesciato. Ma non si pensi a un qualche atteggiamento moralistico di Artaud verso la sodomia o la coprofilia. Non è certo nel suo stile né nel suo pensiero. Il gusto sommo è quello di ribaltare la morale cristiana corrente, colpire la mistificazione mitologico-ecclesiastica più che non la divinità in quanto tale, cui Artaud ha sempre dato una dimensione differente, legata all’eccesso umano e a una sorta di mistica pagana o panteistica.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 16 ore 08,30 – Dai monti del Kurdistan pt.1 29 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nChiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 17 ore 08,30 – Ghigliottina - Estrattivismo subacqueo 25 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGHIGLIOTTINA: Pesci lanterna, ruspe e trivelle ventimila leghe sotto i mari\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 08,30 – Racconti ovali 3 36 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. 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Padre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 21,00 – Padre Ubu - Ubu incatenato 23minuti [C'hai le storie, Radio Blackout]:\r\n\r\nPadre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca (l’affermazione borghese in francia del XIXsecolo) e, al contempo, di scardinare i pilastri del teatro ottocentesco per dare il via, o quantomeno l’ispirazione, a nuove correnti artistiche come il teatro dell’assurdo e il surrealismo.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 09,30 – Migrazione e intolleranze U.Eco, musicata 60 minuti [Radio Blackout, Penny-Kella]: Una lettura musicata di una piccola raccolta di scritti e interventi di umberto eco. alcuni risalgono a piu’ di vent’anni fa ma ci invitano a riflettere su temi ancora piu’ che mai attuali al giorno d’oggi\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 20,00 – Droga e guerra 51 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 21,30 – Urban jungle - Dj Subumano mix 61 minuti [Dj Subumano]:\r\n\r\nDa un antro della giungla urbana ritorna il DJ subumano: senza peli sulla lingua ma coi peli sul petto: back to the monkey age: juke tribale, breakbeat tossico e dubstep pitecantropico: ATTENZIONE: il mix è pieno di edit a cura del vostro primate. Non avere paura, anche tu discendi da una scimmia.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 20 ore 10,00 – Trash Panda QC - A mix benefit Radio Blackout 62 minuti [Trash Panda QC, Radio Blackout]: Trash Panda QC è un produttore, dj e performer americano che prima pubblicava con il suo vero nome Peter Seligman e talvolta come metà del duo noise enn {kdog. Pur prendendo influenza dalle classiche melodie rave, dalle frange più amichevoli della musica noise e dalla costruzione ritmica del footwork, la sua musica è un viaggio nell’ignoto digitale, caratterizzato da ritmi in costante mutamento, cambiamenti cognitivamente dissonanti, e molti strani rumori di uccelli EDM.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 20 ore 13,00 – Non siamo razzisti sono loro che sono neomelodici 5/3/2024 49 minuti [Radio Neanderthal]: Puntata del 5 marzo 2024 del programma \"Non siamo razzisti sono loro che sono neomelodici\" con approfondimenti sul teatro di Enzo Moscato e sul chitarrista funk Peppino Brio\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 20 ore 18,30 – Ancient lights: racconto horror di A. Blackwood 17 minuti [Radio Blackout]: Racconto horror del diciannovesimo secolo, ambientati in oscure foreste che si ribellano verso gli umani che le vogliono distruggere o controllare","15 Aprile 2025","2025-04-23 11:13:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 14 al 20 Aprile 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30 ore 13,30 - Racconti ovali 2 34 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nIncontriamo il leggendario gesto di William Webb Ellis che diede origine al gioco del Rugby, la storia e le difficoltà della prima giovane giocatrice Emily Valentine e le vicende contemporanee del grande arbitro Nigel Owens, primo sportivo di alto livello nel mondo ovale ad aver fatto coming out del proprio essere gay.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Racconti-ovali2_34.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 1 ore 12,30 - La coscienza di Isabella 4 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/La-coscienza-di-Isabella_4.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nMercoledì 2 ore 8,30 - La casa del nulla 14 minuti [Porfido]:\r\n\r\nAlcune lettrici di Porfido hanno letto alcuni estratti dal libro La casa del nulla di Giuliano Naria e Rosella Simone.\r\n\r\nPubblicato per la prima volta a metà degli anni ottanta da Tullio Pironti, e riproposto in una versione ridotta nel 1997 con il titolo “I duri”, il testo ha avuto, come i suoi autori, diverse vicissitudini, ma rimane un testo fondamentale per capire gli anni settanta-ottanta e conserva ancora oggi una freschezza narrativa inossidabile.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/La-casa-del-nulla_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 2 ore 16 - Psychotronic Radio vol.7 41 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\nSpeciale Doris Wishman\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/PSYCHOTRONIC-RADIO-VOL.-7_41.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 3 ore 8,30 - Trade unionists for Palestine 18 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nIntervista realizzata tra il 27 aprile e il 13 maggio 2024 dalla redazione di Frittura mista alias radio fabbrica con Paddy Gibson esponente di Trade Unionists for Palestine (Sydney). Unione di lavoratori e sindacati, che a difesa del popolo palestinese contro gli attacchi militari israeliani, organizza blocchi di armi in partenza o transito dai porti australiani verso Israele, oltre a vari eventi di informazione e protesta.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Trade-unionists-for-Palestine_18.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 4 ore 8,30 - Alfredo Bandelli 27 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn approfondimento musicato sulla vita e le opere di un cantautore che con la sua voce e la sua chitarra ha raccontato dall’interno, un mondo fatto di militanza, contestazioni del periodo d’oro della lotta di classe in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Alfredo-Bandelli-vibrazioni-sonore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 5 ore 9,30 - Non siamo razzisti sono loro che sono neomelodici 5/3/2024 46 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nPuntata del 5 marzo 2024 del programma \"Non siamo razzisti sono loro che sono neomelodici\" con approfondimenti sul teatro di Enzo Moscato e sul chitarrista funk Peppino Brio\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Non-siamo-razzisti-sono-loro-che-sono-neomelodici-5marzo24_46.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 5 ore 20 - Migrazione e intolleranze U.Eco, musicata 59 minuti [Radio Blackout, Penny kella]:\r\n\r\nUna lettura musicata di una piccola raccolta di scritti e interventi di umberto eco. alcuni risalgono a piu’ di vent’anni fa ma ci invitano a riflettere su temi ancora piu’ che mai attuali al giorno d’oggi\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Migrazione-e-intolleranze-U.Eco-musicata_59.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 5 ore 23,30 - Dan Hekate - Short sets benefit RBO 97 minuti [Dan Hekate, Radio Blackout]:\r\n\r\nQui sopra trovate i migliori mixati di Dan Hekate a sostegno di Radio Blackout.\r\nDan è un incredibile personaggio che ha legato le sorti della “scena” rave diy allo sviluppo di una cultura anti-istituzionale legata all’autoproduzione musicale ed all’autogestione degli spazi liberati.\r\nProduce una musica elettronica deviata, spezzata e talvolta rumorosa che deriva da versioni alterate della techno, della jungle e della d’n’b ma le influenze di questo suono multistrato lambiscono spesso territori industrial e noise.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Dan-Hekate-Shorts-sets-benefit-RBO_97.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 29 ore 9 - Pasta Fissan - White Bantu benefit RBO 50 minuti [Pasta Fisan, Radio Blackout]:\r\n\r\nPasta Fissan è una combinazione di menti avariate che portano la verità al livello della brutale percussione.\r\n\r\nReleased October 9, 3048\r\n\r\n[audio 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\r\n\r\n\r\n\r\nMartedì 4 ore 12,30 - Rote Zora 17 minuti [Porfido]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Rote-Zora_17.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 5 ore 8,30 - Come ci beviamo il mondo 33 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nQuanta acqua si consuma scaricando un film?\r\nQuanto costa l’acqua all’inizio della catena finanziaria che specula sulla sete?\r\nCosa sono i waterfutures?\r\nA queste e ad altre domande prova a rispondere Daniele Ratti – con cui avevamo già parlato tempo fa di finanziarizzazione della terra – passato recentemente a trovarci per registrare una breve panoramica sull’acqua e sulle molteplici forme della sua “incendiaria” mercificazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Acqua-Daniele-Ratti_33.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nGiovedì 6 ore 8,30 - Claudio Lavazza 14 minuti [Porfido]:\r\n\r\nNelle vostre cuffiette, camerette e balconi, gli audiocapitoli di Porfido. Oggi Pestifera la mia vita, autobiografia di Claudio Lavazza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Claudio-Lavazza_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nVenerdì 7 ore 8,30 - Racconti ovali 3 35 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. Dal vivaio della quale emerge Ivan Francescato, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Racconti-ovali3_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nVenerdì 7 ore 13,30 - Speciale Lou Reed 39 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]:\r\n\r\nSpeciale su Lou Reed, con interviste tratte da trasmissioni radio e televisive.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Speciale-Lou-Reed_40.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nSabato 8 ore 9,30 - Migrazione e intolleranze U.Eco, musicata 59 minuti [Radio Blackout, Penny-Kella]:\r\n\r\nUna lettura musicata di una piccola raccolta di scritti e interventi di umberto eco. alcuni risalgono a piu’ di vent’anni fa ma ci invitano a riflettere su temi ancora piu’ che mai attuali al giorno d’oggi\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BLACKHOLE-INTOLLERANTI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nSabato 8 ore 20 - Free and Easy del 12.05.2024 73 minuti [Patryck Albert, Ouest Track Radio]:\r\n\r\n....into ... , Keith Richard , Wylde Tryfles , Lords of Gravity , Dogs , Who , King Wizzard , 1313 Mockingbird Lane , Rollin' Stones , Pirates , Haunted , Mickey Finn , Beach Boys , Unclaimed , Standells , Psych-Out , Synapses , Iron Butterfly , Psychedelic Symphony , M.T. & the Trees , Sorrows , Steppenwolf .... Do what you want honey ... it's may !\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Easy-and-Free-12.05.2024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\nDomenica 9 ore 10 - Andrea Santalusia presenta Alnitak 52 minuti [Radio Blackout, Radio Bizarre]:\r\n\r\nIntervista registrata il 3 dicembre 2023 già andata in onda in due parti all’interno di due puntate di radio Bizarre.\r\n\r\nSi tratta di una lunga chiaccherata con Andrea Santalucia cantante, autrice, producer tra le esponenti più interessanti della ribollente scena Sevillana che dedica la sua ricerca a recuperare radici profonde della tradizione Andalusa rielaborando sofisticate riflessioni attraverso l’uso della sua voce preziosa, della sua perizia come producer e con il contributo di prestigiosi featuring.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Andrea-Santalusia-presenta-Alnitak_52.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","3 Giugno 2024","2024-06-09 18:19:55","Black Holes dal 3 al 9 giugno 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ogni venerdì, il 6 gennaio siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 01 06 anarres1\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres2\r\n\r\n \r\n\r\n2017 01 06 anarres3\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\n\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba, un articolo di di Marcelo “Liberato” Salinas dell’Avana sugli scenari dopo la morte di Fidel Castro\r\n\r\n \r\n\r\nL’export italiano di armi, un business che non conosce crisi. Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.","12 Gennaio 2017","2018-10-17 22:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/1430732397_451849184-200x110.jpg","Anarres del 6 gennaio. 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Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark>, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. 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A Torino, tra le città più inquinate d’Italia, il problema è reale. L’aria che respiriamo è avvelenata da traffico automobilistico, emissioni venefiche delle fabbriche, inceneritore spara diossina. La vicenda Eternit ci ricorda che industriali e governanti sono disposti a sacrificare la vita di migliaia di persone pur di fare profitti.\r\n\r\nIn questa città altrettanto reale è la condizione di povertà e precarietà di chi vive segregato nei cosiddetti “campi nomadi” e per sopravvivere è costretto a svolgere attività lavorative sotto-costo, tra cui la rottamazione del rame rivenduto per pochi euro ai grossisti, i soli a trarne ampi guadagni.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Cecilia, attivista antirazzista, che ben conosce la realtà del campo di Lungo Stura Lazio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015.02 06 cecilia rom\r\n\r\nLa questione ha radici lontane. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale lo Stato italiano ha imposto a Rom e Sinti sfuggiti alle persecuzioni nazifasciste la collocazione in “campi di transito”. Nel tempo questi campi sono diventati l’unico orizzonte, sia pur precario, per queste persone. Luoghi dove si è realizzato un vero apartheid, ghetti dove la precarizzazione abitativa, lavorativa, esistenziale si è istituzionalizzata.\r\nSu Rom e Sinti la destra xenofoba e razzista ha speculato e continua a speculare, indicandoli come responsabili dei problemi degli “italiani” delle periferie, fomentando odio e guerra tra poveri. L’altra faccia della medaglia sono i lauti profitti incamerati da chi, tra appalti e mazzette, gestisce i campi nomadi. La cosiddetta sinistra ha fatto le stesse politiche. A Roma l’inchiesta Mafia Capitale ha rivelato l’accordo tra il fascista Carminati e certe cooperative sociali targate PD per dividersi la torta della gestione dei campi.\r\nA Torino negli ultimi anni vi sono stati gravissimi episodi di intolleranza verso individui e gruppi rom: dal rogo doloso del campo di via Vistrorio del 2007, al pogrom della Continassa del 9 dicembre 2011, svoltosi al termine di una manifestazione alla quale parteciparono anche esponenti del PD. L’anno successivo, l’area della Continassa fu svenduta dal comune di Torino alla Juventus per costruirvi sede direzionale, campi di allenamento, palazzi etc…\r\nLo scorso autunno Forza Nuova ha promosso a Mirafiori, in via Artom, manifestazioni contro famiglie rom, profughe di guerra in Bosnia, stanziate al parco Colonnetti.\r\nDi recente le istituzioni cittadine hanno iniziato a parlare di “superamento” dei campi nomadi. In realtà non è in programma alcuna soluzione duratura affinché chi è costretto a vivere in un ghetto possa trovare una casa e vivere senza controlli né tutele. Da un anno il comune ha avviato lo “svuotamento condiviso” (cioè sgombero) del campo di Lungo Stura Lazio, attraverso rimpatri assistiti o ricollocazione delle famiglie in situazioni di “housing sociale temporaneo”. Chi vive in questi luoghi è sottoposto a regole da collegio infantile, indice del razzismo di chi identifica “l’emersione dai campi” con una “missione civilizzatrice”. Tra due anni chi non potrà pagare affitti esosi sarà rigettato in strada, mentre chi non rientra nel progetto finirà in strada già a metà marzo, quando lo sgombero sarà terminato.\r\nQuesta situazione assicura profitti alla cordata di enti che hanno vinto l’appalto milionario per Lungo Stura: Valdocco, Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, AIZO, oltre alla Croce Rossa che prende quasi 400.000 euro solo per presidiare le aree sgomberate!\r\nIl ciclo campi-sgomberi-social housing è un business che garantisce profitti sicuri ai soliti noti. Nel 2008 un gruppo di famiglie del campo di via Germagnano si era trovato da solo una risposta al bisogno abitativo, occupando uno stabile in via Pisa, ma dopo pochi giorni fu sgomberato dalla polizia e riportato al campo. All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! Casa per tutti e tutte!\r\n\r\n\r\n\r\npunto info antirazzista\r\nTorino lunedì 9 febbraio dalle 17\r\nvia Garibaldi / p. za Palazzo di Città\r\ngattonerogattorosso@inventati.org","6 Febbraio 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/casa-per-tutti-200x110.jpg","Chi specula sui rom a Torino?",1423242735,[1369,1370,1371,1372,1373,1374],"http://radioblackout.org/tag/chi-specula-sui-rom/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/social-housing/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[1376,1377,1378,1379,1380,1381],"chi specula sui rom?","lungo stura lazio","rom","social housing","torino","via germagnano",{"post_content":1383},{"matched_tokens":1384,"snippet":1385,"value":1386},[76],"sono stati gravissimi episodi di \u003Cmark>intolleranza\u003C/mark> verso individui e gruppi rom:","Il 9 febbraio in centro a Torino è in programma una manifestazione indetta da vari comitati di “cittadini” per tutelare la “nostra salute” e i “nostri diritti” dai “fumi provenienti dai campi nomadi”. 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