Caccia grossa, piccolo bottino – 22.09.2023

Tutto Squat - Giornale Malandrino

 

“Il numero di cinghiali morti nei territori del Piemonte e della Liguria continua a crescere in modo allarmante. La situazione si sta aggravando, e finora le misure adottate si sono dimostrate inefficaci nel contrastare l’epidemia.”

Comincia così l’intervista al professor Andrea Mazzatenta, esperto in neurofisiologia presso il Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e docente di Psicobiologia e Psicologia Animale presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, è uno dei pochi specialisti in Italia a sostenere che l’approccio basato sull’abbattimento dei cinghiali e sull’uso di reti per limitarne la corsa durante le battute di caccia sia una strategia inefficace nel contrastare l’epidemia di peste suina.

Le reti utilizzate in Liguria all’inizio dell’anno scorso per isolare le aree infette non hanno dato i risultati sperati. Inoltre, affidarsi al volontariato dei cacciatori per individuare e recuperare i cadaveri dei cinghiali morti si è rivelato un approccio poco strategico. Quanto alle battute di caccia, esse non hanno contribuito in modo significativo a ridurre il numero complessivo di cinghiali sul territorio, nonostante l’aumento delle catture negli ultimi anni.

Secondo il Professor Mazzatenta, il cinghiale è un animale territorialmente stabile e poco prolifico. I branchi sono costituiti da pochi esemplari che tendono a rimanere nelle loro zone. La riproduzione avviene principalmente tra la femmina più anziana (la matrona) e il maschio dominante, entrambi poco fertili. Questo sistema di riproduzione limita l’espansione della popolazione. Tuttavia, durante le campagne di caccia per combattere la peste suina, si crea caos. Molti cinghiali vengono uccisi, ma quelli che sfuggono alla cattura formano nuovi gruppi, spesso senza maschio alfa e matrona, e ciò porta a una proliferazione incontrollata. Questi gruppi si spostano verso le zone abitate, alla ricerca di cibo nei cassonetti dei rifiuti e nelle discariche, poiché non hanno imparato a procurarsi il cibo nei boschi.

Il Professor Mazzatenta sostiene che la strategia di abbattere le matrone e i maschi per aumentare il numero complessivo di cinghiali è controproducente. La caccia avviata un anno fa per debellare l’epidemia di peste suina è fallita, espandendo solo l’area colpita e aumentando il numero di carcasse di animali trovate nei boschi.

Quindi, qual è la soluzione? Secondo il Professor Mazzatenta, in Italia, la soluzione è quella di non cacciare i cinghiali e attendere che l’epidemia segua il suo corso, poiché spesso, ma non sempre, i cinghiali muoiono entro circa 15 giorni dal contagio. Lasciandoli in pace, i cinghiali diventano stanziali e l’invecchiamento della popolazione contribuisce a ridurre la loro prolificità e, di conseguenza, il loro numero complessivo. La caccia indiscriminata tramite battute non è efficace, a meno che non si riesca a eliminare tutti i cinghiali, il che è praticamente impossibile sul nostro territorio.

 

La trasmissione continua sullo stesso argomento con una diretta telefonica con Angela del santuario Grugno clandestino, attivista che ha vissuto in prima persona le vicende legate a un altro santuario, Progetto Cuori Liberi, e la dura repressione subita dagli animali umani e non umani che vivono questo luogo.

 

Continuano gli appuntamenti con Mario Beiletti e i suoi racconti sulla resistenza, in particolare del capo partigiano Piero Piero in val Chiusella e e chiudiamo la trasmissione con ulteriori notizie dal mondo squatter e la resistenza del Prinz al tentativo di sgombero del giardino boscoso.

 

Selezione musicale a cura di Miss Fra e Mr. Kang, riascoltabile qui

 

Tutto squat, il giornale malandrino del 22 settembre 2023

 




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