frittura mista|radio fabbrica 25/01/2022
Per il primo collegamento abbiamo avuto il privilegio di farci trasportatori della viva testimonianza di Peppe, che con gli altri suoi colleghi riders, era a parlarci al telefono, direttamente dagli uffici del Glovo Market. Infatti in questo mini hub di via Maria Ausiliatrice a Torino, tra gli svariati aperti ultimamente in tutta Italia, si trovano anche le persone dietro all’algoritmo della piattaforma ed è contro di loro che i fattorini hanno deciso di alzare i toni. Contro chi continua ad ignorarli quando chiedono indennizzi per i costi di manutenzione dei loro mezzi, o che finiscano i disagi provocati dagli applicativi di riconoscimento facciale e tutta un’altra serie di necessità dei lavoratori, che Glovo continua a rinviare e poi a lasciar cadere nel dimenticatoio. Questa volta si è strappata la promessa di una mail ufficiale di risposta sulle questioni poste dai presidianti del Glovo Market, sicuramente solo un piccolo passo di una continua lotta che sta vedendo fermento da vari fronti e contro varie piattoforme delle consegne a domicilio.
Buon ascolto
Il secondo approfondimento lo abbiamo affrontato in compagnia del nostro affezionato collaboratore Enrico Riboni, che ha prodotto il testo introduttivo qui di seguito, agli argomenti di cui ci parlerà in questa intervista che ha il suo focus centrale nella scelta da parte di Francia ed Italia di coinvolgere gli investimenti per la transizione ecologica anche su questa nociva forma di energia.
“Ma come si è permesso il rappresentate dell’Italia nella Commissione Europea di approvare l’introduzione del nucleare nella “transizione ecologica” (sic).
Come si è permesso il rappresentante di un paese che non ha centrali nucleari e il cui popolo ha votato per due volte un referendum che vieta la costruzione di centrali nucleari sul suo suolo, e anche l’utilizzo di corrente elettrica di origine nucleare, di contraddire la volontà di un popolo.
Come si permette quell’ignorante del ministro alla trasformazione ecologica, Cingolani, di proporre l’introduzione del nucleare, che è probabilmente la cosa più antiecologica (e antidemocratica) che l’essere umano ha potuto creare.
Si parlo bene di antidemocratica perché se la democrazia è governo del popolo, se democrazia è una trasparenza delle scelte politiche e il diritto all’informazione, mai come sulla questione del nucleare questi due elementi della democrazia sono stati violati.
L’esempio della Francia con i suoi 56 reattori e il 85% dell’elettricità prodotta con il nucleare ne sono un esempio edificante.
Questa scelta economica e di società, (perché di fatto il nucleare ha irrigato tutta la vita di questo paese aldilà del semplice problema energetico) si è fatta e continua a farsi da più di 60 anni senza che una sola volta il parlamento si sia espresso su questa scelta del nucleare.
Altro esempio, se l’estrazione e il trasporto di gas o petrolio hanno provocato disastri ecologici e migliaia di morti, documentati almeno in parte dai media, stranamente nessun incidente di trasporto, a livello mondiale, è stato riportato dai mezzi d’informazione, durante questi oltre 60 anni di attività delle centrali nucleari, come se l’uranio sorgesse direttamente dal sottosuolo delle centrali.
Certo due incidenti prima in Unione Sovietica poi in Giappone che hanno provocato morti sono stati documentati dai media e se ne è parlato per mesi, ma a parte questo il nucleare sembra un mondo di bambole.
Della città decimata nel nord del Niger per l’inquinamento provocato dalla vicina miniera di uranio, ( ciò’ che spiega anche la presenza “umanitaria” senza fine della missione militare francese in quella zona), gestita da una società francese, chi ne ha parlato?
Chi ne ha parlato delle decine di morti nei primi anni 60 alla Hag dove nel 1958 fu costruita la prima fabbrica di decontaminazione dell’uranio, sotto statuto militare, che provocò perfino una rivolta della città con tanto di sciopero generale.
Chi parla delle decine di morti nel tentativo di mettere in produzione la prima centrale nucleare a Brennilis in Bretagnare che malgrado due tentativi di metterla in produzione e tre anni di lavori di riparazione non ha mai funzionato e fu abbandonata li come una bottiglia vuota al margine del mare, che ha contaminato per chilometri di mare e di territorio, e che la demolizione costa cifre spaventose, mezzo miliardo di euro, dopo due anni di demolizione per togliere semplicemente 10 centimetri di cemento contaminato dalle installazioni della centrale, senza che si incominciasse la demolizione del reattore, come documentato da un rapporto della Corte dei Conti francese.
Chi parla delle migliaia di tonnellate d’acqua contaminata al trizio che ogni settimana sono versate nei fiumi francesi e che gli abitanti, a monte di questi 56 reattori nucleari, si bevono ogni giorno come un piccolo veleno. Non c’è poi da sorprendersi che per esempio una città come Avignone, che ha a monte una dozzina di reattori nucleari e una mezza dozzina di fabbriche di condizionamento e di primo trattamento del combustibile nucleare, sia fra le città di Francia con più casi di tumori all’anno.
Questi non solo alcuni minuscoli esempi di molteplici incidenti taciuti dai media, i due articoli che seguono che riguardano una sola Centrale possono dare l’idea della nocività di un tale sistema.
Un’ultima osservazione a riguardo della dichiarazione di Salvini sul costo dell’elettricità in Francia, se è vero che la bolletta è un po’ meno salata a parità di consumo, va anche detto che nel prezzo dell’elettricità non è inserito il costo di demolizione e decontaminazione delle dette Centrali, che come abbiamo visto sopra è stratosferico ed è pagato dalle imposte al quale per essere onesti andrebbero aggiunti i costi di mantenimento della presenza militare francese in Africa, in difesa delle miniere d’uranio.”
Oltre all’audio dell’intervista fatta ad Enrico Riboni, vi alleghiamo due articoli che lui stesso ha tradotto dal sito d’informazione francese “Mediapart”
Buon ascolto
Centrale nucleare di Tricastin
Centrale nucleare di Tricastin_2
Ci stiamo trovando troppo spesso ultimamente a parlare di violenze che vengono consumate sul luogo di lavoro, vessazioni da parte di responsabili, aggressioni contro chi mette in piedi un pichetto, piuttosto che veri e propri “incidenti” mortali, avvenuti in Piemonte come in tutta la penisola. Oggi in Italia si torna a parlare di alternanza scuola/lavoro. Come spessissimo accade in questo paese se ne parla a tragedia avvenuta. Lorenzo Parelli, studente di 18 anni è morto l’ultimo giorno di PCTO (percorsi sull’acquisizione di competenze trasversali e sull’orientamento) schiacciato da una putrella. Come sempre in questi casi mandiamo dai microfoni di radio blackout un forte abbraccio ai cari della vittima e alla comunità che lo piange. E come sempre in questi casi, invitiamo a riflettere e a reagire dioi questi veri e propri attacchi da parte di chi è responsabile della mattanza di lavoratori e da oggi anche di studenti: la classe padronale.
Appunto parlando di reazioni, per questo terzo approfondimento, abbiamo intervistato Ludovica, studentessa del collettivo OSA di Roma per raccontarci un po’ il suo punto di vista su questi percorsi di alternanza scuola lavoro e su come sia lo stato dell’arte sull’opposizione da parte degli studenti organizzati a questi percorsi. Inoltre ci riporterà la testimonianza della repressione ricevuta nell’ultima mobilitazione da loro lanciata dopo la morte di Lorenzo Parelli e rilancerà i prossimi appuntamenti di questo percorso di lotta che da parte del loro collettivo mira alla totale abolizione dei percorsi obbligatori di alternanza scuola/lavoro.
Buon ascolto