Scarpino, impianto di conferimento ad alta incidenza mafiosa
Scritto dainfosu 11 Luglio 2013
Ovvero traffico di rifiuti nel Ponente ligure.
Non è congelato l’inceneritore di Scarpino… semplicemente non hanno i soldi, ma poi li trovano con la nuova tassa sui rifiuti, che è triplicata: quindi glieli diamo noi i soldi per danneggiare la salute, le falde, il mare… il livello di vita.
Scarpino è una diga di rifiuti nell’avvallo di due montagne, la seconda più grande discarica d’Italia dopo Malagrotta, mezzo milione di metri cubi… a due passi dal mare, dove finisce tutto il dilavamento, a ogni pioggia che scava la dag di rifiuti dell’Amiu, una spa controllata al 100% dal comune di Genova (anzi, una “in house” che fornisce servizi di pubblica utilità, che tratta materiali pericolosi per l’ambiente e la comunità), in attesa di essere privatizzata dai soliti e a favore dei soliti: Iren, Chiamparino, Italimpianti, Burlando, Unieco… la cui forza sono i contratti riservati che non si riesce mai a visionare e consentono di acquisire rifiuti da ogni parte d’Italia, in modo omertoso
Dal 1968 a a oggi vi sono stati conferiti almeno 30 milioni di tonnellate di rifiuti. E nefandezze di ogni tipo sono sprofondate in quel mare di rifiuti… e finora il gassificatore è già approvato e hanno già speso 3 milioni e mezzo per il progetto di polo tecnologico e un altro milione per la valutazione di impatto ambientale… il coordinatore della lista per Burlando ha già proposto altri 5 inceneritori sparpagliati da Ventimiglia a La Spezia… ce n’è per tutti.
Abbiamo chiamato Felice Airoldi, portavoce del “Comitato per Scarpino” e di quei Cittadini del ponente che da anni lottano per difendere la salute di tutti contro la devastazione del territorio, in particolar modo, per una gestione corretta della discarica di Scarpino e contro l’abominio dell’incenerimento rifiuti… sono ancora peggio degli inceneritori; lo abbiamo chiamato perché il Comitato che lo vede protagonista lotta contro l’inceneritore e contro la discarica da anni, ha perso amici carissimi in quella discarica (per subappalti di subappalti…) e a lui è stata comminata una sanzione civile che prima era pari a 250 000 euro, poi – bontà loro – ridotta a 10 000; tutto perché voleva vedere cosa portavano in discarica, voleva essere informato di cosa capitava a due passi da casa e da dove provenivano e di che natura fossero quelle “merci” e lo ha chiesto con toni un po’ vivaci attraverso mail e siti di lotta. Prontamente denunciato per lesa immagine, non potendo negare le sue ricostruzioni, lo hanno censurato nella forma.
Ma non è ancora quello il punto che fa indignare Felice (e anche noi): «Volevo che mi fosse riconosciuto un sano principio di critica. E questo dovrebbe funzionare per il Tav, per la Gronda, per il Terzo Valico e per tutte queste cose qui»: bisogna condividere le lotte comuni, ma è difficile mettere insieme tutte le lotte: solo la gente che vive “lì” può fermarli.