BASTIONI DI ORIONE 29/02/2024-CONGO ORIENTALE GOMA TREMA -TRANSNISTRIA SCHEGGE POST SOVIETICHE-CINA L’ECONOMIA RALLENTA .

Bastioni di Orione torna sulla situazione del Kivu nel Congo orientale ,dove gli scontri tra i ribelli del movimento M23 e le forze armate congolesi sostenuti dai volontari “wazalendos” si fanno sempre piu’ aspri. I ribelli M23 sostenuti dal Ruanda (lo dice anche l’ONU con tanto di foto satellitari) sono ormai alle porte di Goma capoluogo della regione ,gettando nel panico gli abitanti che cercano di fuggire e i profughi provenienti dalle altre regioni colpite dalla guerra. La crisi umanitaria si fa sempre piu’ grave secondo il  Displacement Tracking Matrix dell’Organizzazione Internazionale Migrazioni, l’Oim, il 14 febbraio attorno alla città sono state stimate 1.659.000 persone sfollate ,l’ultimo rapporto rilasciato da Ocha (Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari) qualche giorno fa, parla di 25,4 milioni di persone in uno stato di bisogno, numeri difficili da ritrovare in altre crisi.

Le armi utilizzate in questa guerra sono estremamente moderne e letati ,con Giovanni Carbone profondo conoscitore dell’area parliamo anche delle cause del conflitto e della stratificazione complessa di dinamiche che risalgono a contrapposizioni etniche ,spesso indotte da agenti esterni ,appetiti delle potenze regionali e non solo verso le immense risorse minerarie ,la difficoltà del governo centrale di  Kinshasa nel controllare e amministrare la remota regione .

 

 

 

Con Carlo Policano che vive da anni in Moldavia parliamo della situazione di tensione tra la Moldavia e la repubblica della Transnistria , una regione filorussa che formalmente fa parte della Moldavia ma da tempo si proclama indipendente, poichè il parlamento di Tiraspol  ha chiesto al governo russo di mettere in atto alcune misure, non specificate, per «proteggere» la regione dalle «crescenti pressioni» ricevute dal governo moldavo.  Nel suo discorso Vadim Krasnoselsky, il presidente autoproclamato della Transnistria, ha sostenuto che gli oltre 220mila cittadini russi che vivono nella regione potrebbero essere vittime di discriminazioni  da parte della Moldavia.

La Transnistria è una sottile striscia di terra, lunga 400 chilometri e in cui vivono circa 470mila persone. Confina con la Moldavia, di cui formalmente fa parte, e con l’Ucraina: non condivide invece alcun confine territoriale con la Russia, da cui anzi dista centinaia di chilometri. La Moldavia però non ha reale controllo su questa sua regione separatista, che ha un suo governo e una sua valuta, il rublo transnistriano, fortemente dipendente economicamente da Mosca, che ad esempio gli fornisce gas gratuito, ha un’economia che si basa sull’industria pesante e sui molteplici traffici, ma il tenore di vita resta molto basso. Una buona parte della popolazione parla russo, nella regione si usa l’alfabeto cirillico e le trasmissioni televisive sono dominate dai media russi filogovernativi, dal 1992 in Transnistria sono anche presenti circa 1.500 soldati russi, presentati come una forza di peacekeeping .

L’economia della regione è stata messa in ulteriore difficoltà a causa della decisione della Moldavia di introdurre a partire dallo scorso gennaio, alcuni dazi doganali sulle merci importate in Transnistria: finora la regione era stata esentata dal pagamento di alcune tasse, ma ora il regime fiscale per le operazioni di import ed export è stato equiparato a quello già da tempo in vigore per le aziende moldave. La decisione è stata molto criticata dal governo della Transnistria e secondo alcuni analisti sarrebe uno dei motivi principali che avrebbero spinto il governo locale a chiedere aiuto alla Russia.

 

 

 

Infine con Sabrina Moles di China files affrontiamo una  serie di questioni relative al quadro economico del Giappone ,che sembra uscito dallo stato di stagnazione dopo le politiche espansive di Abe ma che ancora ha difficoltà nonostante la crescita dell’indice Nikkei , la proiezione cinese verso l’Artico dove la concorrenza per il controllo delle rotte si fa sempre piu’ serrata ,la situazione economica cinese e del settore immobiliare  dopo il mancato pagamento degli interessi su un obbligazione in dollari HK del colosso Country Garden , lo scontento dei piccoli  investitori per i mancati guadagni del mercato finanziario cinese che si  riflette anche sul consenso verso il partito ,la mutata strategia della Cina riguardo la “Belt and road initiative ” e il confronto con altre iniziative occidentali di costituire corridoi alternativi a quello cinese.

 

 




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