Circuiti scoperti. 30 anni di non musica. Borbetomagus
Ummagumma e Brian Eno digeriti e cacati, nebulizzati con lacerti metallici e polveri nocive.
Poteva essere musica da dimenticare, partorita da instabili in un sottoscala qualsiasi, invece ha spalancato le porte dell’inferno alle “non musiche”, per sempre. Chiunque abbia smanettato un oscillatore o semplicemente percosso furiosamente un oggetto per tirarci fuori qualsiasi suono, deve un penny a questi signori.
Umano, troppo umano, l’universo di Borbetomagus ha preso piede come un virus, stratificandosi layer su layer, anno dopo anno. O schifato come un malato di ebola oppure considerato un classico al pari di Beethoven. Senza compromessi o mezze misure. D’altronde questa non è musica: te ne accorgi dal fatto che dopo 30 anni, scordature e stridori restano ancora insuperabili; per crudezza, realismo, incontaminata passione verso il delirio sonico. Insuperabili per potenza fondativa. Chiunque abbia smanettato un oscillatore, o semplicemente percosso furiosamente un oggetto per tirarci fuori qualsiasi suono, deve un penny a questi signori che ci hanno emancipati dalle musiche qualsiasi.
Ma guai a chiamarlo rumore. Una serrata orchestrazione “avantgarde” di tipo cameristico, regge l’impalcatura la sei corde terribile di Donald Miller, mentre nastri manipolati, seghe metalliche, sbarre magnetiche, echi, squassi vocali fanno da sottofondo per le manovre nel buio Dei sax di Dietric e Sauter.
Come i Throbbing Gristle con la musica industriale inglese, così i Borbetomagus con il free. Nulla è ad appannaggio del caso in una zona grigia dove vengono testate le capacità uditive dell’essere umano attraverso bolge di suoni casuali d’intensita’ lancinante. Quella di Borbetomagus, nonostante il suo voler essere terminale, definitiva, insuperabile, come ha scritto qualcuno “mostra una sua progressione logica” seppur con enfasi feroce e barbara propedeutica a barriti spaventosi stridori spasmodici. Perchè credete che la vita vera ve la possano raccontare i cantautori?
Un calcio in culo alle buone maniere.