95 anni fa, l’assassinio di Rosa e Karl
La sera del 15 Gennaio 1919 verso le nove Karl Liebknecht, rampollo di Wilhelm, uno dei fondatori della socialdemocrazia tedesca nel 1875, e Rosa Luxembourg, entrambi dirigenti del Partito Comunista Tedesco-Lega di Spartaco, vennero arrestati insieme a Wilhelm Pieck nel loro ultimo rifugio berlinese da un drappello di soldati sotto il comando del sottotenente Lindner e dell’albergatore Mehring, membro del consiglio dei cittadini di Wilmersdorf, i quali erano tutti facenti parte dei famigerati Freikorps, le squadre paramilitari controrivoluzionarie guidate dal Ministro tedesco della Difesa, il socialdemocratico Gustav Noske.
Gli arrestati dapprima dettero delle false generalità, ma vennero comunque segnalati da una spia che aveva saputo conquistare la fiducia di Liebknecht. Quest’ultimo venne inizialmente portato al quartier generale del consiglio dei cittadini e poi all’hotel Eden. Qui fu presto raggiunto da Rosa Luxembourg e da Pieck accompagnati da una grossa scorta militare.
All’hotel Eden l’assassinio di Rosa Luxembourg e di Karl Liebknecht era già stato deciso e organizzato sotto il comando del capitano Pabst. Al suo arrivo Liebknecht ricevette due colpi alla testa con il calcio di un fucile. Semisvenuto, venne trascinato fuori dalla macchina e, scortato da sei uomini armati venne portato un poco più in là. Dopo pochi passi, col pretesto che avesse cercato di fuggire, il rivoluzionario venne liquidato sul posto. Il cadavere del comunista venne portato ad un pronto soccorso e consegnato come cadavere di uno “sconosciuto”.
Poco dopo Liebknecht, Rosa Luxembourg venne condotta fuori dall’albergo dal tenente Vogel. Davanti all’uscita aspettava Runge, non ancora sazio, il quale aveva avuto il comando di abbattere Rosa Luxembourg: con due colpi di calcio di fucile le fracassò il cranio.
Più morta che viva, la rivoluzionaria venne gettata su una macchina. Alcuni ufficiali balzarono sull’automezzo. Uno di essi la colpì ancora e reiteratamente con il calcio del fucile. Infine il tenente Vogel la uccise con un colpo di pistola al cervello.
Il suo cadavere venne portato al Tiergarten e qui, per ordine di Vogel, venne gettata dal ponte Liechtenstein nel canale Landwehr. Soltanto nel Maggio 1919 esso ricomparve a riva.
Questa la cronaca del drammatico duplice assassinio. Ricordare Rosa Luxembourg significa ricordare una grande rivoluzionaria ma anche un periodo gravido di conseguenze; significa ricordare il canto ultimo di una classe operaia capace di esprimere un proprio sogno: la costruzione di un mondo diverso, senza sfruttatori e senza dominio.
Molti, a nostro avviso a ragione, hanno visto l’omicidio di Rosa e Karl come la fine di ogni possibilità realmente rivoluzionaria in Germania. Cioè l’interrompersi di uno storico processo di auto-educazione della classe operaia tedesca incentrato su un discorso reale, vivo, operante, di autonomia. Una classe operaia capace di una peculiare, irriducibile, visione del mondo. Non è un caso che una delle sfide decisive lanciate dal partito nazionalsocialista alla classe operaia tedesca e alle sue organizzazioni consisterà in una marcia che si porterà sino sotto la casa di Karl Liebnekht. Era il 22 gennaio del 1936. Le organizzazioni comuniste e socialiste non seppero dare una risposta adeguata. Molti proclami ma nessuna capacità concreta di agire e di rispondere a quella provocazione. Il 30 gennaio Hitler era cancelliere del Reich. La storia è poi nota.
Abbiamo approfittato di questa ricorrenza per fare, insieme a Massimo Cappitti, studioso attento e profondo delle tematiche luxembourghiane, qualche considerazione sull’attualità della riflessione luxembourghiana, in particolare rispetto alle problematiche trattate nella “Accumulazione del Capitale” e ne “La rivoluzione russa” e “La tragedia russa”.