BASTIONI DI ORIONE 7/12/2023-GUYANA ESEQUIBO IL KLONDIKE DI MADURO-LA GUERRA E’IL FINE CORSA DI UN SISTEMA IN PREDA ALLE CONVULSIONI ?-IL FALLIMENTO DEL PROGETTO EGEMONICO DEGLI U.S.A. E LA FRAMMENTAZIONE MULTIPOLARE.

Bastioni di Orione in questa puntata si occupa dell’esito del referendum che si è tenuto in Venezuela il 3 dicembre scorso sul contenzioso per il possesso della Guyana Esequibo ,ricco territorio confinante con il Venezuela che Caracas rivendica storicamente,ne parliamo con Andrea Cegna redattore di Radio onda d’urto che ha seguito la questione . Nella Guyana Esequiba oltre i  giacimenti  di petrolio ci sono anche importanti riserve di oro, diamanti, ferro e altri minerali preziosi, è un territorio scarsamente popolato ma molto ricco e interessante per le mire del capitalismo estrattivo, tanto che una delle maggiori fonti di ricchezza della Guyana è la miniera Omai che tra il 1993 e il 2005 ha garantito l’estrazione di oltre 100mila chilogrammi d’oro.L’Esequibo, attualmente amministrato dalla Guyana, ha una superficie di 160mila chilometri quadrati, che corrispondono a due terzi del territorio del paese. Ma il Venezuela sostiene che il fiume Esequibo, nella parte est della regione, costituisca il confine naturale tra i due paesi fin dal 1777, la disputa si è intensificata dopo che nel 2015 l’azienda petrolifera statunitense ExxonMobil ha scoperto alcuni giacimenti di petrolio al largo delle coste della regione. Il referendum organizzato dal Venezuela prevede il rifiuto della sentenza del tribunale arbitrale del 1899 e la concessione della nazionalità venezuelana agli abitanti dell’Esequibo.

 

 

 

 

Con Antonio Mazzeo parliamo della pericolosa tendenza all’aumento della produzione di armi e la subordinazione alle esigenze dell’apparato militare industriale della classe politica europea ,che con le dichiarazioni dei ministri della difesa italiano e tedesco invita a prepararsi alla guerra per non parlare delle recenti dichiarazioni di Biden che evoca uno scontro militare diretto con la Russia.

Questa tendenza alla guerra è strettamente intrecciata con gli interessi del complesso militare industriale che condiziona sempre piu’ pesantemente le scelte dei governi ,alimentando guerre infinite al fine di generare sempre più profitti e facendo gonfiare in maniera smisurata il budget della difesa a detrimento delle spese sociali. La ricaduta dal punto di vista occupazionale e di crescita di questo settore che in Italia corrisponde appena allo 0.5 % del PIl sono praticamente nulle ,mentre è sproporzionata l’influenza sulle scelte che riguardano l’allocazione delle risorse. Il complesso militare industriale ingloba anche la ricerca e condiziona il flusso di finanziamenti pubblici verso progetti con finalità militari .

 

 

 

 

Infine con Stefano Capello proviamo ad unire i punti delle varie guerre in corso per delineare un quadro d’insieme che ci conduce alla constatazione del fallimento del progetto egemonico degli Stati Uniti elaborato da vari think tank neoconservatori alla fine degli anni’90 noto come PNAC (Project for the New American Century).

Si sta creando una fase nuova a seguito della rottura dell’apparente equilibrio post guerra fredda con l’emersione di altri soggetti e un bipolarismo fra diseguali poichè la potenza egemone in declino mantiene ancora una supremazia militare . Nelle guerre che segnano questa frammentazione si fanno spazio attori non statali che rivendicano visibilità e controllo sui territori ,si verifica l’implosione di un modello di entità statale che non corriponde piu’ alle esigenze delle borghesie che concorrono alla corsa per l’accaparramento delle risorse. La guerra diventa in questa fase la risposta alla crisi strutturale del sistema di accumulazione capitalista in un vortice di brutalità che rischia di sconvolgere gli equilibri mondiali.

 

 




Radio Blackout 105.25

One station against the nation

Current track
TITLE
ARTIST