4 ottobre: assemblea nazionale contro lo Sblocca Italia ad Ancona

Scritto dasu 2 Ottobre 2015

Dieci regioni italiane hanno bocciato la politica energetica del governo e indicono il referendum popolare contro le trivellazioni dei mari italiani. Sei i quesiti depositati alla Corte di Cassazione. Tra le norme contestate il decreto Sblocca Italia che «svende l’ambiente» alle lobby del petrolio. Entro un anno la decisione dei giudici… ma le trivellazioni dovrebbero iniziare prima!

Oltre un referendum che si annuncia come inutile, le popolazioni in movimento dell’Adriatico hanno indetto per questa domenica ad Ancona un’assemblea nazionale contro lo Sblocca Italia e le grandi opere.

Ascolta l’intervista con Augusto De Santics del coordinamento

NoOmbrina

Il documento di convocazione:

ANCONA 4 OTTOBRE ASSEMBLEA NAZIONALE

COMITATI ASSOCIAZIONI MOVIMENTI A CONFRONTO
CONTRO SBLOCCA ITALIA E GRANDI OPERE
PER LA NOSTRA TERRA, PER IL NOSTRO MARE, LA DEMOCRAZIA

DOMENICA 4 OTTOBRE ANCONA FORTE DEI PIRATI VIA SCRIMA 13

Ci siamo lasciati per rivederci presto, dopo il Festival a Trivelle Zero tenutosi a San Vito Chietino lo scorso agosto a cui hanno partecipato molte realtà da 15 regioni.
Lo abbiamo fatto constatando l’esigenza di un’assemblea che sia nazionale nel senso della ricomposizione volontaria di forze protagoniste delle lotte territoriali.
Partendo dalle movimentazioni che si stanno dando sulle questioni più specifiche delle trivellazioni e dello Sblocca Italia, ma declinandole anche in una ottica più allargata, sulla scorta passata e presente delle resistenze alle grandi opere, e nell’invito allargato a tutte quelle vertenze territoriali sparse e forse anche confinate nei limiti dei giardini precostituiti da altri.
Movimenti e questioni che a nostro avviso ci pare limitativo etichettare solo come “ambientalisti”, ma che interrogano simultaneamente l’esigenza di democrazia e partecipazione reali, di ripensamento delle forme del lavoro, di difesa delle strutture economiche e sociali legate e frutto delle esperienze territoriali.
E quindi No Ombrina e Trivelle Zero, insieme ai NO tav della Valsusa e a No Grandi Navi veneti, e il coordinamento comitati ambientalisti Lombardia, i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona, V Forum Friuli, il Forum Acqua, i NoTRIV di Potenza, gli StopBiocidio, e tanti altri ancora…

Fedeli quindi a questa atipicità che spinge a liberarci da facili etichettature proponiamo di iniziare a pensare e praticare uno scenario nazionale che sia da subito connessione anche con altre lotte: Lavoro, scuola, beni comuni, privatizzazioni…
Nel generalizzarsi delle politiche di “devastazione e saccheggio”, dallo Sblocca Italia alla Buona Scuola, al Jobs Act alle riforme costituzionali, non ci si può perdere in discussioni che attentano alla stessa coesione dei movimenti. Le strade per resistere sono tante e possono essere sperimentate e praticate tutte, è importante però che si creino i tempi e le condizioni giuste affinché tutte le azioni che mettiamo in campo siano efficaci e in sincronia tra loro.
Si dibatte sulla questione del referendum. Emergono da più parti perplessità poiché si sottovaluta un aspetto fondamentale, quello del quorum. Non dimentichiamo il risultato positivo del referendum sull’acqua, che molti di noi hanno vissuto in prima persona, che continua ancor oggi a essere oggetto di numerosi attacchi e proprio per questo non si è dispiegato in tutta la sua efficacia originaria. Il referendum non può essere inteso come momento meramente informativo, piuttosto sarebbe meglio agire nei territori per prepararli a livello sociale e culturale per poter poi eventualmente pensare anche ad iniziative di questo tipo. E in questo senso, per avere successo in iniziative referendarie e per dare loro un significato più ampio di generale opposizione all’ideologia liberista su cui si fondano gli atti del Governo, è fondamentale allargare la questione anche alla “Buona scuola” e al “Jobs act”. In ogni caso una vittoria referendaria può ottenere formalmente il cambiamento di una legge, che può però rischiare di rimanere anche lettera morta o momento di resistenza simbolico e non di costruzione di modelli alternativi, in assenza di una continua e generalizzata movimentazione sociale anche a posteriori.

Anche perchè siamo di fronte ad una deriva autoritaria delle politiche di Governo, che stanno completamente ignorando il volere e il dissenso diffuso in tantissimi territori, dalle province alle metropoli. Nelle decisioni di Governo emerge addirittura una totale esclusione anche di quelle regioni che avevano posto delle questioni a livello nazionale.
Le questioni della deriva petrolifera, delle grandi opere e in generale dei processi devastanti attivati e/o esacerbati dallo Sblocca Italia, come ad esempio la questione degli inceneritori promossi con l’Art.35 del decreto, hanno ormai una dimensione che tocca quasi tutte le regioni.

Dobbiamo ribaltare questa situazione, valorizzare le ricchezze di quanto si produce nei territori e non lasciarle isolate e se stesse , schiacciate dalle proprie vertenze territoriali.
Dobbiamo avanzare e costituire, non tanto o non solo coordinamenti, ma anche e soprattutto campagne.
C’è urgenza di forte concretezza e dell’assunzione di consapevolezza che se non lo facciamo noi, nessun altro lofarà…


Radio Blackout 105.25

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