BASTIONI DI ORIONE 09/10/2025 – UNO SGUARDO PREOCCUPATO ALLA SVOLTA NAZIONALISTA GIAPPONESE COME ANTIDOTO ALLA STAGNAZIONE ECONOMICA E UN’IMMERSIONE IN UNA NARRAZIONE ALTERNATIVA ALLA PROPAGANDA BELLICA PRO UCRAINA DELL’UNIONE EUROPEA

Nella consueta indifferenza dell’informazione occidentale il partito al potere in Giappone dal dopoguerra a oggi si è adeguato al vento di destra imposto dal trumpismo, preparando il nazionalismo nipponico al suo ruolo al centro del fronte del Pacifico nel prossimo conflitto: la premier in pectore è Takaichi Sanae, creatura di Taro Aso, ipermilitarista conservatrice. Marco Zappa ci ha illuminato sulla situazione politica ed economica del Paese del Sol Levante.
Abbiamo poi aperto i microfoni alle lucide analisi di Francesco Dall’Aglio a partire dal “drone che si aggira per l’Europa” con l’intento di finanziare eserciti a detrimento del welfare, così abbiamo avuto modo di inquadrare strategie contrapposte, mezzi militari a disposizione, tattiche di guerra ed economiche nel quadrante dell’Europa orientale,
Tutto inizia il 2 settembre quando il premier Ishiba Shigeru non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nell’anniversario del 2 settembre 1945, come invece tradizione vuole ogni 10 anni facciano i premier nipponici eredi della sconfitta e vittime della bomb. La scelta non è sua, ma dell’ala ultraconservatrice del partito di governo che vuole mettere fine alla diplomazia delle scuse e rivendicare il nazionalismo degli invasati alla Mishima. Ecco Marco Zappa individua Taro Aso come anima di quel sovranismo, il grande vecchio dell’orgoglio militar-imperiale che prende le fattezze di Takaichi Sanae, una futura premier che ha l’abitudine di frequentare i santuari shintoisti dei fanatici revisionisti di Hiro Hito, come Yasukuni.
In realtà la fine di Ishiba, di origini umili e considerato ostile – o almeno alieno – dai poteri forti della finanza nipponica, era nell’aria da mesi. Il colpo finale lo hanno sferrato i dazi trumpiani di luglio, ma le strategie economiche – lontane dalla Abenomics di nuovo in auge – erano nel mirino delle lobbies da tempo.
Allora attraverso l’economia si spiegano molte “scelte” dettate dalle diverse anime del partito stato che governa il Giappone dal 1945, il Partito liberal democratico. Al momento i prezzi al consumo sono aumentati, difficile rimettere in carreggiata il sistema economico; inoltre è cambiato il governatore della Bank of Japan, che ha improntato la dirigenza in senso meno espansiva, per favorire una ripresa che non è alle viste attraverso stimolo fiscale e politiche monetarie accomodanti, cavalli di battaglia di Abe, il modello di Takaichi, che vuole rilanciare il Giappone secondo la potenza militare del Sol Levante. Alla faccia di costituzione pacifista e rinuncia alla guerra.
Il fulcro è dunque il superamento dell’articolo 9 della Costituzione, quello pacifista imposto alla fine della Seconda guerra mondiale, aggirato da decreti che allargano lo spettro della difesa da fantasmatici attacchi; intanto l’impegno nell’ambito industriale bellico vede da tempo Tokyo protagonista nella costruzione di macchine belliche a cominciare dal GCAP, il caccia-stealth di sesta generazione in joint-venture con Leonardo e Bae. Queste posizioni guerrafondaie provengono sia da pressioni esterne, sia interne, nonostante apparentemente permanga la facciata pacifista, che si scontra con il disimpegno statunitense dalla difesa dell’arcipelago giapponese e di lì passerebbe la prima linea di Taiwan, con cui ci sono partnership fondamentali.
La crisi di partecipazione politica sta dando ampio spazio alle sette religiose e con questo si torna alle esibizioni sciovinistico-religiose della premier in pectore
I russi stanno maturando esperienza e competenze nel combattimento reale da ormai tre anni, mentre la bellicosa Europa orfana dell’assistenza militare statunitense ,non conosce più la realtà del conflitto bellico sul campo. La strategia russa si fonda sul paziente logoramento del nemico, sulla distruzione sistematica del potenziale economico ed umano dell’Ucraina ,consapevoli i russi della scarsa propensione degli europei a spendere risorse che forse neanche hanno nel buco nero di una guerra senza fine. L’abbandono dei territori occupati non è preso nemmeno in considerazione dalla leadership russa perchè quei territori servono per mettere in sicurezza la Crimea e creare un cuscinetto protettivo. Nei territori occupati dai russi non risulta che ci sia un opposizione all’occupazione ,perché gli irriducibili sono andati via dal 2014 ed ormai queste terre non si puo’piu’dire che siano ucraine essendosi spopolate dagli abitanti non russofoni .Il dato di realtà contrasta con la propaganda bellica che racconta di una restituzione dei territori occupati all’Ucraina.
La richiesta dei missili Tomahawk e la risposta ambigua di Trump potrebbe essere un espediente per alzare la posta in campo diplomatico ,questi missili che verrebbero maneggiati da personale statunitense sono probabilmente l’ultimo mezzo di escalation prima dell’intervento diretto, infatti i russi hanno risposto mettendo in discussione la qualità dei rapporti con gli Stati Uniti. Questa minaccia dei Tomahawk è la prova della fine degli espedienti diplomatici frutto anche della consapevolezza della crisi dell’alleato ucraino. Questi missili che possono anche essere armati con ogive nucleari sono un armanento riservato per gli Stati Uniti e per un gruppo ristretto di alleati ,la concessione all’Ucraina potrebbe quindi alterare certi equilibri anche all’interno dell’Alleanza atlantica.
L’Europa senza gli USA non è una potenza militare ,non è più strategica e gli americani non vogliono più investire nella sua difesa. Fare dell’Europa una potenza militare serve solo ad ingrassare il complesso millitare industriale americano, presentare la Russia come nemico esistenziale è funzionale a giustificare una spesa imprecisata in armamenti per difendere l’Europa da una ipotetica invasione . L’Europa ha appaltato la sua sicurezza agli Stati Uniti permettendosi investimenti in altri settori come il welfare in quanto durante la guerra fredda il controllo dell’Europa era fondamentale per gli U.SA. All’epoca l’Europa era il continente dove si produceva e c’era la ricchezza ,le produzioni industriali non erano ancora delocalizzate in Asia .Dopo la fine della guerra fredda l’Europa è diventata strategicamente irrilevante ,per questo gli Stati Uniti si stanno disimpegnando ,la guerra fredda si sposta nell’Indo Pacifico,la scarsa centralità europea comporta che la guerra ucraina sia percepita dal resto del mondo come una guerra regionale mentre per l’apparato mediatico propagandistico è diventata uno spartiacque di civiltà.
Di questi temi abbiamo parlato in questa puntata di Bastioni di Orione con Francesco Dall’Aglio , specialista di strategia e storico dell’Europa orientale.