frittura mista|radio fabbrica 27/05/2025

Il primo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di
Ernesto Slai Cobas Taranto sulla affert che il governo stava trattato
ovvero quella degli azeri di Baku Steel che sembra sia naufragata durante
l’incontro di martedì scorso. Ernesto ci ha spiegato che alla trattativa
di martedì diverse centinaia di opera* si sono concentrati sotto la
direzione dove si doveva seguire in diretta dell’incontro a roma con
governo e sindacati che non è mai partita. La reazione operaia non ha
fatto attenersi infatti tutti i presenti hanno occupato la via appia
antistante. Qui potete ascoltare le reazioni concitate operaie registrate
durante l’occupazione:

 

L’incontro é stato sospeso e rinviato a questa settimana, mostra le
difficoltà evidenti di governo e sindacati su cui pesa anche la
mobilitazione che hanno messo in campo a Taranto gli opera* una
ricetta/dinamica su cui bisogna insistere e su cui si lavorerà cavalcando
il momento di cessione di classe.
Buon ascolto

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Il secondo approfondimento ha riguardato il referendum dell’ 8 e 9 giugno. In particolare abbiamo approfondito i quattro quesiti riguardati il lavoro, grazie all’ analisi di Mattia Solari della Cub di Milano. È emersa un’analisi interessante che seppur ponendo la valenza di un avanzamento dei diritti dei lavoratori, pone delle critiche sia nel merito dei quesiti, sia nel metodo contestuale di questo referendum. Il primo quesito, seppur abolendo il job act, non riattiva le tutele dell’ art.18, ma quelle delle tutele flessibili della Fornero. Il secondo quesito rimette all’ arbitrio dei giudici l’indennizzo per l’eventuale licenziamento per le aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Il terzo quesito, eliminerebbe il sistema dei contratti a termine “acausali”, ma li rimanda alle fattispecie della CCNL. Ricordiamo che al momento esistono centinaia di contratti “pirata” e filo aziendali tali da porre una ulteriore giungla per questa materia. Sul quarto quesito invece ci si trova d’accordo in quanto finalmente estende la responsabilità del committente, appaltante lavori o servizi, per i danni derivanti dagli infortuni e malattie professionali. Infine esiste una questione di metodo politico. In una fase in cui le promesse di rivolta sindacale della CGIL non hanno prodotto nessun reale conflitto nei luoghi di lavoro, questo referendum rischia solo di normalizzare le lotte. La speranza rimane in un uso tattico del referendum per porre ulteriori rivendicazioni nei luoghi di lavoro.

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Il terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Alberto Russo
dell’ ANLM (Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione) manutentore che
lavora in RFI (Rete Ferroviaria Italiana) sullo sciopero del 3 giugno 2025:
SCIOPERO della Manutenzione Infrastruttura contro l’Accordo del 10
Gennaio e contro la Privatizzazione. In un comunicato dell’assemblea si
legge:
“Dopo l’illusione che il rinnovo del CCNL potesse correggere il tiro
rispetto al peso di una riorganizzazione che sta schiacciando i manutentori
oramai da un anno, per capirlo basta leggerlo, occorre ribadire che non
basterà un pessimo rinnovo contrattuale a normalizzarci.
Da tutte le parti ci spiegano in tutti i modi possibili che ci conviene
rassegnarci, che accettare questo processo distruttivo è l’unica cosa da
fare, e questo sta generando molta confusione. Per questo occorre ripartire
dai fatti.
Il 3 Giugno, in occasione dello sciopero, anziché un presidio abbiamo
ritenuto più utile che i manutentori delle DOIT firmatarie e non, si
confrontino sugli effetti della riorganizzazione. Sgomberiamo il campo
dalle menzogne che ci rifilano tutti i giorni, perché sarà il modo
migliore per farci sentire.
Abbiamo ancora molto da fare, e siamo determinati a farlo, convinti che
tutti insieme possiamo farcela.
Ci vediamo il 3 giugno alle ore 10, alla Sala Gialla del DLF di Bologna.
Faremo circolare una piantina (nel PDF da scaricare qui sotto) con tutte le
indicazioni necessarie. Sarà un momento importante. Adesso tocca a noi!”
Buon ascolto

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