Bastioni di Orione 10/02/2022

 

Bastioni di Orione in questa puntata approfondisce i risvolti della rivolta dei camionisti canadesi e lo facciamo  con una voce nota della radio quella di Heather che dal Canada ci racconta della natura di questa protesta egemonizzata da elementi  dell’ultradestra ,con consistenti finanziamenti e sostegni anche da influenti politici statunitensi,le difficoltà di Trudeau a gestire la situazione ,la reazione delle persone che subiscono i disagi della rumorosa protesta ,il  diffuso sentimento  di rifiuto delle restrizioni imposte dal governo che non trova un veicolo di  espressione diverso da quello del “freedom Convoy”,la complicità della polizia con la protesta dei  camionisti .

 

 

Afffrontiamo con Arianna Poletti ricercatrice che vive a Tunisi le recenti evoluzioni della crisi istituzionale in Tunisia dopo lo scioglimento del Consiglio nazionale della magistratura da parte del presidente Kais Saied ,continua lo smantellamento dei  contrappesi al potere presidenziale dopo la dissoluzione per decreto del parlamento il 25 luglio scorso  ,ci si  interroga sulla natura del progetto  populista di Saied ,con riferimento anche all’esperienza libica , con la nostra interlocutrice inoltre approfondiamo  lo stato della sinistra tunisina ,la effervescenza della società civile ,la recessione economica e l’inflazione che colpisce la popolazione tunisina .

 

 

 

Infine parliamo con Diego Battistessa esperto di Latinoamerica  delle conseguenze dei  devastanti disastri ambientali che si sono succeduti in Ecuador e Perù , la situazione di devastazione di un area protetta all’interno della selva amazzonica ecuadoriana ad 80 km dalla capitale a causa della rottura di un oleodotto della OCP Ecuador ,che aveva negato la gravità del danno ma smentita dai video  pubblicati dalle organizzazioni indigene ,le conseguenze sull’approvvigionamento  idrico di  almeno 60000 abitanti indigeni della zona poichè lo sversamento  ha raggiunto importanti corsi d’acqua ,e poi l’ancor piu’ grave perdita in mare  di migliaia di fusti di petrolio  a largo delle  coste peruviane ,con gravi responsabiltà della multinazionale spagnola Repsol che in un primo momento ha cercato di minimizzare  l’entità del danno ,le conseguenze politiche del disastro con la richiesta da parte del governo peruviano  di sanzioni esemplari e le proteste della popolazione della zona che vive prevalentemente di pesca, rimasta senza mezzi di sostentamento .

 




Radio Blackout 105.25

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