Tunisia: elezioni e repressione II

Scritto dasu 9 Ottobre 2024

Il tasso di partecipazione alle elezioni tunisine della scorsa domenica è stato del 27% confermando Kais Saied come presidente della Tunisia con 90, 7% dei voti. Il risultato non è per nulla sorprendente: Saied partecipava contro due candidati che non avevano alcuna possibilità di vincere e la campagna elettorale è stata caratterizzata da brogli e abusi di potere. L’opposizione sarebbe stata rappresentata da Ayachi Zammel, un imprenditore agricolo che a settembre è stato condannato per frode in un processo che molti ritengono politicamente motivato. Dal carcere, Zammel non ha potuto fare campagna elettorale. C’è stata una manifestazione lo scorso venerdì 4 ottobre, meno partecipata delle precedenti, anche perché il movimento contro Saied è diviso. La repressione, come abbiamo già raccontato (https://radioblackout.org/2024/09/la-tunisia-verso-le-elezioni-fra-repressione-del-dissenso-e-finanziamenti-ue/), non colpisce tanto durante le manifestazioni, ma è quotidiana e strisciante: chi partecipa alle manifestazioni o chi manifesta il proprio dissenso è osservat*, ripres* e registrat* dalla polizia, in seguito subisce, a diversi livelli, misure repressive. C’è stata, però,  una manifestazione il 7 ottobre per la Palestina con un episodio degno di nota: un gruppo dei manifestanti per la Palestina si è recato davanti all’ambasciata francese e lì è stato caricato e violentemente represso. Contro coloro che si sono resi protagonisti di questi fatti, dal giorno dopo è partita una campagna di arresti.

Si constata un timore crescente e nelle prossime settimane sarà sempre più difficile cercare di opporsi alle politiche e alla stretta repressiva di Saied.

Abbiamo raggiunto al telefono dalla Tunisia, Matteo Garavoglia, giornalista freelance del Centro di giornalismo permanente

 


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