Diamo i numeri. Le cifre della povertà
La materialità dello sfruttamento, il peggioramento delle condizioni di vita, la fatica della vita quotidiana non abbiamo bisogno di farcela raccontare da nessun sociologo.
Tuttavia le cifre fornite da alcuni rapporti – quello dell’OCSE sull’occupazione, quello dell’Istat sulla povertà e quello del Ministero del lavoro sull’immigrazione – ci aiutano a fotografare con il grand’angolo la realtà che ci circonda. E, che, secondo le ricette della governance transnazionale e dei governi, è modificabile solo rafforzando le politiche che hanno provocato il disastro odierno. Riduzione della spesa pubblica – ma non di quella militare – polverizzazione dei diritti di chi lavora, sostegno all’impresa.
Ovviamente non possiamo che essere d’accordo. Finché l’orizzonte politico e culturale resta quello del capitalismo, più o meno accudito dalle tenere ed armate mani dello Stato, è difficile che la prospettiva si modifichi. Sebbene i riformisti si attacchino al mantra del rilancio del welfare per rianimare l’esausta domanda interna, questa prospettiva appare del tutto inadeguata ai ritmi della roulette russa innescata dalla finanziarizzazione dell’economia.
La domanda vera è una sola: l’orizzonte disegnato dal capitalismo è davvero l’unico possibile?
Con l’aiuto di Francesco abbiamo provato a districarci tra le cifre e le analisi fornite dagli statistici e, insieme, provare a pensare – nell’esodo e nel conflitto – le prospettive dell’oltre.
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2013 07 19 carlizza rapporti